Riciclo tra materie prime, carburanti green e poche infrastrutture

L'Italia che sta parlando di sé a Ecomondo, la fiera evento che ha luogo a Rimini dal 7 al 10 novembre.

Recupero di materie prime e di energia, grazie ad un’economia circolare virtuosa. L’Italia che sta parlando di sé a Ecomondo, la fiera evento che ha luogo a Rimini dal 7 al 10 novembre.

In questo contesto il recupero assume sempre di più un ruolo strategico per l’economia green del sistema Paese, sia per il rispristino di matrie prime seconde che guardando al potenziale energetico dato dai biocombustibili di recupero e dallo stesso recupero di inerti. Per costituire l’ossatura della transizione energetica però la richiesta degli stakeholder alla politica è di fare chiarezza ed essere coerente con la necessità di pianificare investimenti industriali di lungo periodo.

Effettivamente quanto ricicliamo in Italia?

riciclo materie prime

Quanto ricicliamo in Italia lo vediamo nei dati trasmessi oggi da da Assoambiente, l’Associazione che rappresenta le imprese che operano nel settore dell’igiene urbana, riciclo, recupero, economia circolare e smaltimento di rifiuti, nonché bonifiche, con l’analisi: “Scarti del riciclo e rifiuti non riciclabili: l’impiantistica di back up fondamentale per l’economia circolare

Nel 2000 la raccolta differenziata era pari al 15% del totale dei rifiuti urbani raccolti, l’incenerimento pari all’8% e la discarica copriva due terzi del fabbisogno di smaltimento (67%).

Leggi anche: Green economy, le opportunità per l’Italia e le sfide da superare.

Il riciclo e il conferimento in Italia nel 2021

Oggi il quadro è molto diverso. Stando agli ultimi dati disponibili del 2021 la raccolta differenziata ha raggiunto quota 64% attestandosi sulle 19 milioni di tonnellate.

  • In questo contesto 14,3 milioni di tonnellate vengono effettivamente riciclate, equivalenti al 48,1% del totale.
  • Il recupero energetico è pari al 18,3%, mentre il 19% dei rifiuti urbani va in discarica.
  • Infine circa il 20% di ciò che i cittadini conferiscono correttamente nei contenitori della differenziata (o nel porta a porta) non può essere riciclato.

Materiali “non riciclabili” una risorsa per cui servono strutture

A fronte di 14,3 milioni di tonnellate di rifiuti urbani riciclati, il sistema Italia genera circa 9,5 milioni di tonnellate di materiali non riciclabili.

Si tratta di scarti di diversi tipo. Di questi circa 3,5 mln derivano proprio dalle operazioni di riciclo secondo l’attualizzazione di uno studio commissionato al Politecnico di Milano dalla società Nica. Inoltre si producono circa 3 milioni di tonnellate di rifiuto indifferenziato. Infine esportiamo all’estero 0,650 milioni di tonnellate di rifiuto urbano trattato.

Questo materiale per la maggior parte viene conferito in discarica o va all’estero per mancanza di impianti.

Secondo l’Assoambiente “circa 5,2 milioni di tonnellate avrebbero un potere calorifico idoneo ad essere trattati in via prioritaria da impianti di recupero energetico”. In questo modo si recupererebbero 3,6 milioni di MWh elettrici. Un valore energetico da rifiuti che si potrebbe sommare all’attuale 4,5 MWhe.

“Senza questa rete impiantistica gli stessi processi di riciclo entrano in crisi e quindi va considerata parte integrante della strategia di economia circolare. Questa rete di impianti deve essere prevalentemente costituita da impianti di recupero energetico, sia per rispettare la gerarchia europea delle forme di gestione dei rifiuti, sia perché si tratta di materiali con un potere calorifico adeguato al recupero di energia, in parte fonte rinnovabile che contribuirebbe quindi ai processi di decarbonizzazione, oltre a ridurre i conferimenti in discarica”, ribadisce Chicco Testa, presidente Assoambiente.

