Lo sviluppo delle comunità energetiche nelle aree portuali: opportunità e sfide

Alla Conferenza IFEC del 22 novembre si è discusso del ruolo dei porti nella diffusione delle fonti energetiche rinnovabili e nella decarbonizzazione del settore dei trasporti.

  • Il decreto Aiuti ha riconosciuto alle aree portuali la possibilità di essere definite comunità energetiche.
  • Nel corso di una Conferenza organizzata dall’IFEC e dall’Università Federico II di Napoli si è parlato delle opportunità e delle sfide che questo comporta.

Le comunità energetiche rinnovabili, spesso indicate con l’acronimo CER, consistono nell’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia pulita su scala locale. In linea con la Direttiva europea RED II (2018/2001/UE), sono state introdotte in Italia grazie alla conversione in legge del decreto Milleproroghe 162/2019.

Il decreto Aiuti, convertito in legge nel mese di luglio, ha riconosciuto alle aree portuali la possibilità di essere definite comunità energetiche, ribadendone il ruolo nello sviluppo sostenibile del Paese. Uno dei panel della seconda Conferenza dell’Italian Forum of Energy Communities (IFEC), organizzata il 22 novembre in collaborazione con la Cattedra di Diritto dell’energia del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università Federico II, ha riguardato proprio questo tema. L’università sta lavorando – insieme ad Assocostieri e al Comitato nazionale italiano del World Energy Council (WEC Italia) – all’elaborazione di un vademecum per le autorità portuali, la cui uscita è prevista per il 2023.

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L’impronta ecologica dei porti: come ridurla

“Il 15 dicembre 2021, il DLGS 199 sulla promozione delle fonti rinnovabili aveva aumentato il limite di potenza per singolo impianto incentivabile. Non erano condizioni sufficienti per dar vita a delle CER nelle aree portuali, che sono distretti fortemente energivori, ma anche distretti che muovono l’economia di interi Paesi”, ha dichiarato Fabio Armanasco, responsabile del progetto Comunità energetiche di RSE (Ricerca sistema energetico). “Il decreto Aiuti, invece, ha garantito un riconoscimento ai ‘Green Ports’ che potranno creare una o più CER con impianti di potenza superiore al megawatt. I porti sono già delle comunità, che impattano molto sulla collettività e sull’ecosistema locale. Oltre che sull’efficientamento energetico, bisogna puntare su veri e propri modelli di sviluppo sostenibile per ridurre l’impronta ecologica di queste realtà”.

comunità energetiche nelle aree portuali

L’esperienza dei Comuni di Collesalvetti e Ferrandina

Isabella Buttino, consigliere comunale del Comune toscano di Collesalvetti, ha portato l’esperienza dell’interporto Amerigo Vespucci, una struttura di scambio per il trasporto intermodale. “L’Amerigo Vespucci, che occupa tre chilometri quadrati del nostro territorio comunale, rappresenta un punto di snodo fra il porto di Livorno e l’entroterra. In questo contesto, creare delle CER è fondamentale. Nel 2021 abbiamo sottoscritto un accordo con l’Energy Center del Politecnico di Torino che ci sta aiutando in questo percorso. È un passo che genera benefici per l’intera comunità, ma serve un’apposita regolamentazione”.

Un pensiero condiviso da Carmine Lisanti, sindaco di Ferrandina (provincia di Matera), dove nel mese di giugno è stato inaugurato l’impianto fotovoltaico Piana di Santa Chiara: con una potenza installata di circa 20 MW e una produzione annua di circa 36 GWh, è in grado di fornire l’energia sufficiente a soddisfare il fabbisogno annuale di oltre 10mila nuclei familiari, evitando al tempo stesso l’emissione di 15mila tonnellate di CO2.

comunità energetiche nelle aree portuali

Il ruolo dell’idrogeno verde nello sviluppo delle CER

“Lo sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili nelle aree portuali richiederà l’installazione di fotovoltaico e la massimizzazione dei consumi”, ha detto Federico Rossi di Assocostieri. Che ha messo in luce alcune delle sfide che i porti sono chiamati a fronteggiare, a partire dall’alimentazione delle navi da crociera. Il cosiddetto cold ironing è un processo che si basa sull’allacciamento dell’imbarcazione alla rete elettrica, per consentire lo spegnimento del motore. Grazie a questo procedimento, si riducono l’inquinamento atmosferico e acustico in tutta l’area portuale. “Per gestire potenze così elevate, serviranno dei sistemi di accumulo: dato che quelli tradizionali rischiano di essere troppo costosi, la soluzione potrebbe essere quella di sfruttare i vantaggi dell’eolico offshore per generare idrogeno in loco”.

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Un’arma contro la povertà energetica

Maurizio Delfanti, amministratore delegato di RSE, ha concluso dicendo che le CER stanno finalmente passando dalla fase prototipale all’applicazione di massa. “Bisogna fare in modo che, tramite lo strumento delle comunità, si trovi soluzione a problemi di carattere nazionale, primo fra tutti il fenomeno della povertà energetica. Non resta che attendere lo sblocco del decreto attuativo che fornirà un quadro normativo completo e definitivo in merito. Il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha dichiarato il 15 novembre che il testo è pronto e che sarà presto avviata una consultazione pubblica.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.