Idrico e metano, sostenibili oltre le crisi

La discussione nel corso della tre giorni di Bolognafiere Water&Energy. Le strategie del settore gas per la decarbonizzazione nei trasporti e la corsa agli investimenti per la gestione virtuosa dell’acqua

Emergenza sanitaria, crisi dei prezzi energetici, inflazione e crisi russo-ucraina stanno determinando enormi problemi nell’ambito del processo di transizione ecologica, in Italia e non solo. Diventa sempre più difficile così restare sostenibili oltre le crisi.

Ben prima dell’inizio di queste difficoltà erano stati programmati investimenti e cantieri in settori strategici per il Sistema-Paese, come nel caso del Servizio idrico integrato e nel comparto del gas per i diversi usi finali (residenziale, industriale e trasporti) e nelle varie forme a fruizione (metano, gas naturale liquefatto – Gnl, gas naturale compresso – Cng).

La domanda di fondo, dunque, è come superare questa fase di emergenza con il minor danno possibile, tornando a correre lungo la strada della decarbonizzazione. Le possibili risposte sono state approfondite dal 12 al 14 ottobre nell’ambito di Bolognafiere Water&Energy che ha condensato sei fiere tematiche.

Il ruolo del gas e la componente “bio”

Per quanto riguarda i mezzi alimentati dai carburanti gassosi, “chiederemo al nuovo Governo di trattare metano e biometano al pari di quanto si fa con l’elettrico, anche per ciò che riguarda l’incentivazione”. È quanto annunciato a Bologna dalla presidente di Ngv Italy, Mariarosa Baroni.

Presidente di Ngv Italy, Mariarosa Baroni.
Presidente di Ngv Italy, Mariarosa Baroni. Foto di Antonio Jr Ruggiero/Canale Energia

Non una questione di tecnologia, secondo Andrea Ricci di Snam4mobility: “Le stazioni di rifornimento che erogano Cng alla mobilità stradale possono erogare anche bio-Cng”, ovvero il metano auto generato da fonti rinnovabili.

Per quanto riguarda i camion, invece, “nel 2030 le nostre previsioni ci dicono che i veicoli circolanti grazie al biometano saranno il 25% sul totale”, come riportato da Valerio Vanacore di Iveco. “L’ecosistema bio va studiato per i trasporti ma servono investimenti. Ci crediamo e bisogna stringere la filiera”.

Dunque, cosa serve per facilitare l’ascesa della componente bio nel sistema gas nazionale e, in particolare, nell’ambito dei trasporti? Secondo Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano, “il settore del metano per autotrazione sta attraversando oramai da più di un anno un momento di estrema crisi. I prezzi del gas naturale hanno raggiunto livelli insostenibili ed è necessario affrontare il tema dell’approvvigionamento e della diversificazione delle fonti. In questo contesto il biometano, gas rinnovabile che soddisfa i requisiti dell’economia circolare, può costituire una soluzione immediata, efficace, sicura e strategica per il nostro Paese nel risolvere i problemi ambientali ed energetici. Già oggi il 30% del metano per auto distribuito in rete è biometano. Di conseguenza il parco circolante a metano è paragonabile al livello di emissioni ai veicoli elettrici alimentati con il mix di produzione nazionale di energia elettrica”.

Sulla stessa linea anche Assogasliquidi, come illustrato a Bologna da Giacomo Fabbri, presidente Gruppo merceologico Gnl dell’associazione. “Nel trasporto pesante il Gnl è l’unica vera alternativa pronta e sostenibile ai carburanti tradizionali e, se si vuole ridurre l’impatto ambientale di tutto il settore, occorre innanzitutto rendere operativa e strutturale la misura introdotta per il 2022 del credito d’imposta a favore delle aziende del trasporto merci a Gnl ed equipararlo a quello già riconosciuto al gasolio, pari al 28%. Ma non basta. Per favorire il processo di decarbonizzazione va confermata l’esenzione dal regime di accisa per i quantitativi di Gnl nel trasporto marittimo, riviste fino all’azzeramento le aliquote di accisa per i prodotti bio e rinnovabili ed estesi gli incentivi anche per i volumi di bio-Gnl destinati alla navigazione internazionale, oltre che nelle acque interne, massimizzando la penetrazione delle rinnovabili nel settore marittimo”.

Sostenibili oltre le crisi grazie all’innovazione tecnologica per la gestione idrica

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, il Fondo complementare e lo strumento comunitario ReactEu sono i principali schemi di finanziamento per lo sviluppo del Servizio idrico integrato italiano, su cui si concentrano oltre 3 miliardi di euro a sostegno dei progetti dei gestori.

Un processo fondamentale, come illustrato nella tre giorni di Bfwe, sia perché il livello delle perdite lungo le reti di distribuzione dell’acqua rimane su quantitativi altissimi su base media nazionale, sia perché il comparto idrico ha un consumo energetico pari al 2% della bolletta energetica nazionale. Dunque, efficientare è la parola d’ordine.

convegno iatt restare sostenibili oltre le crisi
Convegno Iatt Foto Antonio jr Ruggiero/Canale Energia

Un’opportunità di innovazione tecnologica arriva dalle trenchless technology, come rimarcato a Bologna dall’associazione di riferimento, Iatt. “Si tratta di soluzioni che consentono la posa o la manutenzione di reti nel sottosuolo – idriche e di ogni altro tipo – senza ricorrere al tradizionale scavo a cielo aperto”, ha illustrato il presidente Paolo Trombetti. “Una sorta di microchirurgia dei servizi a rete che consente di minimizzare i cantieri, riducendo costo economico delle lavorazioni, consumi energetici connessi, materiale movimentato, blocchi del traffico e dei servizi alle utenze interessate”.

Nel nostro settore le tecnologie trenchlss o no dig stanno acquisendo sempre più importanza”, secondo Tania Tellini, coordinatrice Acqua di Utilitalia. I finanziamenti assicurati dal Pnrr ai progetti in campo idrico richiedono tempi di realizzazione “strettissimi e rigidi”; dunque, poter contare su soluzioni tecnologiche che riducono i tempi delle lavorazioni è un vantaggio.

Il tutto, però, senza dimenticare l’impegno richiesto ai cittadini. “La parola d’ordine è oggi riduzione: riduzione dei prelievi, degli usi finali e degli sprechi”. Questo l’indicazione chiara data da Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente. “L’acqua è la risorsa più sensibile alla crisi climatica”, su cui “c’è consapevolezza da parte delle persone ma adesso serve un passo in più sulle soluzioni da adottare”.

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Nato ad Avellino, giornalista professionista, laurea in comunicazione di massa e master in giornalismo conseguito all’Università di Torino. È direttore della rivista CH4 edita da Gruppo Italia Energia. In precedenza ha lavorato nel settore delle relazioni istituzionali e ufficio stampa, oltre ad aver collaborato con diversi media nazionali e locali sia nel campo dell’energia sia della politica. È vincitore di numerosi premi giornalistici nazionali e internazionali.