Gli ingredienti per una transizione energetica di successo, il dibattito in corso a Davos

Tanti gli spunti di riflessione emersi dal dialogo fra la ricercatrice Melissa Lott e il direttore dell’IRENA, Francesco La Camera.

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Melissa C. Lott

“La transizione energetica è indispensabile per raggiungere la neutralità climatica, dato che il 75 per cento delle emissioni di gas serra proviene dal settore dell’energia”. È con queste parole che Melissa C. Lott, direttrice delle attività di ricerca presso il Center on Global Energy Policy dell’Università Columbia, ha aperto la sessione del forum di Davos dedicata proprio alle soluzioni in ambito energetico, il 17 gennaio.

Il ruolo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili

La definizione di energia, secondo la ricercatrice, ingloba quattro sfaccettature: elettricità, trasporti, industrie, edifici. Per ridurre l’impatto ambientale del settore, sono tre i passi da compiere:

  1. elettrificazione dei consumi energetici;
  2. produzione di elettricità da fonti rinnovabili;
  3. decarbonizzazione di tutti gli altri consumi. Per esempio, se gli aerei elettrici potranno essere impiegati solo nelle tratte brevi, negli altri casi sarà necessario ricorrere ai carburanti sostenibili per l’aviazione.

Le sfide legate alle catene di approvvigionamento

“Dietro a tutto questo, chiaramente, ci sono delle catene di approvvigionamento”, ha spiegato Lott. “Prima ancora di parlare di litio, io parlerei di rame. La chiave del successo sta nella capacità di integrare tutti gli stakeholder nei processi decisionali in qualità di equity partner fin dall’inizio. Per farcela entro il 2050, come dimostrano altre transizioni avvenute nella storia, sarà fondamentale cooperare”.

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Il report IRENA sulle materie prime critiche

Due aspetti su cui ha concordato Francesco La Camera, direttore generale dell’Agenzia internazionale per le energie rinnovabili (IRENA). Attraverso politiche di sostegno e strategie di collaborazione che permettano ai Paesi in via di sviluppo di conquistare una più ampia porzione della catena del valore, come evidenzia l’ultimo report sui materiali critici a cura dell’Agenzia, sarà possibile creare nuove opportunità commerciali e dare impulso a cicli produttivi più inclusivi, etici e sostenibili.

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Francesco La Camera

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L’adeguamento delle infrastrutture

Per centrare gli obiettivi di riduzione delle emissioni climalteranti, serviranno 11 TW di capacità rinnovabile installata entro il 2030, vale a dire che dovremo installare 1.000 GW all’anno, ha spiegato La Camera. “Le rinnovabili sono le fonti più pulite ed economiche per produrre elettricità. Perché allora la transizione non avviene abbastanza velocemente? Prima di tutto, perché le infrastrutture sono ancora orientate a un sistema basato sui combustibili fossili. Servono reti flessibili e politiche che portino, per esempio, a un aumento della domanda di idrogeno verde. Servono anche più lavoratori qualificati”.

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Le alleanze di carattere strategico

Ribadendo l’importanza della cooperazione internazionale, il direttore dell’IRENA ha ricordato le ultime iniziative su cui l’Agenzia sta investendo a livello regionale, come l’Accelerated Partnership for Renewables in Africa (APRA), nata in occasione del primo Africa Climate Summit. L’idea è quella di replicare il progetto nel Sudest asiatico e in Sudamerica.

Altro momento importante è stato il lancio della Utilities for Net Zero Alliance, istituita il 5 dicembre alla COP28 di Dubai da 31 partner globali, tra cui 25 utilities. Gli obiettivi dell’Alleanza sono proprio quelli appena elencati: elettrificazione dei consumi energetici, diffusione delle fonti rinnovabili e adeguamento delle reti elettriche.

La sinergia fra pubblico e privato

In conclusione, La Camera ha sottolineato la necessità di una riforma delle istituzioni finanziarie, in modo da garantire maggiore inclusività. “C’è bisogno di oltre cinquemila miliardi per la transizione energetica: ci sono, vanno solo indirizzati nella giusta direzione. Non dobbiamo dimenticarci che la creazione di infrastrutture è sinonimo di sviluppo. Serve il sostegno della politica, e una maggiore sinergia fra pubblico e privato”.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.