Mitili e Mater-Bi, il connubio che riduce l’inquinamento

I risultati dello studio a cura dei ricercatori della Stazione Anton Dohrn, in collaborazione con l'Università di Scienze Gastronomiche

mussels- mitili
Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay

Si stima che le attività marittime come pesca e acquacoltura producano circa il 39% e al 14% di marine litter, rifiuti dispersi in mare, di Europa.

Sono i mitili la maggiore fonte di produzione di marine litter, costituiscono circa un terzo di tutti i prodotti provenienti da attività di acquacoltura, con una produzione che ha raggiunto le 522.400 tonnellate nel 2016, il 24,5% rispetto alla produzione mondiale (Fonte Pietrelli, 2022).

Per limitare la diffusione di questo problema alcune acquacolture utilizzano materiali in Mater-Bi, la cosiddetta plastica biodegradabile.

Ma questo materiale quali potenzialità ha nel comparto della mitilicoltura e soprattutto che impatto ha se ingerito sulla salute umana? Uno studio condotto dai ricercatori della Stazione Anton Dohrn, in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche ha cercato di trovare delle risposte.

I risultati dello studio sull’uso del Mater Bi nell’allevamento dei mitili

Lo studio, svolto nel mar Piccolo di Taranto, ha mostrato che non sono presenti picchi aggiuntivi nello spettro delle plastiche (PP e Mater-Bi). Inoltre dai test effettuati su terreni selettivi per la ricerca di microrganismi patogeni, non è stata evidenziata presenza di batteri patogeni o potenzialmente pericolosi per l’uomo.

Inoltre i mitili allevati nelle reste in Mater –Bi crescono più velocemente di quelli innestati nelle reste in polipropilene, con un vantaggio per i mitilicoltori in termini di resa economica.

“Questo progetto sperimentale, realizzato nel Golfo di Taranto come area pilota – afferma la dott.ssa Teresa Romeo, Direttrice della sede Sicilia della Stazione Zoologica Anton Dohrnrappresenta un modello di innovazione che vede insieme ricerca, innovazione e imprese produttrici che operano al fine di garantire un’attività sostenibile nell’ottica di un’economia circolare, e che può fungere da studio pilota per fornire anche misure di gestione a supporto del settore della mitilicoltura da poter esportare su scala nazionale”.

L’analisi applicata è stata la FT-IR complementarmente alla valutazione della colonizzazione batterica, in grado di valutare cambiamenti superficiali dal punto di vista chimico delle calze in polipropilene ed in Mater-Bi.

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