Digitali sostenibili e inconsapevoli, il quadro dei giovani europei

L'indagine a cura della Fondazione per la sostenibilità digitale e la EY Foundation Onlus, in occasione dell’anniversario di 10 anni di quest'ultima.

Il digitale deve essere sostenibile come ogni attività della società, ma può diventare uno strumento di sostenibilità lui stesso? Secondo la Fondazione per la sostenibilità digitale sì, ma è necessario cominciare a guardare a questo strumento come tale e sopratutto aumentarne le competenze in merito.

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Per dirla con le parole del presidente della Fondazione Stefano Epifani:“esiste una discrasia tra azioni concrete e percepito della sostenibilità”. Per questo la Fondazione attraverso l’Osservatorio sta portando avanti diverse indagini mettendo in relazione diversi target: giovani, adulti e percezione dei giovani in diverse nazioni.

“Parlare di digitale sostenibile è un errore” sottolinea Epifani prima di presentare i risultati dell’indagine “prende in considerazione solo metà del problema, cioè che il digitale ‘non debba fare danni’. Il nostro obiettivo sarà provare a cambiare impostazione e far si che oltre che sostenibile, il digitale diventi uno strumento della sostenibilità. Per farlo è necessario comprendere come i diversi elementi della società impattano tra di loro”.

Il focus sui giovani nello specifico, presentato ieri 6 marzo all’Ara Pacis di Roma, nasce da una collaborazione tra la Fondazione e la EY Foundation Onlus, in occasione dell’anniversario di 10 anni di quest’ultima. L’indagine valuta il  ruolo della tecnologia come strumento di sostenibilità nella percezione dei giovani della Generazione Z (tra i 16 e i 24 anni) di alcune nazioni europee (Italia, Spagna, Polonia, Germania e Francia).

L’indagine sui giovani e la percezione dei digitali sostenibili inconsapevoli

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I Giovani in Europa

L’Osservatorio lavora su tre livelli”, spiega Epifani “consapevolezza, competenza e comportamenti”. L’indagine presentata prende in considerazione un target di giovani tra i 16 e i 24 anni in Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna. Nel complesso l’obiettivo è di declinare il digital sustainability index su un campione di giovani, così da comprendere cosa pensano e cosa sanno i giovani sulla sostenibilità e digitale.

Il quadro che ne emerge è una popolazione che guarda alla sostenibilità con scarsa competenza. Sopratutto la correlazione tra chi è digitale e chi no segue anche il trend di chi è più consapevole a livello sostenibile. In pratica la conoscenza digitale porta anche una conoscenza della sostenibilità.

Un dato che però va contro a quanto emerge rispetto la percezione del rischio del cambiamento climatico. Difatti la maggioranza dei giovani, sopratutto di Francia e Germania, non considerano una priorità il contrasto dei cambiamenti climatici.  

Dato contrastante con la precedente indagine realizzata su un target adulto da cui invece emerge che l’ambiente è una priorità per il 71% degli intervistati, rispetto al 60% dei giovani.

Di fatto emerge che non c’è correlazione tra visione ideologica e immagine concreta, né nei giovani né negli adulti. Ed emerge anche che chi ha meno infrastrutture digitali ne comprende meglio le potenzialità. Non a caso l’Italia è in testa alla classifica delle nazioni in cui la sensibilità giovanile verso la sostenibilità digitale è più alta (37%), seguita da Spagna (34%), Polonia (26%), Germania (18%) e Francia (14%), con una quota di donne più alta che in altri Paesi.

Un quadro che evidenzia un ampio campo di attività in cui comportamenti e ideologie possono trovare un piano di dialogo e crescita per diventare davvero sostenibili.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.