Effetto domino sulla biodiversità, l’allerta del WWF

Il rischio di una veloce estinzione delle specie è l'impossibilità di realizzare un nuovo equilibrio tra ecosistemi. La campagna Our Nature, per contribuire a contrastare il fenomeno

Stiamo vivendo un effetto domino sul nostro ecosistema. Un’azione il cui effetto è ancora più distruttivo e letale in quanto abbiamo aumentato il tasso di estinzione da 1 a massimo 10 specie all’anno a 1.000 volte di più.

Un fenomeno che va oltre il decorso naturale delle specie sulla terra e che non permette agli habitat sia vegetali sia animali di adeguarsi e mettere in campo risorse alterative per tempo.

Per questo si definisce sesta estinzione di massa. Stavolta l’ineluttabile si potrebbe contrastare in quanto non è un meteorite che sta avendo un impatto sulla Terra ma la inesorabile attività di inquinamento e modifica degli ecosistemi realizzata dalla mano dell’uomo.

A dirlo i 300 specialisti della Species Survival Commission della IUCN, Unione Mondiale per la Conservazione della Natura.

È questo il richiamo che lancia il WWF in occasione della giornata in cui si celebra Charles Darwin, il padre della teoria dell’evoluzione, con la  contemporanea diffusione del report “Effetto domino: salvare le specie per non estinguerci”.

Un’analisi che evidenzia i rischi a cui stiamo andando incontro, come l’impoverimento del suolo e della sua capacità di rigenerarsi e la maggiore esposizione a malattie. È stato il caso del COVID o di altre malattie trasmesse da patogeni che hanno colpito l’uomo a seguito della distruzione degli ecosistemi e dell’insostenibile gestione delle specie.

I contenuti del report “Effetto domino: salvare le specie per non estinguerci”

Nel report si chiariscono diversi aspetti legati ai ‘servizi degli ecosistemi’  che assicurano salute e vita alla nostra civiltà come la conosciamo oggi e alla velocità che non permette il ricambio di vita negli ecosistemi. Difatti le specie nuove non hanno modo di svilupparsi e adattarsi alle nuove sfide climatiche ed esogene poste dalla presenza umana. Per cominciare da qualche cifra basti considerare che dal 1950 a oggi, oltre il 35% dei terreni adatti alle colture è stato degradato.

L’inaridimento del suolo

Ad esempio si evidenzia come l’estinzione in corso di insetti impollinatori come api, farfalle, falene, bombi, coleotteri impatti sulla capacità produttiva agricola di Europa e Nord America. Si tratta di circa il 50% delle specie esistenti a rischio estinzione.

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Il degrado della qualità del suolo ha colpito un terzo della superficie terrestre. A causarlo deforestazione, sfruttamento dell’agricoltura industriale, inquinamento ed effetti della crisi climatica. Anche la riduzione di specie come formiche o altri artropodi contribuiscono alla degradazione della materia organica e alla mineralizzazione del suolo.

Il rischio della poca salute delle foreste

Pipistrelli, avvoltoi tutte specie che svolgono un ruolo importante per l’habitat e che per esigenze spesso industriali sono a rischio.

Inoltre, non bisogna sottovalutare come l’impatto di queste specie sulla sopravvivenza delle foreste abbia un impatto sulla disponibilità di acqua potabile. Difatti un ecosistema forestale ben funzionante regola il deflusso delle piogge, raccoglie e filtra l’acqua delle precipitazioni, riducendo il carico di inquinanti e fornendo acqua potabile. Quando le capacità ecologiche delle foreste si esauriscono, l’acqua diventa anche un pericoloso vettore di patogeni.

Molte specie di organismi filtratori, come ad esempio le cozze di acqua dolce, che contribuiscono alla qualità dell’acqua che beviamo, si sono già estinti o sono letteralmente sul baratro dell’estinzione.

Il respiro dell’oceano che ossigena il Pianeta

Anche animali come balene, squali, tonni, fino al minuscolo fitoplancton svolgono un ruolo cruciale per la cattura di CO2. Quando una balena muore, il carbonio contenuto nel suo corpo va a stoccarsi sul fondo degli oceani. E’ stato valutato che ogni grande balena sia capace di ‘sequestrare’ in media 33 tonnellate di CO2. Se pensiamo che oggi è presente solo un quarto delle balene una volta presenti sul pianeta, mentre la CO2 aumenta sempre di più,  il calcolo di per sé è inquietante. Anche Squali e razze possono svolgere questo compito anche se in maniera inferiore. La loro eccesiva uccisione impedisce di stoccare 5 milioni di tonnellate di carbonio.

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Il fitoplancton è in grado di sequestrare circa 37 miliardi di metri cubi di CO2 l’anno. L’equivalente di 4 foreste amazzoniche.

I tonni rossi invece oltre allo stoccaggio di CO2, mantengono l’equilibrio della catena alimentare, rilasciano azoto con i propri scarti (escrementi) che agisce da fertilizzante naturale per il fitoplancton.

Le lontre di mare contribuiscono a mantenere in equilibrio l’ambiente delle foreste di Kelp, le grandi alghe oceaniche, tenendo sotto controllo gli invertebrati erbivori marini come ricci, bivalvi.

Un campagna per sensibilizzare sul ruolo di ogni singola specie

Progetti e azioni per proteggere e restaurare gli habitat è la proposta che offre l’associazione ambientalista allo scenario di fragilità mostrato nel report.

Si tratta della campagna “Our Nature” che include anche l’iniziativa: “Il Panda siamo noi”. Qui sono previsti eventi, mostre, dibattiti, attività di citizen science, volontariato, sostegno a numerosi progetti di conservazione in Italia, comprese le 100 Oasi WWF, ripristino degli ambienti naturali e rafforzamento delle popolazioni di specie chiave come il cervo italico, sostegno ai progetti in difesa di tigre, elefante, leopardo delle nevi, lotta ai crimini di natura nel mondo.

La prima iniziativa sarà a Roma nel Complesso Monumentale dell’Acquario Romano, che dal 12 al 17 marzo ospiterà la Mostra gratuita e aperta al pubblico “Il Panda siamo noi” del WWF. Qui i fotografi Alessandro Dobici, Alberto Cambone e Roberto Isotti hanno realizzato un lavoro in cui il cinema italiano interpreta lo sguardo della natura.

Per il mare entrerà in azione GenerAzioneMare con iniziative di ricerca sulla megafauna del Mediterraneo, il monitoraggio sulle tartarughe, i progetti di ricerca e salvaguardia degli squali, la pulizia di spiagge e fondali da plastiche e attrezzi fantasma, alla community di WWF Sub, le attività con le comunità dei pescatori artigianali per una pesca più sostenibile e le Aree marine protette per una protezione efficace del Mediterraneo.

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