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Il 37% delle risorse assegnate all’Italia dal Recovery fund “deve andare al green, non al ministero dell’Ambiente, ma con un concetto trasversale di sostenibilità”. A parlare è il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che questa mattina è stato sentito in audizione in commissione Ambiente alla Camera sul tema Recovery fund. Leggi anche

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Risorse del Recovery fund, 6 aree d’azione incentrate sull’ambiente

“Le missioni nell’utilizzo del Recovery fund UE riguardano sei aree principali di azione, che hanno come comune denominatore l’ambiente”, ha aggiunto il ministro. Le 6 aree sono: “Digitalizzazione, innovazione e competitività del sistema produttivo; Rivoluzione verde e transizione ecologica; Infrastrutture per la mobilità; Istruzione, formazione, ricerca e cultura; Equità sociale, di genere e territoriale; Salute. Questi sei pilastri sono tutti attraversati da una sorta di spina dorsale green. Ma tutti i progetti dovranno essere ambientalmente virtuosi, non solo quelli del ministero dell’Ambiente, quindi il green attraversa trasversalmente tutto il piano. Infatti, con il ministro Amendola stiamo lavorando fianco a fianco per supportare il lavoro di coordinamento”.

Le risorse per l’Italia

“L’Italia – ha spiegato inoltre Costa – riceverà circa 208 miliardi di euro dal Recovery fund, la quota maggiore tra i paesi membri e risulta il primo beneficiario delle risorse previste a carico dell’intero fondo Next generation EU con una quota pari al 28% del totale. Avremo a disposizione circa 81 miliardi a titolo di sussidi, cui si aggiungono 127 miliardi di euro di prestiti, presentando alla Commissione e al Consiglio un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr) che consenta di definire un progetto di riforme e investimenti per il periodo 2021-2023”.

Un approccio trasversale alla sostenibilità

“La sostenibilità ambientale, nell’intenzione delle istituzioni comunitarie non è soltanto un cluster ma un criterio trasversale di valutazione, attraverso cui è fondamentale valutare l’impatto degli altri progetti“,  ha spiegato il ministro. “Nel suo documento sulla finanza sostenibile l’UE ha definito il principio “do not harm” (non nuocere) che stabilisce che un investimento è green se migliora un indicatore verde, quali ad esempio l’impronta idrica, l’impronta di carbonio, le emissioni inquinanti, il grado di “circolarità” dei prodotti, la quota di energia rinnovabile, senza peggiorare gli altri”.  

Le quattro linee di intervento prioritarie

Le priorità ambientali devono rappresentare quindi un asse di investimento e un obiettivo di medio e lungo periodo nella programmazione di tali risorse” ha aggiunto Costa. “Per questo motivo, come Ministero dell’ambiente abbiamo indicato una serie di priorità che si innestano su quattro linee tematiche: le infrastrutture per l’ambiente; il supporto alle imprese virtuose o che vogliano incrementare la sostenibilità dei loro processi produttivi e delle filiere; la transizione ecologica con uno sguardo specifico all’economia circolare; il potenziamento delle azioni di contrasto ai cambiamenti climatici”.

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