Italia prima in Europa per l’economia circolare

Presente il Ministro del Lavoro Andrea Orlando. Secondo i relatori, ridurre il consumo di risorse non frena la crescita e rende l’economia più forte

quarto rapporto circular economy network
Da sinistra il Ministro Orlando, il giornalista Antonio Cianciullo, il funzionario del Ministero dello Sviluppo Economico Giacomo Vigna, l’Ingegnere del Mite Laura D’Aprile.

Una buona notizia: l’Italia è capofila, assieme alla Francia, dell’economia circolare in Europa. Il quarto rapporto della Circular Economy Network (CEN), presentato il 5 aprile a Roma, mostra come alcuni indicatori chiave siano particolarmente positivi sul nostro territorio. Nello specifico, l’Italia è il paese europeo con il più alto tasso di riciclo (68%) e quello dove il consumo di risorse genera più produttività in termini di PIL: 3,5 euro a chilogrammo, il 60% in più della media europea. Per quanto riguarda l’impiego di energie rinnovabili e il tasso di utilizzo dei materiali riciclati, l’Italia è seconda mentre sono tre gli ambiti in cui il nostro paese deve migliorare: il consumo di suolo, la riparazione di beni e il rapporto tra rifiuti e consumo.

In una valutazione del complesso internazionale però l’economia circolare ancora non decolla. Lo spreco dei materiali estratti dagli ecosistemi è ancora superiore al riuso. Basta guardare ai dati globali proposti dal rapporto in cui emerge come tra il 2018 e il 2020 il tasso di circolarità è sceso dal 9,1% all’8,6%. Mentre i consumi negli ultimi cinque anni sono cresciuti di oltre l’8% il riutilizzo è cresciuto solo del 3%. Siamo di fronte all’uso in un anno di più di 100 miliardi di tonnellate di materia prima a fronte di un riutilizzo che è salito da 8,4 a 8,65 miliardi di tonnellate.

Energia e materie prime due facce della stessa medaglia

Una delle novità del rapporto è l’inclusione di nuovi indicatori quali il suolo e le rinnovabili. Quest’ultime rappresentano “la circolarità dell’energia” secondo il presidente del CEN Edo Ronchi, il quale sottolinea con preoccupazione come negli ultimi cinque anni gli investimenti in questo settore siano fermi. Più in generale, la dipendenza dalle materie prime rischia di soffocare la ripresa dalle molteplici crisi che l’Europa sta affrontando. “È qui che l’economia circolare può fare la differenza”, afferma Ronchi, “trovando al proprio interno le risorse che è sempre più costoso importare. L’obiettivo che l’Italia si deve porre è raggiungere il disaccoppiamento tra crescita e consumo di risorse”. A fare eco al presidente del CEN è Roberto Morabito, direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di ENEA: “Dalla circolarità dipende la sopravvivenza di interi scomparti economici in Italia”. Negli ultimi dieci anni, in tal senso, ENEA si è impegnata a sviluppare sei progetti di simbiosi industriale, un processo che permette ai prodotti di scarto di una singola azienda di diventare risorse per un’altra azienda riducendo così i costi complessivi.

Circolarità ed ecodesign le riforme che porteranno anche nuovi posti di lavoro

Il presidente del CEN fa proprie alcune delle proposte per l’economia circolare varate il 30 marzo scorso dalla Commissione Europea: l’estensione dell’ecodesign a un maggior numero di prodotti e la responsabilizzazione degli stakeholder. Iniziative che, sul piano politico, si devono tradurre nell’approvazione di una serie di riforme, tra cui la più importante è la Strategia Nazionale per l’Economia Circolare. Laura D’Aprile, capo dipartimento del Ministero per la Transizione Ecologica (MITE), rassicura il presidente del CEN prevedendo che una prima bozza di testo potrebbe essere pronta prima della fine di giugno.

L’impatto dell’economia circolare, stando alle stime della Commissione Europea, sarebbe enorme non soltanto in termini di risparmio energetico, ma anche di occupazione: ogni impianto di riciclo, infatti, comporterebbe la creazione di 115 posti di lavoro contro i 2 richiesti dal mantenimento di una discarica. Il ministro del Lavoro Andrea Orlando, intervenendo all’evento di presentazione del rapporto, ribadisce come sia essenziale coinvolgere i lavoratori nel processo di transizione, sulla base del modello tedesco. “Solo in questo modo si eviteranno reazioni negative al cambiamento. L’Italia ha le carte in regola per diventare leader dell’economia circolare in Europa. La pandemia o la guerra non devono diventare un alibi per fare marcia indietro”.

I numeri del quarto rapporto della Circular Economy Network

Il Rapporto analizza i dati europei e nello specifico i consumi e le performance di cinque paesi europei: Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna.

Nel complesso Italia e Francia sono i Paesi con le migliori performance di circolarità, totalizzando secondo l’analisi di CEN 19 punti ciascuno. In seconda posizione la Spagna con 16 punti mentre Polonia e Germania ottengono, rispettivamente 12 e 11 punti.

Dai dati emerge che sono circa 13 tonnellate pro capite i materiali consumati in Europa nel 2020 senza nessun incremento nella produttività delle risorse. Con consistenti differenze tra i paesi focus. L’Italia si attesta sul gradino più basso con 7,4 tonnellate per abitante seguita dalla Francia con 8,1. Spagna a 10,3, Germania con 13,4 e performance più alta per la Polonia con 17,5.

In Europa nel 2020, a parità di potere d’acquisto, per ogni kg di risorse consumate sono stati generati 2,1 euro di PIL. L’Italia è arrivata a 3,5 euro di PIL (il 60% in più rispetto alla media UE).

Il tasso di utilizzo di materia proveniente dal riciclo nell’UE è stato pari al 12,8%. In  Francia si è raggiunta quota 22,2%, Italia 21,6%, Germania 13,4%, Spagna 11,2% e Polonia 9,9%.

Per quanto riguarda i rifiuti urbani che corrispondono al 10% dei rifiuti totali generati nell’Unione europea nel 2020 nell’UE 27 è stato riciclato il 47,8%. Consumo di suolo: nel 2018 nella UE a 27 Paesi risultava coperto da superficie artificiale il 4,2% del territorio. La Polonia era al 3,6%, la Spagna al 3,7%, la Francia al 5,6%, l’Italia al 7,1%, la Germania al 7,6%.

L’ecoinnovazione siamo agli ultimi posti con un indice di 79, la Germania è a 154. Nella riparazione dei beni l’Italia con oltre 23mila aziende, quasi 5.000 in meno rispetto al 2010 e siamo dietro a Francia con oltre 33.700 imprese e alla Spagna con poco più di 28.300.

 

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Laureata con lode in Economia dell’Ambiente, si occupa di tematiche ambientali da oltre dieci anni sia come freelance che come esperta di comunicazione per il terzo settore. Nel 2014 ha vinto il Premio Morrione per l’inchiesta video “Anello di Fumo”, trasmessa da Rai News, sullo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi nella periferia di Roma, poi trasformata in libro (“A ferro e fuoco”) per Kogoi Edizioni.