Strategie per il recupero e il riutilizzo delle fibre tessili

Ecco gli spunti emersi all’incontro organizzato da Chimica Verde Bionet e Federcanapa presso l’Università di Milano-Bicocca.

Ogni anno, nell’Unione europea, vengono buttati via circa 5,8 milioni di tonnellate di prodotti tessili, ossia circa 11 chilogrammi a persona. È per questo motivo che la Commissione ha proposto l’introduzione della Strategia dell’UE per prodotti tessili sostenibili e circolari, approvata dal Parlamento a giugno del 2023.

Marco Benedetti, vicepresidente di Chimica Verde Bionet, incontro du recupero fibre tessili
Marco Benedetti, vicepresidente di Chimica Verde Bionet. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Entro il 2030, sulla base del nuovo regolamento, i prodotti tessili immessi sul mercato europeo dovranno essere durevoli e riciclabili, in larga misura costituiti da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e realizzati nel rispetto dei diritti sociali e dell’ambiente. Lo ha ricordato Marco Benedetti, vicepresidente di Chimica Verde Bionet (CVB), in apertura di un incontro dedicato al recupero delle fibre tessili con fine vita disomogeneo.

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Il Progetto RITESSERE della Bicocca

L’evento, in collaborazione con Federcanapa, si è svolto il 27 febbraio presso il Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università di Milano-Bicocca. Il Dipartimento, come illustrato da Laura Cipolla e Antonino Natalello, è partner del Progetto RITESSERE: finanziato da Fondazione Cariplo, è un programma multidisciplinare che si propone di valorizzare la sericina ottenuta da materia prima di origine italiana con certificazione di tracciabilità per l’ottenimento di nuovi biomateriali, definendo quindi un nuovo modo sostenibile e circolare per il ciclo di produzione della seta.

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L’accordo fra CNR-IIA e MASE

C’è attenzione, da parte del nostro Paese, alla circolarità. A maggio dello scorso anno, l’Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR (CNR-IIA) ha siglato un accordo triennale di ricerca con la Direzione per l’Economia circolare del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (MASE-EC) nell’ottica di promuovere lo sviluppo di soluzioni tecnologiche volte alla valorizzazione di determinati flussi di scarti, fra cui i rifiuti tessili.

Alessandro Mei, CNR-IIA, riciclo fibre tessili
Alessandro Mei, ricercatore del CNR-IIA. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

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L’uso della tecnologia nell’ambito dell’economia circolare

Del resto, come ha spiegato Alessandro Mei del CNR-IIA, l’industria tessile riveste un ruolo importante in Italia. A livello ambientale, ci sono sfide che riguardano il consumo di suolo e quello di acqua, le emissioni di gas serra e l’utilizzo di prodotti chimici. Chiaramente, c’è poi da gestire il fine vita dei prodotti: solo nel nostro Paese, viene raccolta ogni anno una quantità pari a circa 150mila tonnellate di rifiuti tessili, che devono essere conferiti separatamente dal gennaio 2022. L’istituto ha individuato, in particolare, due opportunità:

  1. separazione degli scarti tessili tramite l’impiego di sensori ottici e tecniche spettroscopiche, sperimentato nel caso delle mascherine chirurgiche cui tanto abbiamo fatto ricorso durante la pandemia di Covid-19;
  2. utilizzo di immagini satellitari e strumenti digitali per l’identificazione dei prodotti tessili nelle discariche, anche con l’obiettivo di contrastare l’illegalità.
recupero fibre tessili
Le due opportunità individuate dal CNR-IIA. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Il rischio greenwashing nell’industria della moda

L’intervento di Marco Ricchetti, CEO di Blumine, si è invece concentrato sulla comunicazione della sostenibilità nell’ambito della moda. I consumatori devono sicuramente prestare attenzione al rischio di greenwashing, tant’è che il Parlamento europeo ha approvato un’apposita direttiva per proteggerli dalle pratiche di commercializzazione ingannevoli. In questo contesto si inseriscono anche i cosiddetti “dati zombie”, informazioni che continuano a trovare diffusione, nonostante sia difficile o impossibile risalire alla loro fonte originale. Fenomeni che, peraltro, vanno a discapito delle aziende virtuose.

greenwashing
Paolo Foglia di Orienta ha parlato delle certificazioni contro il greenwashing. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Alcuni casi studio

Il MultiLab di Centrocot, come ha spiegato il direttore Claudio Brugnoni, è nato proprio con l’obiettivo di aiutare tutte quelle imprese che desiderano avvicinarsi alle tendenze più innovative nell’ambito della sostenibilità e della circolarità, guardando a nuovi materiali, processi e prodotti. La piattaforma M3P è uno strumento a disposizione delle aziende che mirano a valorizzare i loro scarti di produzione e rifiuti. È il filo che unisce le tecnologie di riciclo, i servizi di assistenza normativa e le certificazioni legate all’economia circolare.

Recycling Atelier
Le aree di intervento del Recycling Atelier dell’Università di Augusta. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Sono poi stati presentati due casi virtuosi a livello europeo: il Recycling Atelier dell’Università di Augusta, che lavora anche sull’upcycling, e l’azienda norvegese Norsk Tekstilgjenvinning (NTG), che si occupa di riciclare i tessuti impiegati nel settore alberghiero e in quello sanitario.

Il Premio Innovazione di CVB e Federcanapa

L’evento di CVB e Federcanapa si è concluso, infine, con il lancio del Premio Innovazione, rivolto agli studenti universitari italiani impegnati nello studio dell’economia circolare.

Premio Innovazione
Il lancio del Premio Innovazione. Foto di Elisabetta Scuri/Canale Energia

Le istruzioni per partecipare saranno pubblicate entro la fine di marzo sui siti web delle due organizzazioni, mentre la premiazione delle migliori tesi avverrà nel mese di novembre alla fiera Ecomondo di Rimini.

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Nata in provincia di Sondrio, ha studiato a Milano e Londra. Giornalista pubblicista, si occupa di questioni legate alla crisi climatica, all’economia circolare e alla tutela di biodiversità e diritti umani.