Copernicus pubblica “Lo stato del clima in Europa”

Grande attenzione al continente Artico

cambiamento climatico
Foto di Pete 😀 da Pixabay

Il 22 aprile scorso, Giornata mondiale della terraCopernicus climate change (C3S) in collaborazione con il Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termina (Ecmwf in inglese) ha pubblicato “Lo stato del clima in Europa” (Esotc l’acronimo in inglese). Il lavoro fornisce una visione a 360° dello stato del clima a livello europeo, globale e artico.

Nel complesso emerge come le temperature tendando ad aumentare provocando il fenomeno del riscaldamento. Il 2020 ha segnato il valore più alto mai registrato di 0,4 °C sopra la media dei cinque anni più caldi dell’ultimo decennio. Le ondate di calore in Europa sono state intense e hanno portato a nuovi record di temperatura indiverse regioni europee.

Anche le concentrazioni globali di anidride carbonica (CO2) e metano (CH4), sono aumentate nel 2020 rispettivamente secondo stime preliminari del 0,6% e di quasi lo 0,8%.

Paradossalmente, e probabilmente a causa del Covid-19, l’analisi preliminare indica che la CO2 è aumentata ad un tasso leggermente inferiore rispetto a quello degli ultimi anni, mentre il CH4 è aumentato più rapidamente rispetto agli ultimi anni.

Le anomalie del continente Artico

Nel complesso il Continente Artico è la porzione del nostro pianeta attualmente più “attenzionata” da parte dei paesi che vi si affacciano e non solo (Cina). Lo scioglimento dei ghiacci lo renderà transitabile per buona parte dell’anno, accorciando le distanze tra i continenti. Una tagli alla distanza che influenzerà anche i costi dei trasporti merce via mare. Inoltre renderà fruibili i tesori nascosti nelle sue profondità: petrolio, gas, oro e terre rare solo per citare i più importanti. La riduzione dei ghiacciai artici porterà anche un innalzamento del livello di mari e oceani con conseguenze sulle rive dei nostri territori e le piccole isole che rischiano di finire sommerse.

Dalla fine dello scorso secolo, la regione artica si è riscaldata a una velocità ben superiore a quella del pianeta in generale; un fenomeno chiamato “amplificazione artica“. Questo aumento inaspettato sta avendo un impatto diretto sulla criosfera artica. Il calo di neve e ghiaccio ha contribuito al riscaldamento. Sovrapposti alla tendenza al riscaldamento a lungo termine, i cambiamenti transitori nei modelli meteorologici e climatici influenzano l’entità e il modello delle anomalie di temperatura. Nel complesso, il 2020 è stato un anno straordinario per l’Artico, caratterizzato da temperature estreme e contrasti tra regioni e stagioni.

La temperatura dell’aria superficiale annuale per il 2020 è stata di 2,2° C al di sopra della media 1981-2010, secondo i dati C3S Era5. Ciò rende il 2020 il secondo anno più caldo per la regione almeno dal 1979: solo 0,5° C al di sotto del record del 2016. Il confronto con altre quattro raccolte di dati indipendenti conferma questi risultati, fornendo classifiche e anomalie simili entro 2,1‒2,3° C. La stessa anomalia della temperatura a livello artico per il 2020 è stata notevolmente maggiore dell’anomalia dell’intero globo (0,6° C), confermando il fenomeno dell’amplificazione artica.

A livello regionale, le anomalie della temperatura artica dell’ultimo anno sono state dominate da valori molto elevati sulla Siberia settentrionale e sui settori vicini dell’Oceano Artico, tra cui i mari di Kara e Laptev. Le variazioni più elevate si sono verificate nella regione della penisola di Taymyr nella Siberia artica e hanno superato i 6°C sopra la media. Il caldo dei vicini mari artici la copertura di ghiaccio marino molto inferiore alla media nel 2020 sono le più grandi anomalie registrate in tutto il mondo nel 2020.

La mappa delle temperature anomale evidenzia il contrasto tra aumenti elevati delle temperature nell’Artico orientale (Eurasia) e anomalie molto più piccole nell’Artico occidentale (Groenlandia, Nord America). Questo contrasto disegna una differenza importante tra il 2020 e il 2016. Nel 2016, il caldo anomalo era più diffuso in tutta la regione.

copernicus artico
Figura 1. A sinistra: serie storica di anomalie della temperatura superficiale media annuale dal 1979 al 2020 mediata nella regione artica (66,6 ° N – 90 ° N). A destra: mappa dell’anomalia della temperatura superficiale media annuale nel 2020. Tutte le anomalie sono calcolate rispetto alla media 1981‒2010. Fonte dati: Era5. Credito: C3S / Ecmwf

Il ghiaccio marino

Il ghiaccio marino rappresenta un elemento essenziale dell’ambiente artico, costituendo tra il 25% (settembre) e il 75% (marzo) dell’area a nord del Circolo Polare Artico. Questa è la ragione dell’influenza del ghiaccio marino sugli eventi meteo e sul clima della Regione e sugli effetti che hanno a livello continentale. L’area dell’Oceano Artico ricoperta di ghiaccio marino stagionale è diminuita notevolmente negli ultimi decenni: una variazione che è massima a settembre, quando il ghiaccio marino è al minimo. Questo declino è stato sia una conseguenza che un contributo al riscaldamento amplificato della regione artica rispetto al resto del mondo nello stesso periodo. Sebbene l’estensione del ghiaccio marino artico non sia scesa al di sotto del minimo record del 2012, il 2020 è stato comunque un anno straordinario per la Regione.

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