Giustizia climatica, storica sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo

Le “gravi mancanze” della politica si sono tradotte in una violazione dei diritti delle “Anziane per il clima”, le duemila cittadine svizzere che hanno fatto causa al governo

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) ha condannato il governo svizzero per la sua incapacità di affrontare adeguatamente la crisi climatica e la sua conseguente violazione dei diritti umani. La sentenza è arrivata oggi, 9 aprile, e rappresenta un risultato storico che potrebbe cambiare il panorama giuridico a livello globale.

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La CEDU © Barnyz/Flickr

Violato l’articolo 8 della Convenzione europea sui diritti umani

A rivolgersi alla CEDU erano state oltre duemila cittadine svizzere, la maggior parte delle quali sopra i settant’anni. Le “Anziane per il clima” sostenevano che le ondate di calore fomentate dal riscaldamento globale avessero influito negativamente sulla loro salute e qualità della vita. I giudici hanno dato loro ragione, accusando la confederazione elvetica di aver violato l’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, ovvero il diritto al rispetto della vita privata e familiare.

Secondo la CEDU, la nazione “non ha rispettato i suoi obblighi in materia di mitigazione dei cambiamenti climatici” e ha fallito nel tutelare i suoi cittadini “dagli effetti avversi della crisi climatica”, a causa di “gravi mancanze” nelle politiche nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra.

Le possibili ripercussioni della sentenza su scala globale

“Questa sentenza costituisce un precedente storico a livello europeo”, ha commentato Gerry Liston, avvocato del Global Legal Action Network. “Significa che tutti i Paesi europei devono rivedere urgentemente i propri obiettivi climatici, in modo che siano allineati a quelli dell’Accordo di Parigi. È una grandissima vittoria per tutte le generazioni”.

La decisione presa da “uno dei più importanti tribunali del mondo lancia un messaggio chiaro: i governi devono compiere azioni concrete riguardo alle emissioni per salvaguardare i diritti umani dei loro cittadini”, ha aggiunto la dottoressa Vesselina Newman di ClientEarth, come riportato dalla CNN.

Difatti, la sentenza della CEDU potrebbe portare anche a un’accelerazione della transizione dai combustibili fossili alle fonti energetiche rinnovabili. E potrebbe influire sull’andamento della campagna “Giudizio universale”: nata nel 2020, vede riuniti 179 individui e 24 associazioni che hanno fatto causa allo Stato italiano per inazione climatica.

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Il caso dei sei giovani portoghesi contro 32 governi

La Corte ha invece respinto il ricorso che sei giovani portoghesi avevano presentato contro il Portogallo e altri 31 Paesi, fra cui l’Italia, sostenendo che avessero fallito nel tutelare i propri cittadini dagli effetti pericolosi del riscaldamento globale, a partire dagli incendi.

I giudici hanno respinto il caso sulla base del fatto che i ricorrenti non avevano prima esperito tutte le vie legali nel loro sistema giudiziario nazionale. Hanno inoltre convenuto che non vi fossero motivi per estendere la richiesta a nazioni al di fuori del Portogallo.

“Non abbiamo rotto il muro, ma abbiamo fatto una grossa crepa”, ha commentato una delle ricorrenti, Catarina dos Santos Mota. Anche per la nota attivista svedese Greta Thunberg, “questo è solo l’inizio”.

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