Se il decreto del Mims che regola il fondo da 100 milioni di euro, istituito appositamente per i ristori alle imprese, è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale il 28 ottobre scorso, c’è ancora attesa per il provvedimento sulle rilevazioni dei prezzi dei materiali per le compensazioni riferite al primo semestre di quest’anno. Negli ultimi mesi si sono registrati significativi incrementi nei prezzi di acquisto dei materiali di fornitura impiegati nella realizzazione di opere impiantistiche ed edili. Si teme che i rincari possano compromettere gli interventi legati al Superbonus 110%, già sotto i riflettori per una serie di modifiche previste nella bozza della Legge di Bilancio 2022.

Per approfondire le criticità del settore Canale Energia ha intervistato il presidente di Assistal Angelo Carlini.

Avete lanciato l’allarme su possibili blocchi dei cantieri, aperture di contenziosi e rescissioni dei contratti, a causa dei rincari sui materiali da costruzione. Secondo quanto da voi affermato, c’è bisogno di guardare oltre i 100 milioni di euro stanziati per il fondo di adeguamento dei prezzi. Quali sono le vostre proposte per rispondere a questa crisi?

Il fondo stanziato di 100 milioni di euro non può ritenersi sufficiente per sanare il problema del caro materiali per diverse ragioni, sia perché le lunghe e complicate procedure di accesso garantirebbero un ristoro parziale non prima di marzo 2022 sia perché la fotografia degli aumenti dei costi dei materiali basata su criteri statistici rischia di non tener conto delle oscillazioni straordinarie e crescenti degli ultimi dodici mesi. Inoltre, lo strumento così come concepito, non può considerarsi risolutivo di un problema tuttora in corso e andrebbero, quindi, individuate misure idonee e definitive anche per il secondo semestre del 2021. In questo contesto, non sono minimamente contemplati i lavori del settore privato, anche’esso in grave affanno, per il quale non è prevista alcuna misura compensativa.

La nostra posizione a riguardo è che vada previsto un intervento straordinario proporzionato all’eccezionalità del problema, fornendo alle imprese tutti i sostegni finanziari necessari per poter proseguire o avviare i lavori, così come è accaduto per tutte quelle attività interessate dalle misure restrittive anti-covid degli scorsi mesi.

Il rischio, sempre più prossimo, è che si assista ad un blocco dei cantieri, all’apertura di contenziosi e alla rescissione dei contratti per eccessiva onerosità, a causa di una situazione incontrollata che vede rincari fino al 60-70% ed è priva, quindi, di quell’equilibrio di mercato che è alla base dei negoziati, mettendo a rischio l’operatività del Pnrr.

carlini, assistal
Angelo Carlini, presidente di Assistal – Associazione nazionale costruttori di impianti, dei servizi di efficienza energetica – Esco e facility Management, aderente a Confindustria.

Recentemente avete posto l’attenzione anche sull’impatto dei rincari nei cantieri del Superbonus 110%. C’è il rischio che si possa depotenziare la misura di incentivazione? Quali conseguenze per imprese e committenti quando già oggi ci sono scarsità di prodotti e difficoltà nella logistica?

I rincari speculativi dei prezzi dei materiali rischiano di vanificare gli sforzi messi in campo per rilanciare il settore delle costruzioni depotenziando la misura del Superbonus. Nella situazione attuale le imprese, da un lato, non possono ottenere l’asseverazione della congruità dei costi realmente sostenuti perché i prezzari di riferimento non riescono a tener conto del continuo crescente rincaro dei prezzi dei materiali. Dall’altro, committenti e imprese rischiano di beneficiare del Superbonus in maniera parziale dal momento che i costi delle opere eccedono i massimali di spesa previsti dalla normativa. Ed è un peccato, se prendiamo in considerazione i dati emersi dal rapporto Enea del 31 ottobre 2021 questi continuano ad essere incoraggianti: il totale degli investimenti ammessi alla detrazione del Superbonus raggiunge i 9,7 miliardi di euro.

