Benessere animale, le nuove norme non convincono le associazioni

Il nuovo regolamento europeo sul trasporto di animali vivi non convince organizzazioni come Animal Law Italia e LAV. Che denunciano anche la mancata chiusura di alcuni allevamenti di visoni nel nostro Paese.

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Foto di Diego San su Unsplash

Quella che la Commissione europea descrive come “la più profonda riforma da vent’anni a questa parte delle norme comunitarie sul benessere degli animali durante il trasporto” non sarà sufficiente a porre fine alle sofferenze patite da quei 600 milioni di animali che ogni anno vengono trasportati per lunghi viaggi all’interno e all’esterno dell’UE. Questo è il parere di un gruppo di associazioni composto da Animal Equality, Animal Law Italia, CIWF Italia, Essere Animali e LAV.

La proposta della Commissione sul trasporto di animali vivi, presentata il 7 dicembre, prevede:

  • tempi di viaggio abbreviati;
  • misure volte a garantire spazio sufficiente agli animali e norme speciali per i soggetti gravidi o vulnerabili;
  • l’obbligo di trasporto notturno qualora la temperatura sia superiore a trenta gradi;
  • l’uso di strumenti digitali per effettuare controlli più numerosi e più efficaci, anche nei Paesi terzi.

“Occorre vietare le esportazioni”, secondo i difensori dei diritti degli animali

Nonostante questi passi avanti, evidenziano le associazioni, la proposta “non pone limiti ai viaggi via mare e contiene lacune create da definizioni carenti o specie mancanti, come gli agnelli trasportati su lunghe distanze. Quello di cui abbiamo bisogno è ciò che i cittadini dell’UE chiedono: un divieto di esportazione di animali vivi verso Paesi terzi e regole molto più severe”.

Le nuove norme sulla tracciabilità di cani e gatti

La Commissione propone anche l’adozione di nuove norme sulla tracciabilità di cani e gatti che introdurranno, per la prima volta, standard uniformi per l’allevamento, la stabulazione e la gestione di questi animali negli allevamenti, nei negozi e nei rifugi, al fine di tutelarne i diritti e combattere il commercio illegale.

“Quasi la metà delle famiglie europee vive con un cane o un gatto: oggi, per la prima volta in assoluto, proponiamo norme comuni per proteggere meglio i milioni di cani e gatti allevati nell’UE e garantire ai futuri proprietari di animali da compagnia le certezze di cui hanno tanto bisogno”, ha commentato Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la Sicurezza alimentare.

L’iniziativa Fur Free Europe

Per quanto riguarda l’iniziativa dei cittadini europei Fur Free Europe, la Commissione ha incaricato l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di fornire un parere scientifico, entro marzo 2025, riguardo al benessere degli animali allevati per la produzione di pellicce. Sulla base di questo contributo scientifico e di una valutazione dell’impatto economico e sociale, la Commissione deciderà in merito “all’azione più appropriata” da intraprendere.

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In Italia, il divieto di allevamento, riproduzione in cattività, cattura e uccisione di animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia è in vigore dal 2022. Tuttavia, “1.600 visoni risultano ancora in gabbia negli allevamenti di Capergnanica (CR), Ravenna e Castel di Sangro (AQ), in una situazione incompatibile con il loro benessere, la prevenzione di spillover zoonotici e gli obiettivi stessi che il suddetto divieto intendeva perseguire”, denunciano Animal Law Italia, Essere Animali, Humane Society International/Europe e LAV.

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