La geotermia contro il climate change, nasce l’associazione per il Riscaldamento senza emissioni

La mission e i suggerimenti per inquinare meno nel riscaldamento domestico nell'intervista al presidente Riccardo Bani

Edilizia Green 1Il riscaldamento domestico è una delle maggiori cause di inquinamento nelle città. Serve pensare un rinnovo delle tecnologie impiegate valorizzando scelte sostenibili.  Con questa visione nasce Arse, Associazione riscaldamento senza emissioni, fondata dalle aziende Teon, E.Geo, Cogeme Nuove Energie e Georicerche. Canale Energia ha intervistato il presidente, Riccardo Bani di Teon.

Come nasce l’esigenza di istituire un’associazione sul riscaldamento senza emissioni?

Le rinnovabili sono ormai un elemento consolidato nell’immaginario collettivo per la produzione di energia elettrica, sembra invece che non ci siano alternative tecnologiche per un riscaldamento da queste fonti.

Noi vogliamo porre l’attenzione su un’opportunità come la piccola geotermia, che contrariamente a quanto si pensa non ha emissioni nell’aria e tocca temperature tra i 10° e i 15°. Si tratta di soluzioni applicabili non solo al nuovo ma anche a edifici preesistenti.

Di che impianti parliamo?

Si tratta di usare calore dall’acqua di prima falda o, dove non c’è acqua, di sfruttare il calore del terreno. Si tratta di pozzi che vanno a un massimo di 50 – 100 metri di profondità. Questi pozzi geotermici mettono in funzione pompe di calore che oggi hanno raggiunto alte performance di funzionamento ed efficienza energetica. Il nostro intento è fare cultura al cittadino e agli stakeholder istituzionali spiegando come questa tecnologia si possa applicare anche all’esistente.

Quali sono i maggiori ostacoli per la diffusione di questa tecnologia?

La conoscenza della praticità di queste applicazioni è un punto, ma un grande impatto lo ha anche la difficoltà normativa. Serve semplificare o in alcuni casi costruire il quadro normativo di riferimento.

Per la geotermia da acqua di falda l’iter autorizzativo è abbastanza articolato. Servono due autorizzazioni una per il emungere e una per iniettare. Inoltre manca una normativa nazionale. Ci sono alcune regioni che hanno una normativa dedicate ad alcune aree, ma anche queste sono diverse tra regione e regione. Inoltre queste norme, quando ci sono, vengono applicate al prelievo del calore. È un quadro che va semplificato e velocizzato.

Basti pensare che per sostituire una tecnologia esistente a volte servono anche sei mesi di attesa per le autorizzazioni. È facile che in questi casi, se ci sono alternative ambientalmente meno nobili ma più veloci, si decida per altre soluzioni.

La tendenza annunciata di questo governo è verso il Green new deal e la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza lo sta confermando. Che politiche di sostegno vi aspettate?

Nel medio periodo vorremo proporre che le esternalità prodotte dalle varie tecnologie e dall’impronta ambientale siano in qualche modo interiorizzate con una forma di tassa sull’inquinamento. Un po’ sulla falsariga di quanto proposto per gli acquisti di auto diesel rispetto a soluzioni meno inquinati.

Inoltre, visto che a parità di gettito dobbiamo trovare un sistema che moduli i sostegni economici, riteniamo che si dovrebbe fare un distiguo tra una tecnologia matura e una in via di affermazione sul mercato favorendo quest’ultima a parità di emissioni ed efficienza.

Sarebbe un aiuto concreto anche favorire ordinanze o provvedimenti a livello comunale che disincentivano i sistemi di produzione più inquinanti imponendo un phase-out d tecnologie obsolete verso scelte più sostenibili, il comune di Milano, ad esempio, ha previsto misure simili. In questo modo si incentiverebbe il sistema senza gravare con eccessivi costi sulle casse dello Stato.

Servirebbero misure specifiche per chi si trova in povertà energetica?

Se pesiamo lo strumento di sostegno in maniera differenziata possiamo sostenere acquisti anche per chi ha difficoltà a virare verso tecnologie più impegnative nell’acquisto ma più sostenibili nella quotidianità.

Stesso dicasi rispetto al pagamento degli oneri di sistema di bolletta: si potrebbe favorire chi impatta meno a livello inquinante, magari valutando anche le fasce di reddito.

Un sistema che prevede di rivedere il sistema città.

Guardiamo anche all’opportunità di ripensare dei quartieri facendo del teleriscaldamento con la geotermia, con vantaggi economici e ambientali considerevoli per intere porzioni di città. Inoltre se pensiamo ai vantaggi dati dai sistemi smart possiamo ottimizzare i consumi dei singoli in modo centralizzato ed efficientare al massimo il sistema città.

State valutando di includere anche altre realtà nella vostra associazione?

Siamo aperti a tecnologie e associazioni che volessero condividere un percorso di riscaldamento sostenibile per indirizzare sempre di più politiche che salvaguardano l’ambiente e migliorare l’impatto economico dei costi. Sono convinto che riusciremo crescere e a far sentire sempre di più la nostra voce.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.