Recuperare materie prime seconde da pannolini e assorbenti igienici fa ancora discutere. La società di Treviso autorizzata ad una attività sperimentale per il trattamento ed il recupero di questi rifiuti per un periodo di due anni. Dopo aversi vista respinta dalla Giunta regionale Veneto la qualifica a procedere la produzione, come attività di recupero “R3”, perché privi di una normativa comunitaria che gestisse tale produzione ha fatto ricorso al Tar.

Dal TAR era stato accolto il ricorso e annullato il diniego, considerando che in mancanza di espresse previsioni comunitarie, l’amministrazione potesse valutare caso per caso.

Il 28 febbraio la vicenda sembra concludersi con la  IV Sezione del Consiglio di Stato, che ha riformato la sentenza del TAR Veneto n. 1422/2016, affermando che “in via di principio che spetta allo Stato e non alle Regioni il potere di individuare, ad integrazione di quanto già previsto dalle direttive comunitarie, le ulteriori ‘tipologie’ di materiale da non considerare più come rifiuti, in quanto riciclabili, sulla base di un analisi caso per caso”.

Si legge quindi nella nota del Ministero dell’Ambiente come “Il Consiglio di Stato, nella sentenza in commento, senza entrare nel merito tecnico della questione, ha osservato, alle luce dell’art. 6 della direttiva 19 novembre 2008 n. 2008/98/CE riguardante la “cessazione della qualifica di rifiuto” che: 1. La disciplina della cessazione della qualifica di “rifiuto” è riservata alla normativa comunitaria; 2. quest’ultima ha previsto che sia comunque possibile per gli Stati membri valutare altri casi di possibile cessazione; 3.tale prerogativa tuttavia compete allo Stato e precisamente al Ministero dell’Ambiente,  che deve provvedere con propri regolamenti”.

Spetta quindi al  Ministero dell’Ambiente porre fine – o inizio- al recupero di questi materiali. 

Le conseguenze viste dal settore

L’impossibilità per gli impianti di riciclo di trasformare i flussi di rifiuti non ancora regolamentati in “End of waste” (ossia in prodotti e materiali commercializzabili e utilizzabili al posto delle normali materie prime) limiterà drasticamente gli sbocchi di mercato per quanto riciclato, provocando il blocco dei ritiri di migliaia di tonnellate di rifiuti da parte degli stessi impianti.

E’ l’ennesima situazione paradossale”, commenta Andrea Fluttero, Presidente di UNICIRCULAR, “che le imprese impegnate nella gestione dei rifiuti si trovano a subire. Il principio sancito dalla sentenza, nella sua generalizzazione, porta alla drastica riduzione del riciclo ed è contrario al concetto di economia circolare e alla gerarchia europea sui rifiuti. Si rischiano conseguenze molto gravi per l’igiene pubblica, la salvaguardia dell’ambiente e per la stessa sopravvivenza di molte imprese del settore. Bloccare le attività legali poi non fa che creare più spazio ai traffici illeciti dei rifiuti. Abbiamo chiesto con urgenza agli uffici del Ministero dell’Ambiente un confronto per cercare soluzioni a questa preoccupante situazione”.

Perché il recupero della materia prima seconda è strategico per l’ambiente economia

L’Europa di per se è un continente con poca materia prima ma che produce di rimando molti scarti dati dai rifiuti. Da questi però è possibile recuperare materiale e ri-immetterlo in circolazione facendo qualcosa che sia di aiuto per l’ambiente e l’economia.

Tale approccio che può andare da imballaggi o materie elettroniche sta iniziando a riguardare, grazie all’evoluzione della ricerca, anche rifiuti nuovi, come il caso di pannolini assorbenti igienici.  Per far si che ciò diventi produttivo è importante, ed è richiesto, un grande sforzo della ricerca e del comparto di regolazione, in ottica di preservazione della salute umana oltre che dell’ambiente circostante.

Su questo gli apparati non stanno riuscendo a muoversi ad una velocità sempre costante tra di loro. L’Enea è tra gli enti italiani che sta studiando il piano EIT RAV MATERIALS ( vedi anche e7 con lo speciale sul Kic Rav Materials e lo speciale economia circolare)

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.