Nuovo decreto EoW: “Migliore del precedente, ma restano dubbi”

Il presidente di ANPAR: "Abbiamo due anni di monitoraggio. Non è la conclusione di un percorso ma una nuova tappa"

I rifiuti inerti da costruzione e demolizione (C&D) rappresentano quasi la metà (in peso) dei rifiuti complessivamente prodotti in Italia. Si tratta di circa 70 milioni di tonnellate, secondo i dati Ispra del 2021. È evidente, quindi, che la transizione ecologica e l’adozione dell’economia circolare passano da questa filiera. Il nuovo decreto End of Waste (EoW) intende interiorizzare tali principi, nella speranza di superare le criticità del precedente Decreto 152/22.

Di questo si è discusso durante la tavola rotonda organizzata il 18 aprile da ANPAR, AssIEA e TuttoAmbiente, con il patrocinio di ASSOAMBIENTE.

Il punto sulla normativa

“Manca solo l’approvazione della Corte dei Conti – ha chiarito l’avvocato Daniele Carissimi, membro del gruppo End of Waste al MASE –. La normativa potrebbe entrare in vigore prima dell’estate”. Una volta pubblicata in Gazzetta Ufficiale, è previsto un periodo di monitoraggio di 24 mesi, in cui è aperto il confronto con il ministero dell’Ambiente e l’ISPRA per sistemare i problemi irrisolti.

Per gli addetti ai lavori il nuovo decreto presenta delle criticità, ha fatto notare il direttore tecnico di ANPAR, Giorgio Bressi. In particolare, il DM prenderebbe in considerazione solo gli aggregati in frazione unica, senza considerare quelli grossi, ai quali non sarà possibile applicare le verifiche ambientali.

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Elisabetta Perrotta, Paolo Barberi, Stefano Maglia, Giorgio Bressi, Mario Sunseri e Stefano Gabusi

Il nuovo Regolamento, inoltre, non si applica ai rifiuti interrati. Su questo punto è intervenuta Valeria Frittelloni, Responsabile del Centro Nazionale dei rifiuti e dell’economia circolare ISPRA: “Il problema è che l’ISPRA si è trovata a dover dare un parere su un decreto che prende in considerazione i rifiuti interrati in generale. Non conosciamo le caratteristiche specifiche di questi rifiuti e quindi non sappiamo se creeranno problemi alla salute delle persone”, ha detto.

“Il nuovo decreto End of Waste presenta delle migliorie rispetto al precedente – ha dichiarato Stefano Maglia, presidente nazionale di AssIEA e CEO TuttoAmbiente -. Resta qualche dubbio sull’indeterminatezza della norma. Certo, sono previsti due anni di monitoraggio, ma non so se per gli operatori sarà sufficiente”.

Il bilancio di Paolo Barberi, presidente di ANPAR: “Non è la conclusione di un percorso ma una nuova tappa”

Le prospettive di mercato

Secondo gli addetti del settore, il mercato dei riempimenti dovrebbe essere valorizzato, considerata la grande mole di aggregati recuperati prodotta ogni anno. “L’Italia è leader a livello europeo con tecnologie che consentono un tasso di riciclo superiore all’80% – ha ricordato Barberi – ma che ancora fatica a trovare spazio per i propri prodotti in applicazioni più avanzate”.

“Con il vecchio decreto il nostro settore si sarebbe fermato”, ha detto Stefano Gabusi, direttore del Consorzio Astra. Restano, però dei problemi. Il nuovo decreto prevede una categorizzazione degli EoW suddivisa in quattro colonne (A,B,C e D), in base alla pericolosità dei rifiuti stessi. Tuttavia, solo gli End of Waste di tipo A potranno essere utilizzati come riempimenti, al contrario di ciò che era previsto nel 152/22.  “Sulla base del nuovo testo revisionato, avremo impianti ed ex cave autorizzati a riempire le loro depressioni con EoW di tipo B, ma non troveranno alcun fornitore”, ha detto Gabusi.

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Nata a Roma, laureata in relazioni internazionali e giornalista professionista. Interessata all’ambiente, alla transizione ecologica e al mondo che cambia, sempre con un occhio ai social network.