Lo scorso 22 febbraio, l’Assemblea Capitolina di Roma ha approvato il nuovo Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums). La strategia, avviata nel 2016 dall’amministrazione Raggi e modificata in profondità dalla nuova amministrazione, può oggi contare su una molteplicità di finanziamenti. Ne abbiamo parlato con l’assessore alla Mobilità, Eugenio Patané.

Eugenio Patanè - Assessore alla mobilità

Il Pums ha una prospettiva di breve, medio e lungo periodo. Quali saranno le azioni immediate e quali quelle che richiederanno più tempo?

Il Pums è il programma sulla mobilità dei prossimi dieci anni con il quale dovremmo realizzare quella che ho definito “rivoluzione del ferro”. Le prossime azioni dovremmo portarle a termine entro il Giubileo, a cominciare dall’apertura delle fermate Amba Aradam e Colosseo della Metro C, che la collegano alla Linea B. 

Poi ci sono le quattro linee tranviarie commissariate: la Termini-Vaticano Aurelio, la linea sulla Togliatti, la Termini-Giardinetti-Tor Vergata e la linea di congiungimento tra piazzale del Verano e la stazione Termini. Importante sarà anche l’apertura della stazione Pigneto come scambio tra la FL1, la FL3 e la Metro C che a quel punto, scambiandosi con le ferrovie laziali, con la metro A e la metro B, costituirà un network importante su ferro. 

Nel medio e lungo periodo, avremo altre sette linee tranviarie, già in progettazione di fattibilità tecnico economica, che disegneranno da qui al 2030 una città con 17 linee di tram. E poi i prolungamenti della metro A, oltre Battistini verso Torrevecchia da un lato e, verso Monte Mario dall’altro, nonché della B, che dovrà proseguire oltre Rebibbia fino a Casal Monastero. Poi, altre opere come la prosecuzione della metro C con le tratte T1 e T2 e C2, nello scenario tendenziale, la linea D e la funivia Eur-Magliana.

Si torna quindi a parlare di “cura del ferro” per la città di Roma: su quali finanziamenti può contare l’amministrazione e quali prevede di ottenere? 

La Conferenza unificata ha approvato due decreti di riparto che destinano a Roma circa 1,8 miliardi per il trasporto rapido di massa. 

Grazie al ministro Giovannini e alla struttura del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, arrivano nella Capitale fondi indispensabili per proseguire verso il completamento della Metro C, pari a 755 milioni complessivi per realizzare la stazione di Piazza Venezia, snodo fondamentale anche in vista del progetto di valorizzazione dei Fori e dell’area archeologica centrale. 

Altri 990 milioni, destinati alla tratta T2 Venezia-Piazzale Clodio della Linea C, consentono di riavviare la progettazione definitiva, bloccata dal 2010, e realizzare un primo lotto costruttivo. Abbiamo inoltre ottenuto la rimodulazione dei fondi della cosiddetta tranvia dei Fori, pari a 188 milioni di euro, con due obiettivi. Il primo, è finanziare il prolungamento della linea Termini-Venezia raggiungendo così la copertura integrale dei costi dell’intera linea Tva per un tratto pari a 6,2 km, che permetterà di collegare il nodo di Piazza Venezia con la zona ovest della città e con il nodo di interscambio di Termini. In secondo luogo, realizzeremo il deposito Centocelle est, destinato ad ospitare nuovi tram in un’area di circa 12.700 metri quadri. 

Per quanto riguarda il parco autobus, dal Pnrr sono stati assegnati a Roma oltre 292 milioni per il rinnovo flotte bus e treni verdi, da destinare all’acquisto di 411 autobus ad alimentazione elettrica e all’infrastrutturazione necessaria alla messa in servizio di tale tipologia di veicoli. Tra cui, la costruzione e/o adeguamento delle rimesse esistenti ed eventuale predisposizione di punti di ricarica nei pressi dei capolinea. Infine, abbiamo i fondi per il Giubileo 2025 e quelli eventuali riguardanti l’Expo 2030.

Il piano prevede anche la realizzazione di un’app per la cittadinanza. Quando sarà pronta?

