L’Italia apporterà il suo contributo per garantire che tutti gli ecosistemi vengano adeguatamente protetti, attraverso la Strategia nazionale biodiversità 2030, che pone differenti obiettivi da realizzare all’interno delle diverse aree di intervento. 

Nel caso di specie, Canale Energia ha realizzato un focus sull’area della Strategia nazionale relativa alle acque interne, ovvero fiumi, laghi, stagni, ma anche lagune e bacini di acque salmastre, intervistando il presidente di Anbi – Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue, Francesco Vincenzi. 

Tra gli obiettivi specifici della Strategia dedicati alle acque interne, ci si prefigge di ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce e le funzioni naturali dei corpi idrici, così da raggiungere entro il 2027 il “buono stato” di tutte le acque. Che bilancio si può fare per il nostro Paese in merito alla gestione di queste ultime e al loro stato ecologico? 

In generale le acque interne possono distinguersi in corsi d’acqua, laghi, acque sotterranee ed acque potabili. Secondo stime del Ministero della Transizione Ecologica, già oggi il prelievo idrico non è compatibile con il buono stato delle acque interne, come del resto avviene in gran parte dell’Europa e, tale situazione è destinata a peggiorare con lo strutturarsi del cambiamento climatico. Aumentare la disponibilità idrica con la realizzazione di bacini di accumulo, costituisce una soluzione, ma spesso sorgono difficoltà per la localizzazione e per l’inserimento ambientale; la realizzazione di piccoli invasi collinari potrebbe consentire il superamento di tali difficoltà.

L’innovazione tecnologica e l’amministrazione dei bacini idrografici possono considerarsi migliorate negli ultimi anni e quindi costituire un valido supporto a mantenere in buono stato la condizione ambientale degli ecosistemi acquatici?

Certamente l’innovazione tecnologica e l’amministrazione dei bacini idrografici forniscono un valido supporto per migliorare lo stato ambientale degli ecosistemi acquatici, ma sarebbe innanzitutto necessario intervenire sullo sviluppo delle aree interne, che soffrono un grave spopolamento, in particolare delle imprese agricole, con importanti ripercussioni per la gestione del territorio: dalla mancata manutenzione dei boschi al dissesto idrogeologico, per carenza di sistemazioni agricole.

Tra le azioni prioritarie da mettere in campo vi è ladozione di “Nature based solutions e green infrastructure” che possano apportare benefici in termini di riqualificazione degli ecosistemi acquatici, miglioramento dei processi idromorfologici, mitigazione del rischio idraulico, resilienza climatica e protezione della biodiversità.

L’Italia riuscirà ad adottare questa tipologia di “infrastrutture verdi” e a cosa si fa riferimento esattamente?  La vostra Associazione cosa propone soprattutto in merito al miglioramento dei processi idromorfologici e alla mitigazione del rischio idraulico?

Anbi, per quanto di competenza ed in relazione agli obiettivi specifici da raggiungere con la “Strategia Acque Interne”, si sta adoperando per lo sviluppo della cosiddetta manutenzione gentile dei corpi d’acqua, in sintonia con l’ambiente e la biodiversità.

Inoltre, assieme a Coldiretti, ha proposto il “Progetto Laghetti”, cioè un piano straordinario di infrastrutturazione idraulica del Paese, mediante bacini medio-piccoli di raccolta delle piogge che potranno avere un uso plurimo nel rispetto delle priorità normative e, che dopo l’uso potabile prevedono quello irriguo.

Oggi, solo l’11% della risorsa pluviale viene trattenuto, mentre il resto viene indirizzato, inutilizzato a mare.

Nuovi invasi saranno utili pure al raggiungimento del secondo obiettivo strategico: l’autosufficienza energetica del Paese, grazie al contributo, che potranno apportare in termini di produzione idroelettrica e fotovoltaica, anche attraverso pannelli solari galleggianti. Tali bacini saranno, a tutti gli effetti, infrastrutture irrigue collettive, in grado di incrementare la produzione agricola del nostro Paese, senza compromettere la sostenibilità ambientale della risorsa idrica, ma favorendone un uso efficiente ed oculato.  

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.