Europee: l’impatto delle politiche green sulla vita dei cittadini

“La responsabilità di chi è chiamato al voto”

Alla vigilia delle elezioni europee non mancano le consuete rimostranze circa il disinteresse dell’elettorato. Le istituzioni comunitarie sembrano così lontane dalla vita di tutti i giorni che è molto semplice dimenticarsi del loro impatto sulla quotidianità. Eppure, le decisioni prese a Bruxelles hanno una forte rilevanza, soprattutto nell’ottica dei trasporti e dell’organizzazione urbana.

Libertà personale o bene comune? Il caso delle zone a basse emissioni

Girando per le città europee è probabile imbattersi in alcuni adesivi circolari attaccati al parabrezza delle auto. Servono a indicare lo stato ambientale del veicolo, per dimostrare che il proprietario ha il permesso di circolare in zona. Questi contrassegni fanno parte del programma delle zone a basse emissioni, che punta a tenere le auto più inquinanti al di fuori di una certa area per migliorare la qualità dell’aria.

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Le zone a basse emissioni sono diventate un campo di battaglia politica in alcuni stati membri, dove la “libertà personale” viene contrapposta al “bene comune”. Nonostante le opposizioni, però, la riduzione dell’inquinamento ha effetti positivi innegabili sulla qualità della vita delle persone.

Il 97% dei cittadini europei che vive in aree urbane è, infatti, esposto a un livello inquinamento atmosferico superiore alle linee guida tracciate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Ue, ogni anno le morti premature dovute proprio all’inquinamento atmosferico sono oltre 300mila. La pessima qualità dell’aria è anche responsabile del 20-25% dei decessi per malattie cardiovascolari e del 10% dei casi di cancro ai polmoni.

Come le politiche UE incidono sulla quotidianità

L’Unione europea ha adottato la sua prima direttiva sulla qualità dell’aria nel 1980. Nel corso degli anni, poi, sono state adottate altre direttive, per aggiornare e rafforzare gli standard e i requisiti di monitoraggio. Nel linguaggio giuridico comunitario, una direttiva impone agli stati membri determinati obiettivi finali, lasciando però ai governi nazionali la flessibilità su come raggiungerli. Le zone a basse emissioni sono quindi diventate parte di molti programmi per il miglioramento della qualità dell’aria.

L’Italia, la politica e la transizione green

Anche in Italia l’avvicinarsi delle elezioni europee ha determinato il ritorno del green al tavolo delle discussioni. Il WWF ha organizzato a Roma un dibattito tra società civile, imprese e partiti su idee e proposte per la prossima legislatura europea, a partire dal manifesto “Mettere le Persone e la Natura al centro delle nostre politiche”. In tale documento, il WWF elenca 10 richieste in tema di natura, biodiversità, clima, energia, agricoltura, alimentazione, acqua e finanza sostenibile.

Ci preoccupa che le forze di oggi al governo in Italia sembrino auspicare una transizione condizionata più dai tempi e dalle esigenze delle imprese legate ai combustibili fossili, che dalle indicazioni che vengono dalla scienza – ha affermato Luciano Di Tizio, presidente di WWF Italia -. Una transizione lenta non è una transizione utile, né dal punto di vista ecologico, né da quello economico. È il momento di agire e dobbiamo farlo in fretta, anche perché qualcuno ha già perso troppi anni a negare il cambiamento climatico”.

“La responsabilità dei cittadini chiamati al voto”

Il WWF Italia, in collaborazione con il WWF European Policy Office, ha seguito le elezioni europee attraverso un Osservatorio, che ha analizzato come le forze politiche hanno votato sui provvedimenti ambientali nella legislatura che si sta chiudendo.

Secondo un sondaggio realizzato da EMG Different, per il 56% degli italiani gli impegni dei partiti politici sulla tutela dell’ambiente incideranno molto sulle scelte di voto. Infatti, il 54% degli italiani ritiene che i partiti del nostro paese dedicheranno di conseguenza molto spazio all’ambiente durante la campagna elettorale.

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Evento WWF “Natura chiama Europa”

Il 51% degli italiani reputa utile la strategia dell’Unione europea per ridurre gli effetti del cambiamento climatico. Tuttavia, solo il 45% del campione esaminato è a conoscenza dell’obiettivo comunitario carbonio zero entro il 2050.

Questi ultimi dati devono spingere tutti a un maggior impegno nel campo della divulgazione e nella diffusione di informazioni. È importante che il voto sia informato e consapevole – ha concluso Di Tizio -. La responsabilità dei politici è enorme, così come è grande quella di noi cittadini che siamo chiamati a sceglierli”.

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