“L’area Euro-Atlantica non è in pace” è la visione lapidaria che emerge dal Concetto strategico della Nato pubblicato lo scorso giugno. Concetto che il professore Gabriele Natalizia dell’Università di Roma La Sapienza sottolinea all’apertura dei lavori del webinar “Infrastrutture Strategiche e Sicurezza Energetica” che si è svolto lo scorso 15 dicembre a cura di questa testata.
Il documento della Nato indica nelle potenze autoritarie come Russia e Cina l’origine di questa instabilità ed evidenzia come tali realtà agiscano usando i valori e la democrazia dei paesi Nato a loro vantaggio. Sfruttano la natura aperta delle società occidentali con strumenti che distorcono le elezioni, effettuano propaganda e impiegano come leve di ricatto: migrazioni, energia ed economia. Come spiega Natalizia parafrasando il documento Nato. Si parla direttamente anche di vulnerabilità delle infrastrutture critiche, delle supply chain e del sistema sanitario e delle conseguenze sulla sicurezza energetica.
Altro documento citato da Natalizia è la National security strategy degli Stati Uniti. Anche qui già dall’incipit si evidenzia come “l’ordine internazionale è sfidato. Il mondo è a un punto di flessione. Un momento che evidenzia come in base alle scelte che verranno prese potrebbero cambiare radicalmente le dinamiche internazionali e il mondo come lo conosciamo oggi” spiega Natalizia. “C’è una sfida di grandi Stati, ma ci sono anche altre minacce come anche la scarsità delle risorse energetiche, le insicurezze alimentari e le migrazioni di massa“.
In questo scenario l’entrata in guerra del 24 febbraio della Russia con l’Ucraina non ha fatto altro che mostrare a tutti l’esistenza di queste pressioni.
Il ruolo dell’Italia nella crisi energetica in corso
“La Nato potrà essere sbilanciata verso est. L’Italia dovrà lavorare per ribadire che il contenimento della Federazione russa non passa solo per il fianco est, ma anche nel fianco sud. I paesi anglosassoni pongono l’attenzione all’area Indo-Pacifico“.
In questo scenario la globalizzazione doveva favorire una cooperazione pensata per limitare questo rischio, ma non è andata così.
Insomma, una situazione di crisi energetica e politica che rende il dibattito sulle infrastrutture strategiche e critiche e di approvvigionamento energetico non più rimandabile. Una situazione in cui l’hub meridionale potrebbe tornare ad essere una chance strategica per il ruolo dell’Italia sia per il trasporto di gas, ma anche come corridoio di energie rinnovabili.
“La lezione che abbiamo imparato soltanto da pochi mesi è che dall’indipendenza energetica dipende anche la indipendenza politica di una realtà umana e politica” sottolinea Nicola Procaccini Europarlamentare ECR- FdI e responsabile del partito per ambiente ed energia intervenuto ai lavori. “Oggi rincorriamo con affanno una povertà energetica che riversa i costi su famiglie e imprese. Questo perché non abbiamo seguito una linea di politica energetica che sia stata corrente, lungimirante, anche ambiziosa, nei termini di difesa dell’ambiente, e lineare. Ci siamo approvvigionati di gas da partner dimostratisi inaffidabili. Non possiamo non tenere conto delle condizioni in cui siamo immersi sia geopolitiche sia tecnologiche. Dobbiamo avere un approccio diverso da quello che abbiamo avuto”, anche tenendo sul tema una zona franca rispetto il dibattito politico del momento. Sul tavolo c’è il tendere all’autonomia energetica, rimarca Procaccini, aumentando la produzione interna a discapito dell’importazione di energia. “Sappiamo che dobbiamo superare la burocrazia che riguarda sia le fonti rinnovabili che fossili e anche la sindrome Nimby”.
Come la strategia energetica Europea ha messo in crisi il sistema
Se non favoriamo il passaggio dal carbone al gas non abbiamo la possibilità di vincere le sfide dei cambiamenti climatici” sottolinea la DG di Proxigas. “Speriamo che questa situazione nella sua drammaticità ha evidenziato la necessità di avere un sistema energetico resiliente”. Per farlo le infrastrutture e i contratti di acquisto sono fondamentali, conclude la Bucci.
OLT Offshore LNG Toscana una infrastruttura strategica energetica che c’è e funziona
Eppure, in Italia delle infrastrutture energetiche strategiche ci sono e rappresentano anche un fiore all’occhiello importante per il sistema Paese. Ce ne parla Giovanni Giorgi, AD di OLT Offshore LNG Toscana che anzi anticipa subito che a breve dovrebbe essere assicurata anche l’estensione di capacità del rigassificatore di Livorno. Ma come fare per migliorare l’efficacia di pianificazione di queste opere? L’AD ricorda che i tempi di realizzazione sono lunghissimi. “È necessario lavorare molto in sinergia con il territorio. Con un confronto franco e trasparente sin dalle prime fasi di sviluppo spiegando bene il progetto con le criticità e le opportunità”, sottolinea Giorgi. “Nonostante questo non è stato facile. Siamo arrivati a ottenere l’autorizzazione da ben 62 enti. Ci sono voluti anni, ma infine c’è stata accettazione del territorio. Tanto che ora le persone sono contente di avere questo rigassificatore”. Tutte premesse che oggi nella situazione di emergenza non sono così facilmente applicabili, ma che evidenziano come sia necessario il dialogo continuativo e lo scambio di informazioni con il territorio.
Il caso emblematico che guarda alla difficoltà di realizzare infrastrutture strategiche, lo rappresenta il rigassificatore galleggiante che dovrà arrivare a Piombino. Contestatissimo dalla popolazione locale. Proprio Sergio Gatteschi (vedi tweet) ha mostrato come non si tratti di un impegno di spazio sul molo superiore a quanto il porto già vive con le diverse navi che ospita. “Alla magistratura abbiamo demandato tutto”, commenta Gatteschi. “Un esperto qualsiasi potrà confutare quello che quarantaquattro enti hanno approvato. Questo è un problema molto italiano”.
A #Piombino ho fotografato dove sarà ormeggiata la nave rigassificatrice. Potete notare l’impatto visivo praticamente nullo della nave da carico, già ormeggiata. In pratica, il famoso #rigassificatore sarà un’altra nave a mala pena distinguibile, e solo dal porto. pic.twitter.com/34wah3yXrU
— Sergio Gatteschi 🇮🇹🇪🇺🇺🇦 (@SergioGatteschi) November 21, 2022
“Le infrastrutture energetiche credo debbano rispondere a due variabili: il ristoro della comunità che la ospita e la definizione di strategico”, conclude Procaccini. “Dobbiamo ripensare ciò che ha una ricaduta strategica per l’intera nazione e a quel punto metterci a realizzare gli impianti che servono al Paese”.
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