Trasporto NotturnoLa limitazione delle attività e degli spostamenti introdotta a livello nazionale e regionale per fronteggiare l’emergenza Covid-19 influenza direttamente le emissioni di PM10 e NO2? La risposta è sì, ma solo in parte. Lo dimostrano i dati e le analisi condotte dalle Arpa regionali e riprese dall’Snpa. Vediamoli di seguito.

Premessa

Prima di procedere con l’analisi dei risultati finora raccolti, bisogna fare una premessa. Innanzitutto, occorre sottolineare che il traffico veicolare è il principale responsabile delle emissioni di biossido di azoto (NO2) mentre il riscaldamento civile, in particolare la combustione di biomassa legnosa, è il fattore di maggiore influenza dei livelli di polveri sottili PM10. Anche se il quadro delle polveri sottili, non solo PM10 ma anche PM2.5, è più complicato: sono determinanti anche da fattori secondari tra cui la trasformazione di altre sostanze reattive come l’ammoniaca, gli ossidi di azoto e i composti organici volatili.

Lo stop alle attività antropiche e le variazioni del traffico veicolare, dei consumi energetici, del riscaldamento e delle attività agricole e zootecniche hanno sicuramente influenzato i numeri degli inquinanti presenti in aria. Era il 31 gennaio quando il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza per sei mesi e il 9 marzo quando ha introdotto le misure più stringenti per contenere l’infezione da Sars-Cov-2.

Infine, ricordare che il periodo coincidente con la fine dell’inverno e l’inizio della primavera è generalmente meno critico per l’inquinamento atmosferico.

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Lombardia

Totale casi 50.455 – Totale positivi 28.124 (dati 5 aprile)

La Lombardia è la regione più colpita d’Italia, i comuni del Lodigiano sono stati i focolai del Coronavirus, definiti zona rossa prima che tutta l’Italia lo diventasse. Gli esperti di regione Lombardia e Arpa Lombardia, si legge sul sito Snpa, hanno effettuato e pubblicato una prima indagine sull’andamento dei fattori di pressione e sui dati di qualità dell’aria generato dalle misure di restrizione introdotte per contrastare la diffusione del virus. In questo caso i dati sono stati suddivisi in un primo periodo di analisi, tra il 23 febbraio e l’8 marzo, e un secondo periodo, tra il 9 e il 29 marzo.

Per quanto riguarda, in particolare, il settore del riscaldamento,le temperature del periodo sono state più alte della media. Per quanto riguarda le attività agricole, lo spandimento dei liquami zootecnici non ha subito alterazioni e le emissioni stimate sono state in linea con quelle tipiche del periodo.

NO2 in Lombardia

I valori di biossido di azoto e monossido di azoto sono stati complessivamente inferiori “e, in alcune stazioni, risultano perfino inferiori ai valori più bassi registrati in ciascun giorno di calendario nel periodo di osservazione nei dieci anni precedenti”.

Polveri sottili in Lombardia

Per quanto riguarda le polveri sottili il quadro è molto più articolato: “Alcuni episodi, come quello del 25 febbraio, con un valore di PM10 pari a 82 µg/m³ registrato a Codogno, già in piena “zona rossa”, hanno evidenziano l’importanza del fenomeno di trasporto del particolato e il fatto che le concentrazioni non sono solo influenzate dalle emissioni di prossimità, ma da tutte quelle del bacino di riferimento”. 

Dal 18 al 20 marzo si è registrato un “incremento significativo di polveri sottili in gran parte della regione” per cui sono stati determinanti “il contributo della componente secondaria e della situazione meteorologica più favorevole all’accumulo”. Il 28 e il 29 marzo c’è stato poi un picco delle concentrazioni di PM10 a fronte di un aumento inferiore delle concentrazioni di PM2.5 per via del “trasporto di particolato di origine desertica dalle regioni asiatiche (come confermato dal modello globale “Copernicus atmosphere monitoring service”)”.

In Lombardia la riduzione o la variazione delle emissioni non si rifà strettamente e direttamente alle limitazioni dovute alla pandemia ma a una serie di fattori. La conferma arriva dalla situazione verificatasi nel bacino padano, dove “si è osservato che le drastiche riduzioni di alcune sorgenti non sempre hanno impedito il superamento dei limiti, pur contribuendo a ridurne l’entità. Ciò evidenzia in modo chiaro la complessità dei fenomeni correlati alla formazione, trasporto e all’accumulo di particolato atmosferico e la conseguente difficoltà di ridurre in modo drastico i valori presenti in atmosfera in situazioni ordinarie”.

Piemonte

Totale casi 12.362 – Totale positivi 10.177 (dati 5 aprile)

L’Arpa Piemonte ha raccolto i dati sugli andamenti giornalieri delle concentrazioni di PM10 e NO2 delle reti di monitoraggio della qualità dell’aria nelle principali città piemontesi. Il periodo di monitoraggio va dal 1° gennaio alla fine di marzo del 2020. I dati sono stati comparati con quelli del medesimo periodo nei sette anni precedenti, dal 2012 al 2019.

A marzo in Piemonte è stata registrata una generale diminuzione dei valori di PM10 e di NO2, gli inquinanti caratteristici dei mesi invernali che con l’avvicinarsi della primavera si disperdono.

Polveri sottili in Piemonte

La diminuzione di polveri sottili, precisa l’Arpa regionale, è superiore in alcune città, Torino e Alessandria, che in altre, Asti. Da lunedì 17 a mercoledì 19 marzo tutta la regione è stata interessata da un aumento delle concentrazioni con valori superiori alla media o ai massimi del periodo. In alcuni casi è stato superato il limite giornaliero: il 18 e il 19 marzo ad Alessandria si sono superati i 50 ug/m3 e il 18 a Novara. Lo scorso fine settimana è stato registrato un anomalo rialzo dei valori di PM10 che, sottolinea il direttore generale Angelo Robotto, “è stato invece originato da un episodio di polveri desertiche”.

