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Entro il 2030 si stima che la transizione energetica creerà altri 1,2 milioni di posti di lavoro nell’UE oltre ai 12 milioni di nuovi posti di lavoro già previsti. E’ quanto emerge dall’edizione 2019 dell‘indagine annuale sull’occupazione e sugli sviluppi sociali in Europa (ESDE), la relazione analitica principale della Commissione europea nell’ambito dell’occupazione e degli affari sociali. Il documento analizza queste tematiche contestualizzandole nell’ambito delle quattro priorità principali della nuova agenda strategica 2019-2024 del Consiglio europeo: costruire un’Europa verde, equa, sociale e a impatto climatico zero”.

Incidenza varierà da Paese a Paese

Tuttavia, puntualizza la relazione,  l’incidenza della del processo di transizione avrà effetti diversi a seconda dei paesi e dei diversi settori. Le nazioni UE, si legge nel testo, “devono quindi prepararsi a questa transizione per garantire che le persone che hanno occupazioni o che lavorano in settori e regioni ancora legati a modelli ad alte emissioni di carbonio non siano lasciate indietro”. 

Integrare la dimensione sociale 

In un contesto di questo tipo, spiega l’indagine della Commissione,riveste un’importanza fondamentale integrare la dimensione sociale fin dall’inizio”. Ciò può essere fatto ad esempio attraverso misure di sostegno al reddito durante la transizione o attraverso una maggiore tassazione dell’energia con una ridistribuzione. Non va poi tralasciato il dialogo sociale, che “può contribuire a rendere la transizione equa, garantendo il coinvolgimento dei lavoratori e dei datori di lavoro”.

Una transizione economica a impatto zero

“Questa indagine annuale mostra che la ripresa si è consolidata nell’economia europea – spiega in una nota Marianne Thyssen, Commissaria responsabile per l’Occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori – con 240,7 milioni di europei che lavorano e 13,4 milioni di posti di lavoro in più dall’insediamento della Commissione Juncker, il tasso di occupazione nell’UE è il più elevato mai registrato. La disoccupazione in Europa ha raggiunto i minimi storici e il numero di persone a rischio di povertà continua a diminuire. Si tratta di un buon punto di partenza per aumentare l’intervento a favore dei cittadini sulla base del pilastro europeo dei diritti sociali. Tale intervento deve comprendere una transizione equa verso un’economia a impatto climatico zero, che sfrutti pienamente le opportunità della ‘crescita verde’. Possiamo migliorare il tenore di vita di tutti purché l’UE e gli Stati membri, insieme alle parti sociali, investano in competenze nuove e migliori, qualifiche più elevate e servizi sociali.”

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