OLED, l’illuminazione organica che si studia all’Enea

Oled BiancoOLED è l’acronimo di Organic Light Emitting Diode, ovvero diodo organico a emissione di luce, e rappresenta la nuova frontiera della illuminazione. Gli OLED difatto possono costituire una alternativa ai LED (Light Emitting Diode), la fonte di illuminazione a basso consumo artefice della rivoluzione luminosa nel nome dell’efficienza energetica degli ultimi anni.

La loro caratteristica principale è di essere di spessore sottilissimo. Inoltre mantenendo un basso consumo, sono sempre luci fredde, anzi, anche più fredde dei LED grazie alla necessità di una alimentazione energetica più bassa. Non solo, gli OLED superano i LED per alcune caratteristiche fisiche: non sono sorgenti puntiformi, sono composti da materiali organici, meno costosi e impegnativi e possono essere spalmati su superfici flessibili, aprendo a diverse alternative di architettura luminosa.

La tecnologia ha ancora dei limiti di prestazione e durata per essere davvero considerata una alternativa ai LED, per questo l’Agenzia ENEA li sta studiando, sperimentando diverse soluzioni. Ne parliamo con Carla Minarini, Responsabile del Laboratorio “Nanomateriali e dispositivi” in cui, con un team di venti ricercatori, sta portando avanti sperimentazioni su questa tecnologia.

Tra i problemi da risolvere c’è innanzi tutto il tempo di vita dei materiali che essendo a base organica, si degradano per effetto della umidità.

Per proteggerli stiamo pensando di sigillarli sotto vuoto tra due strati di materiale, come vetro o materiali plastici flessibili, nel secondo caso è più complesso prevenire la deteriorazione.
Per questo è strategica la lavorazione dei materiali. Abbiamo testato la modalità della stesura a vapore, ma ora ci stiamo muovendo verso una tecnologia assimilabile alla stampa da rotocalco. Il nostro obiettivo è poter arrivare a realizzare superfici grandi con bassi costi di produzione, tema centrale nell’economia di scala del prodotto. I LED si producono a temperature molto elevate, siamo nell’ordine dei 600°, mentre per la stampa a rotocalco parliamo dfi  70°: anche questo è fare efficienza di produzione.

Rispetto all’efficienza di luminosità siamo ancora lontani dai 100-120 lumen watt dei LED. Grandi laboratori internazionali, oltre noi, stanno lavorando per arrivare ad un risultato simile che, nel caso degli OLED, sarebbe però su superfici estese, vera caratteristica differenziante tra le sorgenti luminose.

L’essere una fonte luminosa su superficie estesa fa si che l’emissione sia meno stancante per l’occhio umano?

Assolutamente sì, questa è un’altra differenza tra le due tipologie di sorgenti. Inoltre gli OLED non abbagliano. In più lavorando sui materiali si può ottenere un colore caldo più confortevole alla vista, avvicinandosi alla stessa diffusione della luce naturale.

Di fatto gli OLED raggiungono la stessa efficienza dei LED?

Siamo ancora lontani dai risultati dei LED. Sia per tempo di vita dei prodotti, che per l’effetto del “light outcoupling” tipico di queste sorgenti. In pratica la luce resta soprattutto all’interno della struttura diminuendo l’efficacia di luminosità della sorgente. Quindi, oltre alla protezione dagli agenti esterni della sostanza illuminante, bisogna far si che la luce fuoriesca. Stiamo lavorando a degli accorgimenti di tipo ottico.
Rispetto al “tempo di vita” l’obiettivo è raggiungere nei prossimi anni le 100mila  ore di vita con un degrado dell’efficienza non oltre 80-70%. Attualmente siamo nell’ordine delle 50mila ore.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.