Biometano da scarti agricoli un’opportunità per il sistema Paese

La Piattaforma Tecnologica Nazionale del Biometano, coordinata dal CIB – Consorzio Italiano Biogas e dal CIC – Consorzio Italiano Compostatori ha presentato in fiera al ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), Gilberto Pichetto Fratin il documento “Il ruolo del biogas e del biometano nella transizione eco-energetica. Sfide e obiettivi”.

Le richieste della filiera guardano a un “provvedimento che stabilisca regole e condizioni di incentivazione degli impianti di biometano dal 2025 al 2030” che si ponga oltre il termine del periodo previsto dal PNRR (gennaio 2025) in grado di dare fiducia e “continuità alla progettazione e alla realizzazione degli impianti”.

Tra le richieste anche l’adeguamento degli incentivi biometano all’inflazione secondo quanto previsto dal Dl Asset, definendo anche, in tempi rapidi, i prezzi minimi garantiti per gli impianti di biogas (approvati con il Dl Rigassificatori)

Infine il documento pone l’accento sulle problematiche di allaccio alla rete come  “causa di forza maggiore” di cui definire un limite temporale massimo di messa in esercizio.

Attenzione anche alla necessità di riconversione a biometano degli impianti esistenti che trattano rifiuti a matrice organica.

Il ruolo dei carburanti rinnovabili nel settore dei trasporti

Non manca il richiamo delle associazioni nazionali dell’autotrasporto e dell’automotive ANFIA, ANITA, FEDERAUTO, UNATRAS, UNRAE che chiedono accelerare il processo di
transizione tecnologica dei veicoli industriali. Per farlo il fabbisogno finanziario stimato è di circa 700 milioni di euro. Questo fondo servirà a supportare gli investimenti fino al 2026 in veicoli a emissioni zero e loro infrastrutture nonché stimolare la diffusione dei carburanti rinnovabili. Inoltre le associazioni nel corso della tavola rotonda “La transizione green dell’autotrasporto merci” che si è svolta l’8 novembre a Ecomondo, propongono una modifica sostanziale di funzionamento del “Fondo
autotrasporto”, che garantisca procedure rapide di liquidazione alle imprese di autotrasporto.

Biodiesel da olio di recupero, lo stato dell’arte con CONOE

Il Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Oli Vegetali Esausti (CONOE), nel 2022ha raccolto 80.000 tonnellate di oli vegetali esausti, principalmente provenienti da attività professionali.

Di queste, il 90% è stato destinato al recupero nella produzione di biodiesel.

Da notare che i rifiuti generati in Italia sono costituiti per il 38% dal settore professionale (industria, ristorazione e artigianato) e per il 62% da attività domestiche. Il che lascerebbe ampi margini di crescita del comparto.

Il ruolo della digitalizzazione nella raccolta

La digitalizzazione svolge già oggi un ruolo importante nel recupero delle materie prime come sottolinea il Conoe, consentendo di monitorare costantemente la catena di raccolta e recupero dei rifiuti e anticipando e affrontando situazioni critiche.

Non a caso il CONOE sta sviluppando una piattaforma digitale avanzata “che supporterà le imprese coinvolte nel settore degli oli esausti, migliorando la tracciabilità e fornendo dati più accurati sull’immesso al mercato e sul ciclo degli oli post consumo in Italia” ha sottolineato il direttore Conoe Francesco Mancini.

Nasce un nuovo ecosistema integrato per la gestione dei rifiuti Haiki+

Ecomondo è anche palco privilegiato per le nuove realtà che si presentano al mercato. In questo contesto è stato presentato il 7 novembre Haiki+.

Si tratta di un nuovo ecosistema integrato per la gestione dei rifiuti nato dallunione di quattro realtà già attive nel sistema dell’economia circolare: Haiki Recycling, Haiki Mines, Haiki Cobat e Haiki Electrics.

Haiki+ è in grado di gestire la raccolta, il trattamento e la valorizzazione di grandi quantità di rifiuti a 360° e su tutto il territorio nazionale.

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