Il 2020 è stato l’anno del recepimento delle direttive sull’economia circolare, il 2021 sarà l’anno della messa in campo di un Piano nazionale per l’economia circolare che prevede: obiettivi chiari, strumenti, riforme, semplificazioni e controlli. 

Il Pnrr, approvato dalla Commissione europea, mette a disposizione 2 miliardi di euro per l’economia circolare, includendo gli impianti sul recupero di materia. Pertanto, se ben utilizzato, sarà uno strumento che finalmente permetterà all’economia circolare di partire in questo Paese.

“Sul tema dell’economia circolare siamo in ritardo, ad esempio la città di Roma vive la sofferenza della carenza di impianti e quindi convive con l’annoso problema della gestione dei rifiuti. Il centro-sud Italia soffre della carenza dell’impiantistica, come confermato dal rapporto Ispra e Conai, soprattutto sulla sostanza organica. Per cui il tema degli impianti è molto importante, anche perché senza impianti che permettono il recupero di materia, è difficile poi ragionare in termini di economia circolare”. Queste le parole del direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, che ha aperto la sessione pomeridiana dell’ottava edizione dell’Ecoforum organizzato da Legambiente, Nuova ecologia e Kyoto club, tenutosi ieri 6 luglio.

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Un piano sull’economia circolare: le 5 priorità sviluppate da Legambiente

Permane il problema delle riforme normative. Una criticità forte, evidenziata anche nel corso della mattinata, riguarda i controlli ambientali, fondamentali per raggiungere un livello qualitativo uniforme su tutto il territorio nazionale.

Altro tema importante è quello della partecipazione, il piano sull’economia circolare prevede di realizzare numerosi impianti ma senza il coinvolgimento e il consenso dei cittadini avviare gli iter autorizzativi sui territori sarà molto difficile.

Prartendo da queste criticità, Legambiente ha sviluppato cinque priorità:

  1. Velocizzazione l’approvazione dei decreti end of waste. Per la materia prima seconda è fondamentale approvare dei decreti che stabiliscano la cessazione della qualifica di rifiuto di questi materiali. Dal 2013 ad oggi sono stati approvati cinque decreti end of waste ed altri sono in cantiere. Legambiente chiede su questo che venga costituita una task force presso il Mite che si occupi di velocizzare e garantire l’approvazione di questi decreti. 
  2. Rafforzamento del sistema dei controlli ambientali per avere una tempistica certa sugli investimenti e raggiungere gli obiettivi entro i tempi che definisce l’Europa. Nei prossimi anni andranno costruiti molti impianti, quindi è necessario un sistema di controllo pubblico che segua l’iter autorizzativo. Su questo esiste uno strumento importante, che è la legge 132 del 2016, e servono investimenti, che Legambiente stima intorno ai 240 milioni di euro l’anno, dati forniti anche da Ispra per avere le risorse adeguate e riuscire a fare i controlli. Riforme normative e approvazione dei decreti attuativi di questa riforma, in particolare quello sugli ispettori e sui livelli di qualità minimi delle singole Arpa regionali, per rendere uniforme il sistema dei controlli.
  3. Rete impiantistica, priorità per i rifiuti domestici, urbani e organici per i quali sono necessari impianti di gestione anaerobica e di compostaggio, e per i rifiuti speciali, come le biomasse di scarto che possono costituire un elemento primario per la filiera della chimica verde, importante anche per la riconversione di molti siti industriali. Il secondo rifiuto speciale su cui bisogna lavorare è lamianto: oggi ci sono diversi investimenti per la bonifica ma quasi nessuna capacità di stoccaggio dei rifiuti.
  4. Dibattito pubblico, il nuovo codice degli appalti lo prevede, ma per metterlo al servizio dell’economia circolare ci sono due modi: il primo, facendo sì che si possa avviare anche per opere al di sotto di una certa dimensione. Il secondo passaggio da fare è che venga strutturato in maniera adeguata: Legambiente ha fortemente criticato la riduzione del dibattito da 120 giorni a 30.
  5. Normativa sui Cam (Criteri ambientali minimi), requisiti ambientali definiti per le varie fasi del processo di acquisto, volti a individuare la soluzione progettuale, il prodotto o il servizio migliore sotto il profilo ambientale lungo il ciclo di vita, tenuto conto della disponibilità di mercato. Secondo il dossier sull’Osservatorio appalti verdi, solo un terzo delle amministrazioni li rispetta.