Per quanto riguarda i condomini, si registrano asseverazioni per il 14,5% degli edifici che in numero assoluto equivalgono a 8.356, più alto è il numero delle asseverazioni che riguardano edifici familiari che sono 29.369 e coprono il 50,9% degli edifici ed infine è 19.938 il dato relativo agli edifici unifamiliari.

Il percorso inaugurato è, quindi, un percorso virtuoso, ma l’obiettivo di riqualificazione degli edifici pubblici e privati non può esaurirsi in singole misure limitate nel tempo. Per tali ragioni, apprezziamo la proroga al 31 dicembre 2024 dei bonus tradizionali quali ecobonus e bonus casa, mobili e verde previsti nel disegno di legge di bilancio, ma non condividiamo la mancata proroga finora prevista nella bozza del 28 ottobre scorso per le opzioni della cessione del credito e dello sconto in fattura anche per ecobonus e bonus casa perché la loro eliminazione interromperebbe la serie di effetti positivi in ambito ambientale, economico e occupazionale e frenerebbe la ripresa.

Il Superbonus 110% pone come principali gli obiettivi di competitività, decarbonizzazione e sicurezza, oltre agli effetti benefici nel contenere la spesa energetica di famiglie e imprese. Come promuovere una transizione energetica che sia giusta, stimolare l’efficienza energetica nell’edilizia residenziale e pubblica per non lasciare indietro nessuno, in primis i poveri energetici italiani?

Non possiamo trascurare gli effetti e le ricadute sociali, sanitarie e ambientali di un fenomeno sempre più preoccupante quale quello della povertà energetica. Si tratta di un problema sempre più attenzionato a livello europeo e nazionale, ma che può essere affrontato e gestito attraverso adeguate strategie sinergiche in grado di mitigare le criticità e le barriere dovute principalmente ai lunghi tempi di ritorno degli investimenti, alla scarsa solidità creditizia e alla necessità di capitali nella fase pre-intervento efficienziale.

Più in generale, alla luce degli obiettivi sfidanti che ci siamo dati in termini di maggiore efficienza energetica e minori emissioni di CO2, sarebbe opportuno tenere in debito conto che il maggiore grado di complessità degli interventi realizzati per accedere al Superbonus richiede una maggiore expertise non solo di progettazione ma anche di conduzione, manutenzione e gestione dei sistemi installati. Pertanto, sarebbe opportuno favorire e agevolare fiscalmente il ricorso a forme contrattuali come i Contratti servizio energia e gli Epc (Energy performance Contract) che consentono di garantire la performance attesa. Risultato questo non affatto scontato soprattutto con i meccanismi in essere che incentivano solo la realizzazione delle opere di efficientamento energetico e non la verifica e il mantenimento nel tempo dei risultati conseguiti.

Inoltre, è di assoluta importanza chiarire che è possibile far ricorso al Superbonus 110% anche nelle diverse forme di partenariato pubblico-privato previste dal Codice dei contratti pubblici e che i relativi incentivi non concorrono al raggiungimento dei contributi pubblici erogabili fino alla soglia del 49% del valore degli investimenti, di cui all’art. 165, comma 2, d.lgs. n. 50/2016. Laddove dovesse prevalere l’inauspicata tesi che questi incentivi concorrano a saturare la quota limite di contributo pubblico, si rinuncerebbe di fatto alla realizzazione di ogni iniziativa di partenariato e anche gli stessi istituti Iacp non potrebbero beneficiarne.

Il nostro Paese vive un periodo di ripresa e la transizione ecologica è una necessità per le nostre vite, il nostro pianeta e le nostre economie per cui abbiamo bisogno di scelte politiche coraggiose e lungimiranti che, anche attraverso le importanti risorse del Pnrr, rendano possibile un nuovo rinascimento energetico per lo sviluppo e la crescita dell’Italia.

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Freelance nel campo della comunicazione, dell’editoria e videomaker, si occupa di temi legati all’innovazione sostenibile, alla tutela ambientale e alla green economy. Ha collaborato e collabora, a vario titolo, con organizzazioni, emittenti televisive, web–magazine, case editrici e riviste. È autore di saggi e pubblicazioni.