Negli ultimi anni, le Esco hanno vissuto una fase di espansione significativa, sostenuta in larga parte dagli incentivi pubblici come il Superbonus, ma alimentata anche da una maggiore solidità interna e da modelli operativi sempre più maturi. Stando alle evidenze emerse dal report di Agici, presentato a Milano presso Casa Siemens, il valore complessivo del comparto ha raggiunto i 16,2 miliardi di euro.
Attualmente, con la fine del Superbonus e in presenza di “uno scenario incerto rispetto all’adozione di nuovi incentivi” si legge a commento nella nota stampa, “la gestione del procurement tecnologico assume un ruolo sempre più centrale, diventando uno strumento determinante per garantire efficienza, qualità e continuità operativa in un mercato in costante evoluzione”.
Esco: fatturato a 16,2 mld di euro in tre anni (+78%)
L’analisi di Agici si è basata su un campione rappresentativo di 466 Esco che hanno come core business l’efficienza e i servizi energetici, selezionate tra oltre 900 realtà certificate attive in Italia che operano lungo l’intera filiera. In particolare, lo studio offre una lettura completa dell’evoluzione di settore, evidenziando come le trasformazioni in atto si intrecciano con l’andamento economico, le prospettive di sviluppo e il peso crescente della gestione tecnologica.
Guardando ai dati economici, lo studio restituisce l’immagine di un comparto che ha attraversato tre fasi distinte. Tra il 2014 e il 2019 si è registrata una crescita contenuta ma regolare, con ricavi tra i 5,3 e i 6,4 miliardi di euro e un progressivo miglioramento della marginalità. Il 2020, segnato dalla pandemia, ha registrato un lieve calo, assorbito principalmente dalle imprese più strutturate. A partire dal 2021, grazie all’effetto moltiplicatore degli incentivi statali, il settore ha prodotto un’accelerazione significativa, portando il fatturato da 9,13 a 16,2 miliardi di euro in soli tre anni (+78%), con un utile netto complessivo che ha superato i 700 milioni.
Grandi operatori generano 69% dei ricavi: la panoramica
I dati si accompagnano a un’analisi di dettaglio del comparto che evidenzia differenze significative in termini di performance. I grandi operatori, ossia le Esco che appartengono a gruppi energetici e i service provider integrati, generano il 69% dei ricavi e contribuiscono per il 58% alla composizione dei margini operativi. Tuttavia, quelle integrate specializzate, spesso di dimensioni più contenute, realizzano quasi la metà degli utili complessivi, pari al 49%, dimostrando quindi un livello di efficienza superiore nel convertire i ricavi in utili. “Questi attori hanno fatto della specializzazione e dell’elevata competenza tecnologica la chiave per emergere, dimostrando l’importanza di quest’ultimo elemento in un mercato che premia la qualità e l’adattabilità delle soluzioni” evidenzia l’analisi.
Lo studio mette inoltre in luce come il settore stia entrando in una fase caratterizzata da una crescente complessità tecnologica. Accanto ai tradizionali servizi di efficientamento energetico, cresce infatti la domanda di soluzioni avanzate legate all’integrazione tra elettrificazione, produzione di energia da fonti rinnovabili e sistemi di gestione digitali. Più nel dettaglio, il mercato si sta orientando verso tecnologie avanzate, come pompe di calore, colonnine per la ricarica elettrica, impianti fotovoltaici, sistemi di monitoraggio intelligente e vettori tra cui biometano e idrogeno, che richiedono una capacità di integrazione tecnica e gestionale sempre più evoluta.
Procurement tecnologico diventa elemento cruciale per l’affidabilità
In conclusione, “la gestione strutturata del procurement tecnologico diventa un elemento cruciale per garantire affidabilità nelle prestazioni contrattuali e rispondere in modo efficace a una domanda sempre più articolata”. Lo studio sottolinea che le modalità di approvvigionamento di tali soluzioni variano in base alla dimensione delle aziende, al loro assetto organizzativo e all’appartenenza a gruppi industriali (come multiutility o operatori energetici). Con modelli che spaziano da strutture centralizzate ad approcci più snelli e operativi, utilizzando strumenti come affidamenti diretti, gare pubbliche o accordi quadro.
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