Inquinamento E1513099220720Nel 2018 sono 19 in tutto le aree urbane italiane che hanno registrato valori di PM10 superiori alla norma consentita. In particolare al primo posto si colloca Brescia con 87 superamenti, seguita da Torino e Lodi, con un valore pari a 69. E’ quanto emerge dal Rapporto ISPRA-SNPA che sottolinea come il trend relativo alle concentrazioni di PM10, PM2,5 e NO2 sia in diminuzione. Le emissioni di PM10 primario, ad esempio, sono passate da un totale di 45.403 tonnellate (Mg) nel 2005 a 36.712 tonnellate (Mg) nel 2015 con una riduzione del 19%.

Sharing Mobility in crescita

Dal report emerge come il comparto della sharing mobility si sia caratterizzato per un trend di crescita nel periodo compreso tra il 2015 al 2017. Nello specifico il numero delle vetture è raddoppiato testimoniando il successo di questa modalità di spostamento condivisa. Se si analizzano poi le diverse tipologie di veicoli utilizzati dagli utenti si vede che, delle 48 mila unità messe su strada lo scorso anno, l’83% sono biciclette, il 16% automobili e l’1% scooter. 

Rischio frane, meno rilevante nei capoluoghi di provincia

Passando invece al rischio frane, lo studio mostra come il fenomeno sia meno rilevante nei capoluoghi di provincia rispetto al restante territorio italiano. In generale il 3,6% del territorio italiano è classificato come “a pericolosità da frana elevata P3 e molto elevata P4” (Piani di Assetto Idrogeologico), mentre la media nazionale raggiunge, nelle stesse classi di pericolosità, l’8,4%.

Qualche numero

Entrando più in dettaglio, la ricerca sottolinea come siano 24.311 le frane censite fino al 2017 nei 120 comuni. La superficie complessiva delle aree “a pericolosità per frana” ammonta, invece, a quasi 2.400 km2 (11,4%). Di questi 753km2 (3,6%) sono territori in cui risiedono oltre 189 mila abitanti. Si tratta di zone che definite “a pericolosità elevata P3 e molto elevata P4”. I Comuni con più abitanti a rischio frana sono in particolare: Napoli, Genova, Catanzaro, Chieti, Massa e Palermo.

Rischio alluvioni

In questi stessi territori a rischio frana la probabilità di alluvione è superiore alla media nazionale. Analizzando i dati emerge infatti come la percentuale di aree a pericolosità media P2 (tempo di ritorno tra 100 e 200 anni) sia pari al 17% del territorio dei 120 comuni, rispetto a un dato nazionale pari a all’8,4%. Inoltre, la popolazione a rischio alluvioni nelle stesse aree (2.195.485 ab.) è pari al 12% della popolazione residente a fronte di un dato nazionale del 10,4%. In generale sono 14 Comuni con più di 50.000 abitanti a rischio alluvioni e 7 le Città metropolitane con più di 100.000 abitanti a rischio.

Consumo di suolo

Nel report viene affrontato il tema del consumo di suolo. Nel periodo compreso tra il 2016 e il 2017 i comuni italiani hanno consumato complessivamente circa 650 ettari di territorio. Si tratta di un fenomeno che si è tradotto in una perdita tra i 215 e i 270 milioni di euro legata ai principali servizi ecosistemici (dal 2012 al 2017). In particolare, il Comune di Roma, da solo, nello stesso periodo perde un valore tra i 25 e i 30 milioni di euro. Per quanto riguarda le Città metropolitane, nel 2017 Napoli e Milano registrano la percentuale di suolo consumato più alta, 34,2% e 32,3% rispettivamente, mentre Palermo la percentuale più bassa con 5,9%.

Fenomeni di sprofondamento

Passando ai fenomeni di sprofondamento  emerge invece come in particolare questa problematica si verifichi a  Roma dove, solo negli ultimi 10 mesi del 2018 si registrano ben 136 voragini. “Complessivamente, dal 1960 ad agosto 2018, nei 120 Comuni si contano 2.777 sinkholes dei quali – oltre a quelli della capitale – 562 a Napoli, 150 a Cagliari, 72 casi a Palermo. Tendenzialmente sono le città del Centro-Sud Italia quelle maggiormente interessate dal fenomeno che risulta contenuto, invece, nel nord Italia anche se si registra un aumento dei casi”, spiega una nota di Ispra.

Stato chimico delle acque

In tema di stato chimico delle acque i risultati sono invece positivi. Lo studio mostra infatti come “il 40% delle città abbia tutti i corpi idrici nel proprio territorio in stato Buono e solo il 13% in stato Non Buono”.

Pesticidi in concentrazioni elevati

Se si passa ad analizzare la concentrazione dei pesticidi la situazione risulta ben diversa. Nelle acque superficiali i valori sono superiori ai limiti normativi in 24 comuni sui 65 esaminati, mentre per le acque sotterranee il 7,3% dei punti, presenta concentrazioni sopra ai limiti consentiti. “Nei Comuni indagati – spiega la nota – sono state riscontrate 187 sostanze diverse rispetto alle 396 cercate. Nel 2017, il 95% delle acque di balneazione italiane (marine, lacustri e fluviali) si classificano in classe eccellente e buona, ma l’1% rimane in classe scarsa”.

Emissioni di CO2 da benzina e gasolio

Fin qui i dati Ispra. Passando invece a un’elaborazione del Centro Ricerche Continental Autocarro su dati del Ministero dello Sviluppo Economico, emerge come le emissioni di CO2 derivate dal consumo di benzina e gasolio per autotrazione abbiano subito un aumento nei primi 11 mesi del 2018. In particolare l’aumento è stato pari  a 1.255.826 tonnellate (che corrispondono all’1,4% in più) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

A novembre un +4,3% di emissioni

Se ci focalizziamo sul mese di novembre emerge come l’incremento delle emissioni di anidride carbonica da benzina e gasolio per autotrazione sia pari a a 332.372 tonnellate. Un dato che corrisponde al 4,3% in più rispetto allo stesso mese del 2017.

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