Diversità e inclusione, per le aziende italiane c’è ancora molta strada da fare

Se l’84% delle imprese italiane dà grande importanza al tema della Diversity&Inclusion, solo il 46% ha pianificato azioni concrete. La ricerca Inaz e Business International.

  • Non tutte le aziende italiane sono riuscite a tradurre in concreto la formula Diversity, Equity & Inclusion (D&I).
  • È quanto emerge da una ricerca curata da Inaz – Osservatorio Imprese Lavoro e Business International – Fiera Milano.
  • Fra le strategie attuate spiccano quelle per la parità di genere che, tuttavia, non si concentrano a sufficienza sul gender pay gap.
diversità e inclusione
Foto Pixabay

La capacità di valorizzare le diversità delle persone, offrendo loro un ambiente lavorativo altamente inclusivo, rappresenta un importante asset strategico per le aziende. Non tutte le imprese italiane, però, sono riuscite a concretizzare la formula Diversity, Equity & Inclusion (D&I). È quanto emerge da “Future of Work”, una ricerca curata da Inaz – Osservatorio Imprese Lavoro e Business International – Fiera Milano. La quinta edizione della survey, realizzata in collaborazione col professor Fabrizio Lepri dell’Università degli Studi di Roma Tre, ha coinvolto circa cento responsabili delle risorse umane.

Inclusione e parità di genere

Se l’84 per cento delle aziende dà grande importanza al tema della D&I sul piano etico, solo il 50 per cento ne comprende i risvolti in termini pratici e ancor meno, il 46 per cento, ha pianificato delle azioni concrete. L’attenzione maggiore viene posta su disabilità (78 per cento delle risposte) e genere (76 per cento), seguiti dalle differenze generazionali (62 per cento) e poi, a una distanza superiore, da orientamento sessuale, origine geografica e religione.

Fra le strategie attuate dai responsabili HR, spiccano quelle volte a contrastare la disparità di genere (76 per cento delle preferenze), intese principalmente ad aumentare il numero di donne ai vertici aziendali. Solamente il 44 per cento delle realtà intervistate, infatti, monitora in modo sistematico il gender pay gap, e solo il 38 per cento fa effettivamente qualcosa per ridurlo.

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Il ruolo di Millennials e Generazione Z

“Complessivamente, i dati che emergono dalla survey sembrano indicare un importante ritardo nei risultati sulla parità di genere nelle aziende, in linea con i dati pubblicati in un report del 2022 dal World Economic Forum, in cui l’Italia figura al 63° posto nella graduatoria basata sul ranking conseguito nel KPI denominato Global Gender Gap Index”, commenta il professor Fabrizio Lepri. “La spinta di cui le imprese hanno ancora bisogno, per una più completa assunzione di responsabilità e chiarezza di prospettive, sembra poter venire nei prossimi anni dalla graduale crescita di protagonismo delle nuove generazioni”.

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