Ruolo cruciale della finanza contro la crisi climatica. Il rapporto AR6

Le tempestive riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici intermedi restano comunque troppo prossime al pericoloso "punto di non ritorno di 1,5°C". 

Le emissioni globali tra il 2010 e il 2019 sono state più alte di qualsiasi altro decennio della storia umana. Sono circa 3,5 miliardi le persone che vivono in contesti altamente vulnerabili al cambiamento climatico. Le politiche attuali sono insufficienti rispetto al raggiungimento di questi obiettivi, nonostante siano disponibili numerose soluzioni economicamente vantaggiose.

Questo quanto emerge dal nuovo rapporto scientifico AR6 sul clima del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (IPCC) delle Nazioni Unite prodotto lo scorso 19 marzo.

Il Sesto Rapporto Sintetico di Valutazione dell’IPCC (AR6) sottolinea come le tempestive riduzioni delle emissioni necessarie per raggiungere gli obiettivi climatici intermedi restano comunque troppo prossime al pericoloso “punto di non ritorno di 1,5°C”. 

“Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili”, ha sottolineato Aditi Mukherji, uno dei 93 autori del Rapporto di sintesi.

Alcuni punti evidenziati dal rapporto AR6

Il rapporto di sintesi di AR6 ha una struttura rinnovata rispetto al precedente. E’ pensata e realizzata per favorire l’integrazione tra i diversi gruppi di lavoro e per riuscire a coprire analisi che riguardano il passato e il presente, proiezioni future di cambiamenti climatici fino al 2100 e oltre, un focus sul momento attuale delle politiche climatiche e il periodo di tempo che ci separa dalla finestra temporale 2030-40.

  • Il rapporto inoltre evidenzia come siano state identificate soluzioni in ogni settore per dimezzare le emissioni entro il 2030, in linea con un percorso che limiti il riscaldamento globale a 1,5°C
  • Il costo delle energie rinnovabili, come l’eolico e il solare, è sceso fino all’85% nell’ultimo decennio.
  • La conservazione della natura favorisce la resilienza dell’ecosistema, compresa la necessità di conservare dal 30% al 50% della superficie terrestre, dell’acqua dolce e degli oceani per mantenere la resilienza della biodiversità e dei servizi ecosistemici su scala globale.

Una risposta alla crisi climatica è possibile e vantaggiosa per tutti

L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le
perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più
ampi“, ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee. “Questo Rapporto
di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti“.

Tra i primi vantaggi la salute delle persone. Il rapporto AR6 ha stimato che con il solo miglioramento della qualità dell’aria, i benefici economici per la salute delle persone sarebbero uguali, e forse anche superiori, ai costi per ridurre o evitare le emissioni.

Le aree urbane sono un’opportunità su scala globale per effettuare un’azione ambiziosa sul clima e sullo sviluppo sostenibile.

E’ necessario garantire una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% del suolo terrestre, delle acque dolci e dell’oceano per avere un pianeta e suoi abitanti sani.

La soluzione sta in uno sviluppo resiliente al clima, ma questo diventa più difficile ad ogni aumento di grado di temperatura.

L’aspetto finanziario è centrale per fermare la crisi climatica

Tecnologia, know-how e misure politiche adeguate se condivise e con finanziamenti adeguati, possono permettere a ogni comunità di ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio.

Finanziamenti insufficienti e disallineati frenano i progressi

Per rispondere a questa ultima chiamata servono maggiori finanziamenti, ma non basta. “Finanziamenti insufficienti e disallineati frenano i progressi” come sottolinea Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto AR6.

La palla quindi passa senza dubbio ai governi. Il rapporto esprime come servano “finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori” per agire uniti e ridurre le emissioni. Non solo: investitori, banche centrali, autorità di regolamentazione finanziaria. Tutti sono chiamati ad agire. Servono inoltre investimenti significativi nell’adattamento, per tutelare i gruppi e le regioni vulnerabili.

“Ci aspetta un duro futuro se non ci muoviamo urgentemente”. La posizione del WWF 

Il WWF esorta i governi a prendere seriamente gli avvertimenti del report e ad agire rapidamente per attuare le sue raccomandazioni al fine di limitare gli impatti della crisi climatica. Il rapporto invita i leader a ridurre rapidamente le emissioni in tutti i settori, a potenziare gli sforzi per rafforzare la resilienza agli eventi meteorologici estremi e a proteggere e ripristinare la natura. Un’accelerazione dell’eliminazione dei combustibili fossili è il modo migliore per evitare che il pianeta superi gli 1,5°C e rischi una catastrofe climatica totale.

“Le evidenze sono chiarissime, la scienza è inequivocabile: è solo la mancanza di volontà politica che ci trattiene dall’azione coraggiosa che è necessaria per evitare una catastrofe climatica. I leader che ignorano la scienza del cambiamento climatico stanno agendo contro i loro cittadini. Un rapido abbandono dei combustibili fossili è essenziale, così come la protezione e il ripristino degli ecosistemi naturali- afferma Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia.

Il Rapporto, come sottolinea Stephanie Roe, responsabile scientifica del WWF su Clima ed Energia e una delle autrici principali del rapporto del Gruppo di lavoro III dell’IPCC “illustra molto chiaramente gli impatti devastanti che il cambiamento climatico sta già avendo sulle nostre vite e sugli ecosistemi di tutto il mondo, il duro futuro che ci aspetta se non ci muoviamo urgentemente e le soluzioni che possiamo attuare ora per ridurre le emissioni e adattarci alla crisi climatica”.

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