Trasformare i rifiuti in risorse, questa è ormai per le aziende di tutti i settori la strada da percorrere senza indugio. Capita perfino che, un’azienda che si sia occupata di riciclare e recuperare determinati materiali, poi decida di esplorare altri settori, forte di una conoscenza a tutto tondo, acquisita nel corso degli anni. 

É ciò che ha scelto di fare l’azienda Res – Recupero etico e sostenibile, operatore del settore rifiuti nato nel 1989, avviando un nuovo progetto industriale di economia circolare che prende vita nel 2021. Attraverso di esso, decide di rilanciare una nuova impresa di filiera integrata, prevedendo la gestione dell’intero processo produttivo che, dalla raccolta dei rifiuti porti alla realizzazione di capi di abbigliamento ecosostenibili. Il piano si basa su un importante progetto di ricerca e sviluppo sostenuto da due nuove realtà: Polymères e Fibre.

Canale Energia ha approfondito gli aspetti di economia circolare del nuovo progetto, scommessa per il territorio molisano, con il dott. Lucio Valerio, uno dei fondatori di Res – Recupero etico sostenibile.

La vostra azienda ha una tradizione decennale nel trasformare i rifiuti in risorse e nella differenziazione delle materie, ma come nasce l’idea di Res – Recupero etico sostenibile che, dalla raccolta dei rifiuti, porterà alla realizzazione di capi di abbigliamento ecosostenibili? In cosa saranno “eco”? 

L’idea di Res nasce da un progetto che ha le sue radici nel cuore del Molise, a Pettoranello, dove questa innovativa catena di montaggio della sostenibilità ha la sua origine, ma anche il suo punto di arrivo. Una realtà che ha concretizzato l’economia circolare in una struttura che parte dalla raccolta dei materiali e finisce nella produzione del fashion.

A partire dal 2005, dopo aver ottenuto importanti certificazioni, abbiamo accettato la sfida della conversione all’ecologico, facendo della sostenibilità il nostro fiore all’occhiello: questa sfida prende il nome di Res – Recupero etico sostenibile. 

È questo il cuore, il punto di partenza della catena, che mira alla valorizzazione dei materiali di scarto, alla riorganizzazione dei sistemi operativi e all’utilizzo di significativi investimenti tecnologici, con lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione. Attraverso questi sistemi, oggi è possibile trasformare i rifiuti in una risorsa. Le moderne tecniche nella lavorazione, riconversione e valorizzazione delle plastiche e prodotti di scarto di genere, possono oggi generare tessuti di alta qualità, nel pieno rispetto dell’ambiente e amore verso la natura.

I capi d’abbigliamento prodotti saranno eco: l’abbigliamento ecosostenibile è un approccio al design che si fonda su etica e sostenibilità. Parliamo di moda sostenibile e quindi di moda etica e green, pensata per avere un minore impatto sulla terra, questa deve garantire l’assenza di prodotti chimici inquinanti nella fase di realizzazione, incentivare la produzione locale e ridurre drasticamente l’inquinamento.

Alla fine del circuito di filiera integrata, si trova la business unit del Gruppo chiamata Fibre, qual è il suo obiettivo?

Fibre guarda al benessere del Pianeta inserendosi nel Pnrr per la transizione ecologica e la rivoluzione verde. I tessuti che derivano dal preciso e impeccabile lavoro di Res proseguono il loro viaggio in Fibre, la business unit del Gruppo Valerio deputata alla produzione e commercializzazione di capi d’abbigliamento ecosostenibili, che ha rilanciato il polo sartoriale dell’ex Ittierre, dove per anni sono stati convertite in capi di moda le idee creative di alcuni tra i più affermati stilisti del panorama internazionale. 