Confidiamo di partire con la sperimentazione, con i primi 1000 utenti ,entro l’estate

I treni urbani sono la soluzione più rapida per raggiungere aree della città non raggiunte dalla metro, come ad esempio Trastevere. Si prevedono investimenti anche in questo ambito?

Abbiamo in programma diversi interventi sul nodo ferroviario di Roma che saranno strategici per migliorare la mobilità cittadina e favorire gli spostamenti su ferro, diminuendo di conseguenza il traffico veicolare privato. Penso alla stazione Pigneto, alla tratta Vigna Clara-Ostiense che sarà riattivata a partire dal prossimo 12 giugno. E poi ancora, il quadruplicamento di Ciampino e la chiusura dell’anello ferroviario.

Cosa rimprovera all’amministrazione precedente in materia di mobilità? E per cosa, invece, la ringrazia?

La condizione delle infrastrutture che abbiamo ereditato è da terzo mondo: hanno lasciato Roma senza la revisione dei treni per la metro A e B e, non hanno neanche messo i soldi per poterla fare sui treni di Metro C. Chi ha governato fino allo scorso ottobre dovrebbe chiedere scusa ai romani per le manutenzioni e le revisioni che andavano fatte negli anni precedenti. Appena siamo arrivati, abbiamo salvato i 20 treni della Metro A che avrebbero dovuto andare fuori linea già a gennaio. Ora, stiamo discutendo con il ministero per quelli della Metro C. Per riportare a un regime ordinario sia il funzionamento che la programmazione della manutenzione di metropolitane e treni avremo bisogno di cinque anni e si dovrà intervenire su più fronti: dall’armamento dei binari alle banchine, agli impianti antincendio. L’unico aspetto di cui si sono occupati, seppur in ritardo, è l’avvio del rinnovo della flotta bus Atac. Per il resto il nulla assoluto.

In molte città europee l’auto non è la prima opzione dei residenti per spostarsi, soprattutto in centro. Quali sono le città europee che reputa un modello da seguire?

Roma è una città unica nel suo genere, quindi non paragonabile. Però secondo me, dobbiamo fare riferimento ad un metodo come quello utilizzato a Parigi, che oggi ha un’intelaiatura di trasporto su ferro molto solida con metropolitane, nodo ferroviario e tram e poi, su questa ha costruito un network di mobilità attiva, pedonale e ciclabile molto importante.

Come si immagina Roma tra dieci anni, a livello di mobilità?

Dobbiamo lavorare per fare in modo che la nostra città, assolutamente auto-centrica, diventi una città intermodale. 

L’obiettivo che ci siamo prefissati è la cosiddetta “Città dei 15 minuti”, che dal punto di vista della mia attività di assessore, vuol dire che un utente in 10-15 minuti arriva al sistema della mobilità. Per questo, sull’intelaiatura del trasporto pubblico centrale, formato dal trasporto su ferro, metro e tram, su gomma, bus e filobus, dobbiamo innestare un’altra intelaiatura che è appunto quella dei 15 minuti, fondata su pedonalità e ciclabilità. Dobbiamo quindi fare in modo che le stazioni diventino una sorta di hub dal quale far partire la cosiddetta mobilità dell’ultimo miglio. Per fare questo, dobbiamo innanzitutto recuperare i ritardi del passato, ammodernando le infrastrutture delle metropolitane A, B e B1, fare le revisioni del materiale rotabile e comprare nuovi treni. 

Stesso discorso vale per l’ammodernamento delle infrastrutture tranviarie, l’acquisto di nuovi tram e la realizzazione delle 11 nuove tranvie. La manutenzione e l’ammodernamento dell’esistente costituisce insieme ai filobus, che a breve rimetteremo su strada, alle altre linee portanti del trasporto pubblico su gomma e alle nuove linee tranviarie, la spina dorsale su cui fondare la mobilità del futuro. 

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Laureata con lode in Economia dell’Ambiente, si occupa di tematiche ambientali da oltre dieci anni sia come freelance che come esperta di comunicazione per il terzo settore. Nel 2014 ha vinto il Premio Morrione per l’inchiesta video “Anello di Fumo”, trasmessa da Rai News, sullo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi nella periferia di Roma, poi trasformata in libro (“A ferro e fuoco”) per Kogoi Edizioni.