Modifiche ai Certificati bianchi, Tommasi: “opportuna una consultazione pubblica”

Besseghini" Cambiare senza cambiare gli elementi di pregio". Il confronto degli stakeholders nel corso della terza giornata di lavori degli Amici della Terra

Continua l’agenda di un ambientalismo “razionale e non ideologico” a cui si ispirano gli Amici della Terra, come sottolinea la presidente dell’Associazione Monica Tommasi in apertura della terza giornata di incontri della XII Conferenza nazionale per l’efficienza energetica che si è tenuta ieri, 30 novembre.

Sono temi che hanno l’efficienza energetica al primo posto, che per noi vuol dire ottenere il massimo risultato per le emissioni climalteranti senza impoverire la società” spiega la Tommasi.

La terza giornata ha avuto al centro il meccanismo dei certificati bianchi, che manifestano una crisi che gli Amici della Terra hanno denunciato “per primi fin dal 2015”. Una crisi che ancora non è stata risolta per quanto il meccanismo “sia ancora oggi un esempio ineguagliato in Europa e nel mondo. Sia come capacità di penetrazione nel settore industriale sia per entità dei risultati ottenuti con unica policy. Sono stati misurati a consuntivo 28 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e il meccanismo (…) ha permesso di ottenere efficienza energetica a costi inferiori rispetto altri fonti di sostegno. Rispetto alle detrazioni fiscali ad esempio 3 volte di meno”.

Nei prossimi giorni dovrebbe uscire il decreto che disciplinerà il meccanismo al 2030. Secondo quanto ha espresso Assoesco c’è il rischio che tale meccanismo cambi con introduzione del ricorso alle aste. “Siamo preoccupati” spiega Monica Tommasi “anche perché non abbiamo notizie ufficiali” mentre “sarebbe opportuna una consultazione pubblica”. Per un rinnovamento che secondo la presidente degli Amici della Terra “non dovrebbe alterare il meccanismo, che ne ha determinato il successo”.

Le modifiche ai certificati bianchi proposte dagli Amici della Terra

Alcune però le modifiche che l’Associazione auspica come: la semplificazione delle fasi istruttorie, l’allargamento della base dei processi ammissibili e nell’introduzione di sistemi di bilanciamento in mano al regolatore, già utilizzati nel contesto internazionale dei mercati artificiali.

“Ci aspettiamo dal nuovo decreto una maggiore flessibilità nella modulazione della domanda con obiettivi fissi nel breve periodo, ma modulabili negli anni con interventi gestiti da Arera e Gse, sulla base dell’effettivo rapporto tra la disponibilità reale di titoli e l’obbligo per l’anno corrente”. Una flessibilità in mano al regolatore e annunciata anno per anno, il che permetterebbe al mercato di “sprigionare i propri effetti benefici nell’ambito di una forbice di prezzi sostenibile per la collettività”.

Inoltre “bisognerebbe avere il coraggio di ampliare la base di interventi ammissibili anche ad altri domini” ad esempio la Tommasi cita: l’idrogeno verde, l’economia circolare e i rifiuti. Richieste condivise dalla maggioranza dei relatori presenti alla giornata.

Condividere le criticità e maggiore comprensione delle esigenze dell’operatore

“Il Gse sta cercando di aumentare l’interlocuzione degli operatori completando l’ampliamento del processo di digitalizzazione del portale informatico” spiega Luca Barberis, direttore della direzione efficienza energetica Gse. Per sanare il gap di chi effettua gli investimenti verso il meccanismo, “è necessario condividere le criticità” sottolinea Barberis, valorizzando un approccio progettuale focalizzato sull’impatto dell’efficienza energetica nella struttura rispetto alla scelta degli interventi da effettuare.

Andremo a pubblicare nuove guide settoriali relative a illuminazione pubblica e privata, ai trasporti e il settore tessile. Quello che auspichiamo è che il meccanismo possa accompagnare in percorso degli operatori incrementando l’ambito del proprio mix con fonti rinnovabili. Il che diventa un elemento di competitività imprescindibile al 2030 e anche oltre”.

La visione di politica e Autorità

C’è l’esigenza di rivitalizzare il meccanismo facendo sì che gli intoppi burocratici siano sempre meno” interviene Luca Squeri, deputato di Forza Italia, membro X commissione Camera dei Deputati. Che sottolinea anche come serva fare chiarezza sull’approccio con cui si chi giudica il progetto spiegando come “Il compito della politica è dare indirizzi, avvalendosi dei tecnici” facendosi garante che “tali indirizzi vengano attuati” grazie a un sistema “verificato prima dell’intervento del progetto e poi a progetto attuato. Vedendo quali sono stati gli effetti e premiando quello che è stato un intervento funzionale al meccanismo”.

La necessità di revisione del sistema è necessario, come sottolinea Davide Crippa, presidente gruppo Movimento 5 Stelle Camera dei Deputati “vista la sfida della transizione energetica. Sono sempre più convinto che serva ad accompagnare le industrie a un percorso di efficientamento, accompagnandole a un sostegno economico all’investimento”. Crippa evidenzia inoltre come “scappatoie” quali l’acquisto di titoli di immissione di anidride carbonica siano degli esercizi di bilancio poco credibili. “Credo che come sostegno al sistema Paese si debba dare sostegno a chi voglia efficientare i propri cicli produttivi, aiutandolo nel percorso di trasformazione”. Sottolineando come possa essere uno strumento di competitività nel mercato e di allineamento alle sfide della sostenibilità. In quest’ottica Crippa evidenzia come i Certificati bianchi debbano essere inseriti nella “nella mobilità del trasporto pesante e marittimo”.

Perseguire più obiettivi con uno stesso strumento può non dare risultati sperati, riflette Stefano Besseghini, presidente Arera nelle conclusioni della giornata di lavori, suggerendo di porsi sempre una domanda chiara sul fine dello strumento attuato.

“Credo che sia oggettivo che lo strumento ha dei grandi meriti” spiega a margine del convegno a Canale energia il presidente Arera, “certamente quello di sapersi adattare e plasmare alla complessità del mondo industriale. La rigidità della domanda, l’offerta variabile e non pienamente controllabile, dovuta alla capacità di presentare i progetti, dall’altra la richiesta di copertura dei soggetti obbligati. È un’asimmetria che bisogna correggere e gestire in una evoluzione dello strumento”. Uno strumento cui si chiede di cambiare ma non cambiare troppo, un ossimoro che come spiega Besseghini “Va interpretato nella direzione di riuscire a non cambiare gli elementi di pregio. Come la capacità di introitare una misura vera per l’efficienza, cogliere l’estrema complessità e variabilità dei processi industriali e però correggere elementi di rigidità e difficoltà applicativa che si sono verificati”. Senza dimenticare le “Distorsioni nell’uso dello strumento” sia dolose che di utilizzo. “Questa dev’essere l’occasione per trovare i vaccini necessari di questa metodologia” rimarca il presidente di Arera che sottolinea come la visione di un ampliamento ad altri settori come i rifiuti possano essere “iniziative che vanno valutate attentamente (…) le potenzialità ci sono sicuramente”. Se poi a studiarle c’è un lavoro corale a più voci meglio (nel video l’intervista completa).

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.