La sostenibilità ha bisogno di figure in grado di favorire la sua integrazione all’interno dei processi aziendali e sociali. Da questo assunto nasce la proposta di realizzare delle figure professionali specializzate in grado di sopperire a questo incarico: l’Open agent della sostenibilità (Soa).

Si tratta di uno specialista che diventa l’elemento di cerniera tra le azioni dall’alto e le richieste dal basso per accelerare la diffusione dei comportamenti sostenibili. Un manager specializzato per tutelare la crescita di quello che è diventato un vero e proprio asset per le aziende.

Un fenomeno che sta toccando sempre più aziende, secondo una ricerca dell’European Association of sustainability professionals (Easp)  in sette Paesi europei tra cui l’Italia.

Cosa accade se non si integra il processo di sostenibilità nelle aziende

L’indagine dell’Easp evidenzia come, nonostante l’interesse per il tema,ci sia una scarsa integrazione di professionisti della sostenibilità nelle aziende e di questi solo il 46,8% è coinvolto formalmente nella pianificazione strategica. Scende al 15% la percentuale di chi ha un confronto sistematico e costante sul tema con l’Ad.

Un cambiamento organizzativo, come suggerisce in una nota la società Collectibus Camilla Speriani, esperta di processi di innovazione e sostenibilità, che è in grado di sbloccare agilmente il processo.

“Il Soa è l’evoluzione di una figura già esistente e sperimentata con successo: l’Open Agent.- racconta a Canale Energia Paolo Bruttini, founder di Forma del tempo, “Si tratta di agenti per il cambiamento, esperti del paradigma Open & Agile e in possesso di nuovi tool per operare. Open perché tiene conto delle richieste che partono dal basso fino a essere condivise con il top management. Mette al centro gli individui e le loro proposte: valorizzando le loro conoscenze, esperienze, professionalità. Agile perché le soluzioni sono: incrementali, ovvero seguono passo passo l’evoluzione del progetto; flessibili: ci si concentra sulla risposta a ciò che emerge durante il percorso più che sull’applicazione rigida di quanto pianificato; condivise e negoziate in collaborazione con i vari interlocutori coinvolti”.

Dall’esperienza di queste due aziende nasce la figura del Sustainability open agent (Soa).

Le caratteristiche dell’Open agent della sostenibilità

Il Soa è una professionalità che fonde il sapere del Sustainability manager con quella dell’Open agent per connettere saperi e culture diverse e favorire l’auto organizzazione e la circolazione dell’informazione.

“Oltre agli aspetti dell’Open agent “ spiega Bruttini “per il profilo del Soa sono state introdotte altre specifiche come: nozioni base della sostenibilità, definizioni, Sdgs (obiettivi di sviluppo sostenibile), Gri (Global reporting initiative); alcuni degli strumenti più importanti quali la materialità, la mappatura degli stakeholder; lo sviluppo di competenze specifiche nell’ambito della sostenibilità”.

Si tratta di una figura professionale non ancora riconosciuta istituzionalmente. Possiamo forse definirla una specifica formazione in grado di risolvere una criticità attuale.
“Al momento non vediamo il percorso come quello istituzionale dell’energy manager” conclude Bruttini, “trattandosi di temi specifici e legati a compliance normativa, la formazione andrà a creare una community che ci auguriamo sarà talmente numerosa da generare un movimento anche interaziendale e non solo dentro alle aziende”.

 

 

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.