Direttiva “case green”, opportunità e timori

I commenti di AiCARR, ARSE e Confabitare

Il 12 marzo, il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova Direttiva sulla prestazione energetica nell’edilizia (Energy Performance of Buildings Directive, EPBD), anche conosciuta come Direttiva “case green”. In base alle norme aggiornate, tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2030.

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La riqualificazione del patrimonio immobiliare

“Con l’approvazione della Energy Performance of Buildings Directive, l’attenzione ora si sposta a livello nazionale, soprattutto per la riqualificazione del patrimonio esistente”, commenta il presidente di AiCARR, Claudio Zilio.

“Come associazione, riteniamo che la rifusione della EPBD costituisca un passo fondamentale verso un’economia efficiente dal punto di vista energetico, rispettosa dell’ambiente e sostenibile, offrendo agli Stati membri la flessibilità necessaria per un’attuazione efficace. Adesso, mettiamo a disposizione le nostre competenze al fine di supportare le istituzioni e gli enti di normazione per favorire l’attuazione dei nuovi obiettivi di decarbonizzazione a livello nazionale”.

Le opportunità sul piano economico e occupazionale

L’approvazione della Direttiva è, anche secondo i parlamentari M5S delle commissioni Attività produttive e Ambiente di Camera e Senato, “una grande opportunitàperché apre un percorso che può coniugare insieme un impareggiabile valore aggiunto da un punto di vista economico e occupazionale, ma anche una riconversione a tappeto del nostro patrimonio edilizio verso una maggiore efficienza energetica”.

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La rottamazione delle caldaie a gas

La Direttiva stabilisce inoltre che, a partire dal 2025, sarà vietata la concessione di sovvenzioni alle caldaie autonome a combustibili fossili. La scelta è stata accolta positivamente dall’Associazione per il riscaldamento senza emissioni (ARSE), la quale ritiene che la rottamazione delle caldaie a gas rappresenti un passo importante verso la riduzione dell’inquinamento e delle bollette.

“Il riscaldamento degli edifici, in Italia, pesa per il 45 per cento sui consumi complessivi di gas naturale e per oltre il 17,7 per cento sulle emissioni di CO2. È inoltre responsabile del 64 per cento della quantità di PM2,5 e del 53 per cento di PM10, spiega Riccardo Bani, presidente di ARSE.

“Abbiamo le tecnologie per sostituire le caldaie a gas con pompe di calore e rinnovabili: ora spetta alla politica europea e nazionale fornire gli strumenti migliori per incentivare e incoraggiare il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da fonti pulite”.

Le preoccupazioni relative ai cittadini più vulnerabili

Al contrario, l’approvazione della EPBD non è stata accolta con entusiasmo da Confabitare, preoccupata dalla mancata considerazione delle reali capacità delle famiglie di affrontare i lavori di efficientamento.

“Le famiglie italiane dovrebbero affrontare costi tali da richiedere diverse decadi per essere ammortizzati, senza alcuna garanzia di un reale risparmio sulle bollette. La realtà è che non tutti sono in grado di affrontare i costi previsti, con il concreto rischio che gli immobili non adeguati subiscano una rilevante svalutazione, innescando potenziali fenomeni speculativi nel settore immobiliare”, sostiene Alberto Zanni, presidente nazionale di Confabitare.

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“Abbiamo numerosi interrogativi sull’assistenza per i meno abbienti e sulle sanzioni per gli Stati che non rispetteranno i parametri UE. Critichiamo l’attuale Direttiva per la mancanza di considerazione verso la salvaguardia della proprietà privata e della dignità economica delle famiglie”, conclude Zanni.

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