Contrastare il greenwashing, la proposta della Commissione Europea

Autodichiarazioni esplicite e limitazione dei marchi ambientali, queste alcune delle misure previste.

Presto potremmo trovare sulle etichette dei prodotti che acquistiamo scritte come: “consegna con compensazione di CO2”, “imballaggio in plastica riciclata al 30%” o “protezione solare rispettosa degli oceani”. Non si tratta di una nuova forma pubblicitaria anzi, sarà la risposta a una nuova normativa prevista dall’UE per contrastare il greenwashing.

square contrastare il greenwashing
Foto di David Zydd da Pixabay

Attualmente si tratta ancora di una proposta della Commissione UE che rientra nei “Nuovi criteri comuni per contrastare il greenwashing e le asserzioni ambientali ingannevoli”. Il cui intento è accrescere la consapevolezza dei consumatori negli acquisti sostenibili. Un modo premiare anche le imprese effettivamente più green.

Oltre alle “autodichiarazioni esplicite” obiettivo della proposta è anche la limitazione dei marchi ambientali pubblici e privati.  Andando cioè a a calmierare il mercato delle autodichiarazioni volontarie riguardanti gli impatti, gli aspetti o le prestazioni ambientali di un prodotto, di un servizio o l’operatore stesso.

Da queste misure sono escluse tutte le autodichiarazioni disciplinate dalle norme esistenti o future dell’UE perché garantite dalla regolazione in vigore. Tra questi ricordiamo ad esempio il marchio Ecolabel UE o il logo degli alimenti biologici.

L’iniziativa è una risposta a uno studio realizzato dalla stessa commissione nel 2020. Secondo il quale il “53,3% delle asserzioni ambientali esaminate nell’UE erano vaghe, fuorvianti o infondate e che il 40% era del tutto infondato“. da questa analisi è emersa anche la necessità di stabilire norme comuni di validazione e valutazione.

Niente dati aggregati e stretta sui marchi ambientali

La proposta intende vietare le autodichiarazioni o i marchi che utilizzano il punteggio aggregato dell’impatto ambientale complessivo del prodotto, tranne se rientrano nelle norme dell’UE.

Stretta anche sui marchi ambientali. I 230 marchi attualmente esistenti generano sfiducia nel consumatore. Non saranno previsti nuovi sistemi pubblici di etichettatura, “a meno che non siano sviluppati a livello dell’UE”. Mentre eventuali nuovi sistemi privati dovranno dimostrare di “perseguire obiettivi ambientali più ambiziosi rispetto ai sistemi esistenti e ottenere un’approvazione preventiva”

In attesa della votazione al Parlamento europeo e del Consiglio, continuiamo a fare attenzione alle etichette presenti sui prodotti che scegliamo e atteniamoci soprattutto ai marchi registrati UE.

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