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Foto di Amberrose Nelson da Pixabay

Il 96% degli italiani vorrebbe che il packaging da asporto fosse sostenibile e facile da riciclare. Di questo 96%, il 54% è disposto a pagare un prezzo maggiore, purché sia riciclabile. A dirlo sono i dati dello studio realizzato da Pro carton secondo cui inoltre il 56% degli intervistati pulisce e ricicla l’imballaggio d’asporto se possibile. Solo il 10% invece ritiene il riciclo il  vero tormento. Mentre il 34% non lo ricicla o la fa raramente.

Motivi che portano a non differenziare il packaging

Secondo lo studio, inoltre, tra i motivi che portano a buttare il packaging usato per l’asporto riciclabile nell’indifferenziata  ci sono il fatto che sia troppo complicato da ripulire (55%). Ma anche  l’ingombro elevato (18%), il non sapere cosa può essere riciclato e cosa invece no (17%). Tuttavia il 12 % del campione intervistato ammette invece che l’obiettivo dell’asporto è proprio quello di risparmiare tempo nel ripulire.  E  l’11% sostiene che è troppo trambusto dover pulire i contenitori.

Cibo d’asporto, packaging e impatto ambientale

“La domanda di cibo d’asporto – sottolinea in una nota Tony Hitchin, direttore generale di Pro cartonè aumentata nel 2020 a causa dei diversi lockdown nazionali. Questa ricerca fornisce uno spunto di riflessione per i brand che mirano a ridurre l’impatto ambientale. che dipende in parte dalla scelta del packaging per confezionare i loro cibi. Gli italiani si mostrano volenterosi. Ma spesso confusi su cosa e come differenziare l’imballaggio d’asporto. Oggi sempre più contenitori per il takeaway sono in cartone, dai bicchieri, alle coppette del gelato, ai contenitori per insalate o panini, e dunque facilmente riciclabili se puliti dai residui di cibo”.

La classifica delle città in cui si ordina più cibo d’asporto

La ricerca ha inoltre sorprendentemente rivelato che la città in cui si ordina più cibo d’asporto è Reggio Calabria. Qui la media  è di circa 5,5 volte al mese. A seguire troviamo Cagliari (5,1 volte/mese) e Catania (4,8 volte/mese). Fanalini di coda nell’asporto risultano invece Livorno (1,3 volte/mese), Trieste (2,2 volte/mese), Torino (2,5 volte/mese) e Milano (2,7 volte/mese).

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