Il suo obiettivo è quello di produrre capi sostenibili sotto vari punti di vista:

  • sostenibilità di processo: il modo in cui saranno ottenuti impiegherà pochissima energia perché sarà quasi del tutto rinvenuta da fonte rinnovabile, anche curando la minima produzione di materiale di scarto;
  • sostenibilità di prodotto: i materiali con cui saranno realizzati i tessuti saranno bio-compatibili, cioè caratterizzati da una biodegradabilità più rapida, intorno ai cinque anni, rispetto ai 20 anni di media di altri tipi di fibre;
  • i capi saranno più sostenibili in quanto più leggeri e performanti: la leggerezza avrà dei vantaggi dal punto di vista logistico, dato che impatterà meno sullo spostamento.

Quali materiali riciclati saranno impiegati nel vostro processo produttivo?

I materiali utilizzati provengono da un polo di selezione spinta delle plastiche finalizzato alla produzione di materie prime seconde da immettere nel mercato dell’industria della plastica. Il recupero/riciclo dei vari polimeri delle plastiche è volto alla produzione di un filato tessile con caratteristiche innovative anche sulla base della ricerca e sviluppo. 

Realizzare abiti con una filiera locale a chilometro zero e con l’impiego di materie prime sostenibili, è un punto di partenza per una vera rivoluzione green.

Avete già un’idea di quanto andrà ad impattare in termini numerici, dal punto di vista idrico, energetico ed ambientale nel suo complesso, la produzione di capi di abbigliamento ecosostenibili, dato che spesso riciclare è più dispendioso che trattare una materia prima? 

Per quanto riguarda i tessuti ottenuti dai nostri polimeri, non si verifica ulteriore dispendio economico, dato che il nostro filato è già inserito in un processo di filiera ed è pertanto parte del nostro processo industriale, dove noi andiamo a immettere la materia prima secondaria nel ciclo produttivo. Quindi, invece di introdurre una materia prima vergine inseriamo un semilavorato che di conseguenza non influisce e non aumenta i costi di produzione, né in termini di acquisti, né in termini di trasporti.

Siete una realtà giovane nata nel 2021, che riscontro avete dal mercato, può fornirci qualche numero sul vostro business?

Dato che siamo una realtà giovane, ancora stiamo penetrando nel mercato, quindi ad oggi, non abbiamo un riscontro numerico effettivo. Le nostre previsioni sono in ogni caso positive, poiché andiamo ad intercettare quella quota di mercato di prodotti sostenibili che non sono in crescente richiesta da parte del mercato sempre più orientato a prodotti sostenibili, o comunque ottenuti attuando politiche di sostenibilità. 

Che progetti di ricerca e sviluppo finalizzati al recupero delle materie avete in essere con il vostro think thank all’interno del Centro di Ricerca di Pozzilli?

Basandoci sul modello della Blue economy, un innovativo modello di sviluppo economico basato sulla durabilità, rinnovabilità e riutilizzo, che punta a rivoluzionare le nostre attività produttive e ad azzerare le emissioni inquinanti. Il Centro di Ricerca di Pozzilli accoglie un think-thank per l’economia circolare con l’obiettivo di avviare progetti di R&S finalizzati al recupero delle materie, al supporto delle imprese nella re-ingegnerizzazione dei processi  e alla riduzione dell’impronta ecologica dei prodotti a largo consumo.

Il Distretto industriale dell’ex Ittierre di Pettoranello di Molise, nel settore tessile è specializzato in qualche attività specifica o trattamento di un particolare tessuto? In caso affermativo, di quali macchinari o tecniche si tratta? 

Per quanto riguarda il distretto industriale tessile, noi andremo ad utilizzare filati e tessuti da tutti i polimeri derivanti dalla selezione di rifiuti da raccolta urbana. 

Inoltre, stiamo lavorando a progetti finalizzati alla creazione di fibre ibride con caratteristiche tecniche avanzate e alla selezione di fibre naturali animali, quali lana e cashmere. Non solo, anche fibre vegetali quale il cotone, tutte derivanti da recupero, attraverso la sminuzzatura, che verranno utilizzate nelle imbottiture in sostituzione delle piume e quindi, con un approccio cruelty-free.

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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.