Cresce il mercato della smart city in Italia

Ecco i dati elaborati dall’Osservatorio dedicato del Politecnico di Milano.

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Foto Pixabay

Le tecnologie volte a rendere le città più “intelligenti” si stanno diffondendo rapidamente nel nostro Paese. Nel 2022, il mercato delle smart cities in Italia è cresciuto del 23 per cento rispetto al 2021, toccando quota 900 milioni di euro anche grazie ai fondi del PNRR. È quanto emerge dall’ultima ricerca dell’Osservatorio Smart City della School of Management del Politecnico di Milano, presentata il 3 maggio in occasione di un convegno sul tema.

Fra le applicazioni che hanno contribuito maggiormente alla crescita del mercato ci sono quelle nell’ambito dell’illuminazione pubblica (24 per cento), della smart mobility (21 per cento), dello smart metering e smart building (12 per cento). È in aumento anche la domanda di soluzioni legate alla gestione delle comunità energetiche rinnovabili.

Tanti i progetti dei Comuni italiani

“Le tecnologie smart applicate al trasporto e all’energia rivoluzioneranno nei prossimi anni le nostre città. Molti dei Comuni italiani hanno già compreso le potenzialità di questa rivoluzione e hanno iniziato ad introdurre progetti specifici”, ha dichiarato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Smart City. Il 39 per cento dei Comuni al di sopra dei 15mila abitanti ha avviato almeno un progetto legato alle tecnologie smart nel 2022; percentuale che sale al 21 per cento se si considerano anche quelli più piccoli. L’89 per cento delle amministrazioni afferma di voler continuare a investire in simili iniziative, legate specialmente agli edifici, alla mobilità e al turismo. Rimane stabile al 60 per cento la fetta di Comuni che utilizza i dati generati dai diversi applicativi.

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Restano alcune barriere da superare

Si tratta di dati molto positivi, ma c’è margine di miglioramento: “I risultati indicano che il valore della smart city è percepito solo nel momento in cui si implementano le soluzioni, mentre è più difficile coglierne il potenziale a priori. È fondamentale dunque intervenire per rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’avvio di progettualità da parte delle amministrazioni”, ha commentato Salvadori.

Secondo il ricercatore Matteo Risi, serve prima di tutto un importante lavoro di sensibilizzazione: “Spesso si nota una scarsa consapevolezza rispetto alle vere potenzialità delle tecnologie, con molti Comuni che sono convinti di adottare applicazioni ‘smart’, quando in realtà sono fermi a un livello ancora superficiale di innovazione. Per liberare il potenziale dei progetti di smart city è necessario, dunque, sviluppare innanzitutto una cultura dell’innovazione che permetta di identificarne tutti i vantaggi”.

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Smart city, le opportunità derivanti dal PNRR

I cittadini stessi sono convinti che si possa fare di più. Secondo l’indagine svolta in collaborazione con BVA Doxa, il 65 per cento degli intervistati ha sentito parlare di smart cities, ma il 64 per cento le vede ancora come qualcosa di futuristico. Soltanto l’11 per cento esprime un parere pienamente positivo sulle misure implementate finora.

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In quest’ottica, i 17 miliardi di euro messi a disposizione dal PNRR avranno davvero l’opportunità di fare la differenza, ma solo se i sindaci sapranno gestire le risorse in modo coscienzioso. “Una possibile soluzione per accompagnare le amministrazioni verso una profonda trasformazione urbana è quella di dare loro supporto in tutte le fasi degli investimenti del PNRR: dall’identificazione delle procedure alla scrittura dei bandi, dal raggiungimento degli obiettivi fino alla gestione della manutenzione di quanto introdotto. È necessario fornire servizi di consulenza, linee guida e contatti di riferimento che possano identificare e risolvere le problematiche e i rallentamenti delle PA”, ha concluso Luca Gastaldi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Smart City.

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