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L’aumento del costo delle materie prime e, conseguentemente dei costi energetici sta impattando pesantemente sulle casse dei Comuni italiani. Questi hanno chiesto al governo di dare continuità agli stanziamenti che hanno caratterizzato il 2020 e il 2021, ma soprattutto una forte attenzione rispetto al peso del caro bolletta sui bilanci comunali.

“Se consideriamo che avevamo stimato e richiesto una cifra di 1,5 miliardi di euro e alla fine il decreto ci riconosce solo 100 milioni di euro per l’imposta di soggiorno si comprende bene il forte gap tra le nostre esigenze e quanto stanziato”, lo ha sottolineato Alessandro Canelli, delegato alla finanza locale, presidente Ifel (Fondazione Anci) e sindaco di Novara, intervenuto davanti alla Commissione finanze del Senato, dove è in via di conversione il decreto-legge 27 gennaio 2022, n.4, noto come Decreto Sostegni ter.

Le modifiche al provvedimento da apportare secondo Anci

Secondo Canelli, i Comuni devono ancora affrontare le minori entrate e le maggiori spese relative anche al 2022, pertanto secondo le stime, lo stanziamento necessario dovrebbe ammontare almeno a 500 milioni di euro per i Comuni e 70 milioni di euro per le Città metropolitane.

La crisi del turismo

Relativamente al minor afflusso turistico: “Come Anci avevamo chiesto uno stanziamento di 200 milioni di euro per il 2022, mentre ci è stata riconosciuta solo la metà: è un punto di partenza importante ma non certo sufficiente. Vi è poi la questione delle perdite delle società partecipate dei Comuni che impattano alla fine sui bilanci degli enti: su questo punto, ha ricordato, avevamo chiesto uno stanziamento di ulteriori 200 milioni di euro”.

I costi energetici per i Comuni

Nel periodo pre-Covid, i costi relativi all’energia erano tra 1,6 e 1,8 miliardi, attualmente invece, in seguito al caro energia, è stato stimato un aumento del 30-35% che necessiterebbe di una copertura finanziaria di almeno 550 milioni di euro.

“Invece, nel dl Sostegni ter il problema si affronta solo parzialmente con una norma che riguarda solo una parte degli oneri accessori delle bollette elettriche gravanti su impianti di dimensione medio-grande (oltre i 16,5 kW) e sull’illuminazione pubblica. Si tratta di un intervento deficitario che non consentirà di affrontare il problema in maniera efficace”, ha ribadito il sindaco di Novara, che sul punto fa notare come la scelta rischia di essere tra aumentare le imposte comunali oppure ridurre la qualità dei servizi ai cittadini che ne pagherebbero comunque il prezzo.

Le altre misure su cui intervenire

Secondo Anci, si dovrebbe intervenire anche su altre misure che potrebbero aiutare i Comuni: “Innanzitutto sul Fondo crediti dubbia esigibilità si potrebbero riportare le percentuali di accantonamento obbligatorie al 95% per la generalità degli enti locali e al 90% per gli enti in regola con i pagamenti dei debiti commerciali. Inoltre, va previsto un robusto intervento di sostegno agli equilibri correnti delle Città metropolitane, fortemente investite dai programmi del Pnrr. Per Anci sarebbe necessaria un’ulteriore assegnazione per le Città metropolitane pari a 75 milioni nel 2022 e 150 milioni dal 2023”.

I disavanzi degli enti locali

Canelli parla anche dei disavanzi strutturali degli enti locali, in seguito alla mancata neutralizzazione degli effetti della sentenza della Consulta n.80/2021. “La richiesta di Anci di 600 milioni di euro si limita a evitare aggravi nei disavanzi dei Comuni coinvolti”, ha affermato. Infine, l’esigenza di una revisione più sistematica dei fattori di squilibrio che aggravano la condizione anche di enti non formalmente in crisi: “Il primo intervento deve riguardare la ristrutturazione del debito degli enti locali, già previsto dalla legge ma tuttora incomprensibilmente bloccato”, ha concluso.

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