Il Decreto Ministeriale sul polverino derivante dalla triturazione di pneumatici fuori uso “è in arrivo” e conterrà “criteri specifici per l’uso negli appalti pubblici per asfaltature e campi da gioco”. Ad annunciarlo è il Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente Raffaele Tiscar in occasione del convegno “Dall’economia circolare al green public procurement. La certificazione a garanzia di acquisti sostenibili” promosso oggi a Roma da Accredia. Prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale bisognerà “aspettare il 20 maggio perché scadono i sei mesi di stand still dalla notifica alla Commissione Ue, precisa il Capo di Gabinetto.

Il DM vuole spingere ancora di più gli acquisti verdi nella pubblica amministrazione conferendo al polverino la nomenclatura di materia prima seconda. Con l’entrata in vigore nel 2016 del nuovo Codice degli appalti i Green public procurement GPP sono diventati obbligatori e seguono l’applicazione dei Criteri ambientali minimi CAM per i quali “dovremo abituarci a lavorare in chiave di adeguamento progressivo”, ha proseguito Tiscar riferendosi al recente aggiornamento del Pacchetto sull’economia circolare. Una flessibilità nell’utilizzo dello strumento che vuole evitare “interpretazioni discordanti sull’elemento” e problemi “alla stazione appaltante per l’uso nello strumento bando”.

Se da un lato gli stakeholder sono rassicurati dal fatto che il Governo vuole “dire chiaramente dove andare”, come sottolinea Tiscar anche ai microfoni di Canale Energia, dall’altro sono forti del lavoro svolto negli ultimi tre anni dall’ente di accreditamento italiano. Secondo lo studio redatto in collaborazione con l’Istituto di Management della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, l’Italia è leader in UE nell’applicazione delle norme sugli appalti pubblici verdi e terzza al mondo, dopo Cina e Giappone, per aziende certificate per i sistemi di gestione ambientale. Accredia ha lavorato insieme ad Anac, a Consip e alla Conferenza delle Regioni “agli esempi di linee guida per i bandi per aiutare le stazioni appaltanti sull’applicazione del Codice Appalti”, evidenzia Presidente Accredia Giuseppe Rossi. In più ha spinto la “messa a sistema delle banche dati degli enti di accreditamento”. Nel prossimo triennio, come dichiarato anche nell’intervista video seguente, la volontà è di “aggiungere altri esempi alle linee guida” e di puntare “alla loro diffusione tra le stazioni appaltanti anche grazie al lavoro delle nostre associate”. Soprattutto per valicare il “problema della formazione”, come precisato da Umberto Chiminazzo, Rappresentante degli organismi di certificazione accreditati.

A cambiare dovrà essere il business model delle aziende, come sottolinea il Prof. di Economia e gestione delle imprese dell’Università di Pisa Marco Frey, attraverso la “creazione di condizioni culturali”. Anche perché è sugli obiettivi ONU al 2030 che “le imprese stanno impostando le loro modalità di reporting”. Al momento l’attenzione è concentrata sul rischio che tocca la competitività dei prodotti, sia sul mercato nazionale che internazionale, realizzati seguendo regole diverse. “Un effetto del GPP è di andare fuori mercato” se non si seguono i criteri ambientali imposti, ha ammonito Lidia Capparelli, Responsabile GPP di CONSIP. Un esempio riguarda il mercato elettronico per cui la PA, che è la stazione appaltante, è in difficoltà “quando va a verificare che il prodotto abbia le caratteristiche dichiarate di conformità ai CAM”. Per sopperire al tema, conclude la Responsabile, si potrebbe “creare uno schema di certificazione, una forma semplificata di verifica fatta dai soggetti che hanno questa capacità”.

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