La posizione delle Camere su una rete impiantistica di qualità

Maria Alessandra Gallone_Commissione Ambiente Senato

All’Ecoforum è intervenuta Maria Alessandra Gallone, commissione Ambiente del Senato che ha dichiarato: “La gestione dei rifiuti oggi richiede efficacia organizzativa e capacità di gestione degli impianti con caratteristiche tecnologiche complesse ed efficienti. Diventa quindi fondamentale sviluppare un sistema integrato di gestione. Il problema è anche ideologico, c’è un atteggiamento restío da parte dei territori sulla realizzazione di nuovi impianti, ma tutto questo può essere superato grazie ad una corretta informazione e gestione del territorio. Oggi i rifiuti costituiscono un problema nel momento in cui non attiviamo tutto ciò che deve essere attivato, ovvero un sistema di impianti tecnologicamente avanzati che deve essere realizzato”.

Secondo la senatrice Gallone, chi fa impianti non ha tanto bisogno di risorse economiche, quanto di semplificazione, di un sistema burocratico che funzioni e di investire nella capacità di chi sta all’interno del sistema della pubblica amministrazione di essere informato e attento, affinché le autorizzazioni possano arrivare in tempi certi. 

“Bisogna assolutamente far comprendere la bontà di ciò che si sta facendo, bisogna superare gli steccati ideologici e lavorare tutti insieme per far capire che il sistema dell’impiantistica è un sistema virtuoso e necessario e non minaccia la vita dei territori, la vera minaccia sono i rifiuti non gestiti perché non ci sono gli impianti”.

Gianpaolo Vallardi_Commissione Agricoltura Senato

Il Pnrr ha messo sul piatto tante risorse da spendere in modo virtuoso, ma lo scenario italiano è a macchia di leopardo, dove ci sono delle eccellenze, soprattutto al centro-nord, e poi ci sono delle aree dove queste vanno costruite.

“Dobbiamo investire dal punto di vista impiantistico per riciclare il prodotto al 100%, aiutando l’ambiente che andrà lasciato ai nostri figli meglio di come lo abbiamo trovato”, afferma Gianpaolo Vallardi, presidente della commissione Agricoltura del Senato. 

Dal punto di vista tecnologico, in Italia siamo in possesso delle conoscenze necessarie per costruire impianti di nuova generazione, anche altri Paesi vengono a copiare la nostra impiantistica, ma serve un piano Marshall dal punto di vista politico, per far si che gli impianti vengano spalmati su tutto il territorio nazionale. In Italia, i rifiuti vengono trasportati da un punto all’altro del Paese dove ci sono gli impianti, mentre questi vanno realizzati dove vengono prodotti i rifiuti. Sostanzialmente, dal punto di vista progettuale non serve molto, basta replicare ciò che già abbiamo e funziona, adattandolo al contesto dove lo si va a installare, ma non va riprogettato”, continua Vallardi.

Anche dal punto di vista agricolo nel Pnrr si è puntato molto sul biometano, sono una realtà le aziende che dagli scarti e reflui riescono a produrre energia per la propria azienda e il combustibile per far andare i trattori a biometano. “ Si tratta di crederci un po’ di più e diffondere gli impianti di distribuzione del biometano. Abbiamo tutto pronto e a disposizione, ma dobbiamo metterci un pò di ottimismo, dal Parlamento a livello normativo ci stiamo lavorando e stiamo arrivando all’obiettivo, anche se a fatica”.

Chiara Braga_Commissione Ambiente Camera

Chiara Braga della commissione Ambiente della Camera, non crede che sia mai stato e sia tuttora un problema di risorse economiche, ma ha sostenuto che ciò che serve è creare un contesto abilitante per realizzare gli investimenti e dedicare maggiore attenzione a tutta la parte di realizzazione e attuazione di alcune norme. 

Attualmente, il decreto semplificazioni contiene misure di accelerazione, riduzione e certezza dei tempi sulla realizzazione degli investimenti, ma ci sono altrettante norme approvate da molto tempo che sono in attesa di decreti attuativi. Il Pnrr impone di essere più tempestivi e lavorare affinché anche gli investimenti privati in questo settore trovino un quadro di regole certo, chiaro e il più possibile definito ed immediatamente applicabile per poterli realizzare.

Ma se ci si chiede cosa sia mancato finora, dato che il problema non è stato la mancanza di risorse, l’onorevole Braga afferma: “Sul tema della gestione degli impianti è mancata la responsabilità della classe dirigente e politico-amministrativa e la capacità di costruire delle condizioni di contesto adatte a realizzare questi investimenti. Ci si trova quasi sempre davanti ad una opposizione dei territori, che chi ha responsabilità di governo non riesce a governare. E’ necessario potenziare gli strumenti di corretta informazione, garanzia di funzionamento dei controlli ambientali a tutela della salute e della qualità dell’ambiente e condivisione con il territorio, implementando il dibattito pubblico, senza fermarsi all’opposizione. Manca in molti casi l’informazione e un percorso decisionale condiviso, in alcuni territori la pressione ambientale di alcuni impianti può essere maggiore di altre zone, ma l’innovazione tecnologica può supportare una rete impiantistica efficiente e capace di attutirne l’impatto”, conclude.

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