Nuove norme sui rifiuti tessili, quali sono gli emendamenti adottati dal Parlamento europeo

I commenti di Valpak e FEAD

Il Parlamento europeo ha approvato in data 13 marzo – con 514 voti favorevoli, 20 contrari e 91 astensioni – la proposta di revisione della Direttiva quadro sui rifiuti, già visionata dalla Commissione ambiente.

Rifiuti tessili
Foto di Francois Le Nguyen su Unsplash

L’estensione dell’EPR e un nuovo sistema di raccolta dei rifiuti tessili

Gli emendamenti adottati dagli europarlamentari prevedono l’introduzione di obiettivi più ambiziosi, rispetto a quelli proposti dalla Commissione europea, riguardo alle percentuali di riduzione dei rifiuti alimentari da ottenere al 2030. Ovvero, almeno il 20 per cento nell’ambito della produzione e trasformazione alimentare (invece del 10 per cento) e il 40 per cento pro capite nelle famiglie, nella vendita al dettaglio e nei ristoranti (anziché il 30 per cento).

Il Parlamento ha chiesto alla Commissione di valutare anche l’introduzione di target ancora più ambiziosi per il 2035 (30 per cento e 50 per cento). Si è dichiarato d’accordo, infine, sulla necessità di estendere i regimi di responsabilità estesa del produttore (EPR), attraverso i quali i produttori che vendono prodotti tessili nell’UE dovranno coprire i costi di raccolta differenziata, cernita e riciclo dei rifiuti tessili. Ogni Stato membro dovrà garantire, entro il primo gennaio 2025, l’introduzione di un sistema di raccolta a essi dedicato.

Un’opportunità per le aziende del settore

“Siamo lieti di vedere come l’UE stia stimolando il passaggio a una maggiore circolarità. I rifiuti tessili sono particolarmente dannosi per l’ambiente. Non solo sono estremamente difficili da riciclare, a causa della loro composizione, ma la loro produzione e il loro smaltimento richiedono un elevato consumo di energia e di risorse preziose la cui disponibilità è limitata”, commenta James Beard, Head of Voluntary Compliance di Valpak.

Basti pensare che ogni anno, a livello comunitario, vengono prodotti 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Solo abbigliamento e calzature rappresentano 5,2 milioni di tonnellate di rifiuti, equivalenti a 12 chili pro capite l’anno. E si stima che meno dell’1 per cento di tutti i tessuti nel mondo venga riciclato.

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“L’EPR offre alle aziende una grande opportunità per fare il punto sui metodi di produzione e smaltimento esistenti e per integrare soluzioni tecnologiche all’avanguardia che saranno in grado non solo di salvaguardare la loro crescita futura, ma anche di massimizzare i ricavi e minimizzare i costi di produzione”, conclude Beard.

Importante creare le giuste condizioni di mercato

“Solo una piccola parte dei tessili di scarto viene oggi riutilizzata e riciclata”, conferma Claudia Mensi, presidente della Fédération Européenne des Activités du Déchet (FEAD).

“Se la raccolta differenziata sarà ben attuata nel 2025, avremo grandi quantità di tessili disponibili nell’UE, ma avremo anche bisogno della capacità di differenziare, preparare per il riutilizzo e riciclare questi rifiuti. L’industria privata è pronta a investire, ma ha bisogno di segnali del fatto che le nuove norme offriranno condizioni di parità e le giuste condizioni di mercato, senza privilegiare alcun operatore o abilitarlo a detenere posizioni dominanti”, avverte Mensi.

È infatti fondamentale, secondo FEAD, che tutti i produttori tessili – a prescindere dalle loro dimensioni – siano coperti dall’EPR e che tutti gli operatori che gestiscono rifiuti siano soggetti alle stesse regole.

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