Valle d’Aosta

Totale casi 782 – Totale positivi 576 (dati 5 aprile)

Le misure entrate in vigore dal 9 marzo hanno determinato un netto decremento degli spostamenti in città. “Nel caso del biossido di azoto vi è un effetto di diminuzione delle emissioni complessive, legato principalmente alla riduzione del traffico veicolare”, precisa l’Snpa.

Biossido di azoto e ossido di azoto in Valle d’Aosta

Con la stazione di Aosta installata nella Piazza Plouves è stata misurata la presenza  di NO2 e di NO dall’8 al 30 marzo 2020. Il confronto con le rilevazioni dello stesso periodo degli anni precedenti, 2018 e 2019, hanno mostrato una diminuzione media del 39% di NO2 e del 54% di NO. Il biossido d’azoto non è un inquinante direttamente emesso dalla sorgente, rimarca l’Arpa Valle d’Aosta, ma si forma a seguito dell’ossidazione del monossido di azoto emesso dalle autovetture. Dunque “la prolungata e netta limitazione del traffico, unita alla chiusura di molte attività produttive, ha determinato una significativa riduzione delle concentrazioni di ossidi di azoto”.

Polveri sottili in Valle d’Aosta

Per le polveri sottili il discorso è più complesso: è vero che stando in casa tendiamo a scaldare gli ambienti per un maggior numero di ore, quasi le stesse di quelle trascorse in ufficio, ma è altrettanto vero che i siti produttivi son fermi. “Per il PM10 l’effetto di riduzione delle emissioni legate alla riduzione del traffico e alla chiusura di molte aziende, potrebbe essere in parte attenuato da maggiori emissioni da riscaldamento domestico legato al maggior numero di ore che i cittadini passano nelle loro case”.

I dati della stazione di Aosta Piazza Plouves, raccolti nel 2019, sono similari a quelli del 2020: di notte i valori di PM10 sono maggiori, di giorno inferiori. “Per quanto riguarda le polveri nel periodo considerato ed in particolare dal 14 marzo al 29 marzo la Valle d’Aosta è stata interessata da fenomeni di avvezione che hanno portato masse d’aria cariche di particolato provenienti da sorgenti non locali. Inoltre bisogna ricordare che il particolato può formarsi anche in atmosfera a partire da altri composti attraverso complessi meccanismi chimico-fisici”.

Il particolato, infatti, può restare in atmosfera per molto tempo e può essere trasportato per chilometri. Nelle giornate del 29 e 30 marzo si è registrato l’arrivo di particolati minerali provenienti da zone desertiche, una polvere “dust” dal Mar Caspio.

I valori registrati, infine, possono essere ricondotti a particelle di particolato secondario che possono essersi formate nei giorni antecedenti alla limitazione o in seguito all’utilizzo di composti agricoli.

La variazione determinante è stata la chiusura dell’acciaieria Cogne acciai speciali: nella zona industriale è stato registrato un calo importante tra l’8 e il 30 marzo.

Valle Adaosta
A titolo di esempio si riporta la distribuzione oraria misurata ad Aosta Piazza Plouves di una giornata (22-03-2020) per le diverse granulometrie di PM: PM1 – PM2.5 –PM4 – PM10 (grafico a sinistra). Si nota che le curve sono molto “vicine” tra loro, questo indica che il PM10 è formato principalmente da particolato ultrafine (PM1). Nella immagine a destra è riportato il particolato “visto” dal Lidar Ceilometer sull’intera colonna atmosferica. In azzurro/verde/giallo il particolato, il blu intenso indica invece un’atmosfera “pulita”, cioè povera di particelle sospese. Il rosso indica la presenza di nubi. Lo strato azzurro verde che raggiunge quote elevate (2000-4000 m) è visibile principalmente quando si è in presenza di un’avvezione di masse d’aria ricche di particolato fine.

Campania

Totale casi 2.960 – Totale positivi 2.621(dati 5 aprile)

Nei capoluoghi campani di Avellino, Caserta, Benevento, Napoli e Salerno il periodo di riferimento dell’Arpa Campania è fissato dal 24 gennaio a fine marzo ed è comparato con lo stesso periodo dei tre anni precedenti, dal 2017 al 2019.

I livelli di NO2 hanno subito un forte calo, fino al 50%, soprattutto nei giorni feriali. Per il PM10 e il PM2.5 il calo non è così evidente tranne che nei fine settimana, momento di maggior uscita e movida. “Nella seconda decade del mese, la situazione meteorologica ha favorito il ristagno delle polveri sottili, con condizioni di alta pressione in coincidenza delle quali si sono verificati superamenti del limite di legge nei capoluoghi campani, nonostante le restrizioni fossero già in vigore”.

“Il calo delle concentrazioni di polveri sottili rilevato a fine marzo”, spiega Giuseppe Onorati, dirigente della Uoc Reti di monitoraggio e Cemec, “è legato ad aspetti meteorologici più che alle misure di contrasto dell’epidemia. Infatti, quando le condizioni meteorologiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti sono state interrotte dall’afflusso di polveri di origine naturale dalle coste del Mar Caspio, si sono registrati superamenti del limite di legge a Napoli, sebbene la drastica riduzione del traffico fosse in atto da molti giorni”.

“Per il mese di aprile”, afferma il commissario straordinario Arpac Stefano Sorvino, “è probabile un ulteriore miglioramento della qualità dell’aria in Campania, perché dovrebbero diminuire le emissioni dei riscaldamenti domestici”.

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