RE100, l’iniziativa globale che promuove l’energia elettrica da fonti rinnovabili

Intervista a Oliver Wilson, a capo dell’iniziativa del Climate Group che riunisce oltre 400 aziende di tutto il mondo, fra cui Apple.

Il settore privato ha l’opportunità di contribuire in maniera determinante a rivoluzionare il nostro modo di produrre e consumare energia, mobilitando capitali e favorendo lo scambio di conoscenze e di tecnologie. È per questo che alcuni dei principali rappresentanti dell’universo imprenditoriale hanno deciso di unire le proprie forze aderendo al progetto RE100. Ne parliamo con il responsabile, Oliver Wilson, anche per capire quali sono le sfide che dobbiamo ancora superare lungo il percorso verso nuovi paradigmi energetici, assicurandoci che nessuno sia lasciato indietro.

Che cos’è RE100 e quali sono i suoi obiettivi?

RE100 è un’iniziativa globale di carattere corporate che riguarda l’energia rinnovabile, coordinata dal Climate Group. Il suo obiettivo è quello di accelerare il passaggio a una rete elettrica a zero emissioni nette entro il 2040. Riunisce grandi aziende con forti ambizioni, tra cui quella di utilizzare solo elettricità da fonti rinnovabili per le loro attività produttive (da cui il nome RE100).

Contiamo più di 400 membri da tutto il mondo, del calibro di Samsung, Ikea, Apple; oltre 120 sono attivi anche in Italia. Insieme, producono circa 440 TWh di elettricità ogni anno, la stessa quantità di un Paese del G7. Con il nostro viaggio verso il 2040, vogliamo lanciare un segnale forte ai mercati e ai governi, chiedendo l’adozione di politiche per la promozione dell’elettricità rinnovabile.

Qual è il ruolo delle aziende nella lotta contro la crisi climatica?

Le imprese del settore commerciale e industriale sono responsabili di oltre la metà dei consumi di elettricità nel mondo. Possono dare il proprio contributo in due modi: attraverso la sensibilizzazione e gli investimenti. I nostri membri hanno lavorato per incrementare l’uso dell’energia rinnovabile su scala globale. Chiediamo ai governi di essere più ambiziosi e fattivi su questo tema, consentendo alle rinnovabili di competere in modo equo con le altre fonti.

Questo significa bloccare i sussidi ai combustibili fossili, aumentare gli investimenti nelle FER, e consentire la diffusione dell’elettricità pulita a un prezzo competitivo. A proposito di investimenti, come dicevo prima, il settore privato ha un ruolo cruciale. Nel 2021, le imprese dell’UE hanno firmato PPA per 8 GW di energia elettrica rinnovabile, pari al 17,5 per cento della capacità totale installata quell’anno.

Perché avete deciso di sfatare alcuni miti legati all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili? Qual è il più pericoloso?

C’è molta disinformazione riguardo all’elettricità rinnovabile, perciò abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza. Il mito più pericoloso è che la transizione energetica non possa avvenire e che sia troppo costosa. Prima di tutto, un’affermazione simile non tiene conto della necessità di cambiare rapidamente il nostro modo di produrre e consumare energia, e i benefici di un simile cambiamento. Nel lungo periodo, inoltre, la nuova capacità solare in Europa è dieci volte più economica dei gasdotti esistenti. Le rinnovabili rappresentano il futuro e l’energia che forniscono è più economica, pulita, e in grado di aumentare la sicurezza energetica.

Qual è stato l’impatto della crisi energetica sul passaggio all’energia pulita, stando all’ultima edizione del vostro Annual Disclosure Report?

Nel 2022, il mondo si è trovato di fronte a una crisi energetica senza precedenti, in cui l’azione per il clima è passata in secondo piano rispetto alle misure volte ad assicurare la sicurezza degli approvvigionamenti. Nonostante questo, la transizione energetica ne è uscita rafforzata, più che indebolita. Anche perché la crisi è dipesa principalmente dall’uso dei combustibili fossili. Gli eventi che hanno seguito l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia hanno messo in luce la fragilità del nostro sistema.

Ciò ha dato una spinta alle rinnovabili e ha portato anche all’adozione di nuove leggi sul tema, come l’Inflation Reduction Act statunitense e il Green Deal Industrial Plan europeo. Nell’UE, per esempio, la capacità eolica è aumentata di 13 GW nel 2022. Anche i membri di RE100 hanno incrementato i loro sforzi, arrivando a consumare il 49 per cento di elettricità rinnovabile nel 2021, contro il 45 per cento del 2020 e il 41 per cento del 2019.

Quali sono le sfide che bisogna affrontare adesso, per raggiungere gli obiettivi previsti a livello internazionale in fatto di energia e clima?

La crisi scaturita dal conflitto ha messo in luce l’importanza, per i Paesi di tutto il mondo, di cogliere rapidamente le opportunità legate alla transizione energetica. Come ha detto il segretario generale delle Nazioni Unite alla presentazione dell’ultimo report dell’IPCC, è necessario includere l’azione per il clima in tutti i settori. C’è dell’ambizione: il G20 si è posto l’obiettivo di triplicare la capacità rinnovabile al 2030. Ora, bisogna passare all’azione.

I governi sono chiamati a semplificare e velocizzare la realizzazione dei progetti legati alle rinnovabili, e a mantenere saldamente le loro posizioni a favore degli investimenti nel settore. I grandi progetti di carattere infrastrutturale hanno bisogno di certezze: fare promesse da un lato, e adottare misure contraddittorie dall’altro, non fa che creare incertezze e limitare gli investimenti.

Come si può assicurare che la transizione energetica sia inclusiva e sostenibile anche da un punto di vista sociale?

I problemi che vediamo derivano da un sistema basato sui combustibili fossili. È importante far sì che la transizione energetica, oltre a risolvere le sfide legate alla sostenibilità ambientale, porti dei benefici a tutti, anziché rendere le disuguaglianze ancora più evidenti. Il prezzo dell’elettricità da rinnovabili non è mai stato così basso, cosa che si spera possa contribuire ad alleviare i costi delle bollette per le famiglie, specialmente quelle più vulnerabili.

Si tratta di un settore molto forte anche nella creazione di green jobs: in base alle stime dell’IEA, si apriranno 14 milioni di nuove posizioni entro il 2030. Con le giuste politiche, i governi europei possono creare le condizioni per sfruttare appieno questa opportunità. Non dimentichiamo poi che l’elettricità pulita riduce l’esposizione a pericolose sostanze inquinanti.

Leggi anche: La povertà energetica riguarda tutti, ecco perché

Il Climate Group è anche l’organizzatore della Settimana del Clima di New York, svoltasi dal 17 al 24 settembre 2023. Com’è andata?

La Climate Week è un’occasione importante per riunire aziende, istituzioni e rappresentanti della società civile per fare il punto in occasione dell’assemblea generale delle Nazioni Unite. Ho partecipato anche io: per i membri di RE100, è un’opportunità per discutere di eventuali criticità e del lavoro che vogliamo portare avanti insieme.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.