Canale di Sicilia, nord Adriatico e l’area orientale del bacino sono le zone a maggior rischio di impatto ambientale per le rotte del petrolio. Lo rivela lo studio coordinato dalla fondazione Cmcc (Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici), a cui ha partecipato anche l’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale (Ogs), pubblicato sulla prestigiosa rivista Science of the total environment.
Utilizzando modelli di circolazione marina, lo studio ha individuato queste tra le aree più vulnerabili del bacino Mediterraneo, derivanti da sversamenti accidentali.
Prevedere le aree più colpite da sversamenti di petrolio
La ricerca è stata condotta nell’ambito del progetto Neccton, finanziato dalla Commissione europea attraverso il programma Horizon Europe Ria, che ha l’obiettivo di preparare nuovi prodotti Copernicus includendo inquinanti, pressioni ambientali e distribuzione nei mari di specie rilevanti per la biodiversità o per l’economia.
L’analisi ha considerato vari scenari di sversamento, tenendo conto delle condizioni meteo-marine stagionali, e offrendo strumenti utili alle autorità deputate per pianificare interventi rapidi e mirati in caso di emergenza. Lo studio aiuta a comprendere quanto gravi potrebbero essere le conseguenze in caso di fuoriuscite di greggio. Senza sapere quando e dove si verificherà una perdita di petrolio, è tuttavia possibile prevedere le aree del Mediterraneo che risulteranno più o meno colpite. Il contributo fondamentale dello studio è nella gestione del rischio ambientale. Permette infatti di informare le autorità competenti sull’orario di arrivo del petrolio e sulla percentuale depositato sulla spiaggia, in modo che possano elaborare strategie di mitigazione dei danni.
Tecnologie di high performance computing e osservazioni reali
Per la prima volta, lo studio ha utilizzato estese simulazioni Monte Carlo basate sul modello fisico Medslik-II per analizzare il comportamento degli sversamenti di petrolio in tutto il Mediterraneo. Grazie alle tecnologie di high performance computing e all’uso del più aggiornato database di osservazioni reali di sversamenti di petrolio, è stato possibile realizzare una simulazione su larga scala: “Il Cmcc ha messo in campo oltre dieci anni di esperienza nell’applicazione di Medslik-II, competenze scientifiche avanzate e risorse computazionali di alto livello per affrontare questa complessa sfida” si legge a commento nella nota stampa.
Un approccio innovativo e scientificamente fondato per la comprensione dei disastri antropici ad alto impatto e bassa probabilità, “può essere di fondamentale importanza per i decisori politici e le amministrazioni locali” conclude la nota stampa.
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