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Foto di BarBus da Pixabay

Joe Biden raddoppia la posta in gioco: gli Stati Uniti taglieranno le emissioni climalteranti del 50-52% entro il 2030 rispetto ai livelli pre-industriali. Alza l’asticella rispetto all’impegno assunto dall’amministrazione Obama, che prevedeva una riduzione del 25-28% entro il 2025.

L’annuncio del presidente Usa arriva in occasione della Giornata della Terra durante i saluti iniziali del summit virtuale sul clima alla Casa Bianca che riunisce 40 leader per incrementare l’ambizione collettiva nelle misure di contrasto agli effetti dei cambiamenti climatici.

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L’annuncio di Joe Biden

La volontà dell’inquilino della Casa Bianca è di rendere nuovamente gli Stati Uniti leader su scala gobale, dopo l’uscita del presidente Trump dall’Accordo di Parigi, e di essere d’esempio per altri Paesi.

Il clima è uno dei punti chiave dell’amministrazione del 46º presidente degli Stati Uniti: a poche ore dall’insediamento aveva firmato per rientrare nell’Accordo di Parigi. “Questo è il decennio decisivo”, ha detto Biden, come riportato dalla Bbc. “I passi che i nostri paesi compiranno da questo momento a Glasgow porteranno il nostro mondo al successo”, in riferimento al vertice delle Nazioni Unite sul clima che si svolgerà nella città delle Lowlands scozzesi alla fine del 2021. “Questo è un momento di opportunirà straordinaria”, ha detto al termine dei saluti iniziali.

L’impegno degli altri Paesi

Anche il Giappone ha alzato l’asticella: il primo ministro Yoshihide Suga ha affermato che il Paese punterà a ridurre le emissioni climalteranti del 46% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2013, aumento l’obiettivo precedentemente che si fermava al 26%. Suga ha affermato che resta prioritario rendere le città più verdi.

Dopo Biden è intervenuto il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Nel suo intervento, riportato dalla BBC, ha elogiato l’annuncio del presidente americano e parlato di come costruire una “coalizione clima-zero”. Per sostenere la graduale eliminazione dell’uso del carbone ha avanzato l’ipotesi di finanziamenti e sostegni a favore dei paesi sviluppati per porre fine alla “guerra contro la natura”. Rivolgendosi ai leader mondiali, ha sollecitato un’azione decisiva: “Siamo sull’orlo dell’abisso, dobbiamo garantire che il prossimo passo sia nella giusta direzione”.

L’intervento del presidente cinese Xi Jinping, successivo a quello di Guterres, ha portato l’attenzione sull’urgenza di vivere in armonia con la natura. Il summit è stata l’occasione per ribadire le promesse climatiche del suo Paese, tra le quali il passaggio a fonti energetiche sostenibili e il raggiungimento della neutralità carbonica entro il 2060. “La Cina non vede l’ora di lavorare con la comunità internazionale, compresi gli Stati Uniti”, ha detto Xi.

“Possiamo ricostruire meglio, costruendo in maniera più verde”, ha commentato il britannico Boris Johnson plaudendo le iniziative di Biden e citando la creazione di posti di lavoro compatibili con la lotta al riscaldamento globale. Solo ieri il Regno Unito ha annunciato un’ulteriore riduzione di CO2: del 78% entro il 2035 rispetto ai livelli del 1990. Il governo britannico conquista la scena in vista della COP26 di novembre. Inoltre, seguendo la raccomandazione del Comitato indipendente per il cambiamento climatico, il sesto Carbon Budget britannico limita il volume dei gas serra emessi in un periodo di cinque anni dal 2033 al 2037. La misura vuole assicurare che la Gran Bretagna resti coerente all’obiettivo del contenimento del riscaldamento globale ben al di sotto di 2°C.

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