L’area euro è sempre caratterizzata da un quadro economico debole (+0,7% rispetto al 2023), mentre sui mercati dell’energia il prezzo del gas ha subito nel 2024 una nuova flessione (-15% al TTF), è rimasto maggiore di circa il 60% rispetto alla media 2010-’20 e pari a quattro volte il prezzo sul mercato USA. Stessa sorte per i prezzi dell’elettricità nonostante una flessione su base annua (-15% sulla borsa italiana, -40% sulla borsa francese), restano molto al di sopra delle medie di lungo periodo, con rialzi consistenti nell’ultimo trimestre (fino a ben oltre i 100 €/MWh in Italia).
Tutti segnali che inficiano al raggiungimento del target al 2030 di sostenibilità. mentre resta marginale il calo dell’energia primaria, è insufficiente quello delle emissioni di CO2. Questo il quadro del Analisi Trimestrale del Sistema Energetico Italiano a cura di Enea pubblicata oggi che guarda al 2024.
Nota positiva il calo marginale, di circa mezzo punto percentuale dei consumi dell’eurozona che registrano anche un calo dei consumi di carbone (-14%) e una contrazione del petrolio (-1,5%).
Un dato che ha permesso di ottenere un calo conseguenziale e maggiore rispetto ai consumi di emissioni di CO2 (-3,5%). Comunque ancora troppo poco rispetto a quanto sarebbe stato necessario per abbattere concretamente le emissioni.
Arrestato invece il calo dei consumi di gas, rimasti invariati. Mentre aumenta di un +5% la produzione di elettricità da rinnovabili e nucleare.
Il quadro del sistema energetico italiano
Tornano ad aumentare i consumi finali di oltre l’1%, in Italia, guidati da trasporti sia stradali sia aerei, e civile (+3% circa).
Permane il “deciso calo” dei consumi energetici industriali (-3%), in linea con la performance ancora molto negativa della produzione industriale (-3,7% quella dei beni intermedi, più energivori).
Quindi le notevoli riduzioni dell’intensità energetica dell’economia registrate nell’ultimo biennio derivano in misura solo molto parziale da cambiamenti strutturali del sistema verso una direzione meno energivora.
- Fonti energetiche impiegate
- calo dei consumi di carbone (-2,5 Mtep), dimezzati rispetto al 2023 e ormai ridotti a un ruolo marginale, in particolare nella termoelettrica (dove rappre
- +1,2% il petrolio,
- +0,8% il gas,
- +12% le rinnovabili (spinte soprattutto dalla ripresa dell’idroelettrico).
- Pressoché invariate le importazioni nette di elettricità.
Emissioni di CO2 in calo (-2,5%) grazie al carbone ormai ai minimi termini nella termoelettrica (-70%), ma sono tornate a salire nel II semestre (+1,5%)
Indice ISPRED al minimo storico per i target di decarbonizzazione mai così lontani e i prezzi elevati dell’energia
Nel corso del 2024 l’indice ENEA ISPRED che sarebbe l’Indice Sicurezza energetica, Prezzi energia, Decarbonizzazione si è ridotto del 25%, e a fine anno si colloca sul livello più basso della serie storica.
- Il peggioramento dell’indice della transizione è dovuto interamente alla dimensione Decarbonizzazione, per il dato molto negativo delle emissioni dei settori non-ETS, che per centrare il target 2030 nei prossimi sei anni dovrebbero ridursi del 5% medio annuo, a fronte del -1% degli ultimi cinque anni.
- Sono crescite le fonti rinnovabili, nonostante il forte aumento delle installazioni di impianti fotovoltaici (+6,8 GW, un dato inferiore solo all’aumento record del 2011).
- A fine 2024 la quota di rinnovabili sui consumi finali è stimata al 20%, un dato già molto inferiore alla traiettoria delineata nel pur recente PNIEC, che per il 2024 prevedeva una quota del 22,6%.
- Il nuovo aumento dello spread tra il prezzo del gas sul mercato italiano (PSV) e quello di riferimento europeo (TTF), che nella seconda metà dell’anno è tornato anche a superare i 3 €/MWh, un valore non spiegabile con i costi di trasporto tra i due hub.
- La dinamica di medio periodo della produzione industriale dei settori più energy intensive resta inoltre decisamente peggiore di quella dell’insieme dell’industria manufatturiera, sebbene nel 2024 la flessione dei primi sia stata più contenuta.
- I consumi di gas sono rimasti sui minimi di lungo periodo, e inferiori di oltre il 20% rispetto al massimo degli ultimi quindici anni. Cala il tasso di utilizzo delle raffinerie e della quota di consumi di gasolio e benzina coperta con produzione interna.
Si ferma l’aumento del deficit commerciale italiano nelle tecnologie low-carbon, in primis grazie al crollo dei costi unitari dei pannelli fotovoltaici importati.
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