LUniversità di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Unisg) e la regione Piemonte hanno siglato un protocollo d’intesa per promuovere la diffusione di buone pratiche di economia circolare nella filiera alimentare. Nei prossimi mesi una piattaforma comune, la Circular economy for food, sarà il raccoglitore di contenuti e iniziative per accrescere la sensibilizzazione dei consumatori e degli attori della filiera.

Partire dal cibo per sviluppare un cambio di paradigma in chiave circolare vuol dire riportare l’attenzione alle comunità, alla qualità delle relazioni e alla sostanza dei comportamenti. Carlin Petrini, fondatore di Slow Food

La Regione Piemonte, in particolare, è attenta al contenimento dello spreco di cibo e all’elaborazione di una strategia regionale incentrata su economia circolare e cambiamento climatico. Con gli occhi puntati al raggiungimento dei 17 obiettivi di sostenibilità fissati dall’Onu, gli Sdgs, individuati nell’Agenda 2030.

Tra le iniziative che nei prossimi mesi saranno condivisi sul portale, oltre che sui canali social, c’è il progetto regionale “Una Buona Occasione: contribuisci anche tu a ridurre gli sprechi alimentari“, il progetto dell’Ateneo “RePoPP – progetto valorizzazione organico Porta Palazzo” per incrementare la raccolta del rifiuto organico del mercato ortofrutticolo e la valorizzazione delle eccedenze ancora utilizzabili, “Life Foster – Training, education and communication to reduce food waste in the food service industry“, finanziato dalla Commissione europea per ridurre gli scarti nel mondo della ristorazione, “SEeD for Global Goals”, sviluppato con Slow Food e patrocinato dall’ASviS per promuovere la sostenibilità nei grandi eventi culturali.

Di seguito l’intervista di approfondimento con Franco Fassio, responsabile scientifico Unisg per il progetto Ceff Hub.

Perché nasce il Circular economy for food hub?

Il Circular Economy for Food HUB nasce dall’esigenza di creare un luogo di confronto tra le imprese e la ricerca, per riflettere sull’evoluzione dell’economia circolare applicata al cibo e individuare le modalità attraverso cui comunicarla alla collettività, perché possa essere la leva di un cambiamento di paradigma economico di cui abbiamo un urgente bisogno.

Qual è il contributo che centri di ricerca e università possono dare alla crescita dell’economia circolare?

Il ruolo della ricerca universitaria e quindi del Ceff Hub è quello di aiutare le aziende ad adottare le corrette strategie per la transizione ad un nuovo modello produttivo e distributivo sensibilizzando le nuove generazioni a riconoscere le realtà virtuose e a progettarne di nuove. Per fare un esempio di come le università siano spesso il fulcro dell’innovazione, Unisg parlava di economia circolare applicata al cibo già nel 2015, dando vita a una ricerca che ha portato nel 2018 alla prima pubblicazione sul tema intitolata “Circular Economy for Food”, espressione poi utilizzata a livello internazionale per definire l’ambito di applicazione dell’economia circolare al settore alimentare.

Sul sito confluiranno contenuti e iniziative. L’idea è che siano replicabili?

Sì, www.circulareconomyforfood.it/com/org accoglierà ricerche, progetti in corso o ultimati, eventi di disseminazione dei partner dell’hub, pubblicazioni, etc… L’idea è quella di fornire degli stimoli, delle suggestioni perché il modello possa essere replicato il più possibile, in tutto il mondo.

Mancano ancora i decreti attuativi sull’end of waste (eccezione fatta per i pannolini). Quanto sono d’ostacolo alla crescita dell’economia circolare?

Sono un importante tema che va risolto celermente altrimenti oltre l’ostacolo ci butteremo solo il cuore ma le gambe rimarranno dall’altra parte.

Quali sono i vostri suggerimenti più pragmatici affinché l’economia circolare non sia vista come qualcosa di lontano ma possa essere un concetto da applicare tutti i giorni?

Il nostro suggerimento più pragmatico, che sarà inoltre una chiave di lettura dei lavori del Circular economy for food Hub, sono le 3 C che devono caratterizzare l’economia circolare applicata al cibo:

  • “Capitale naturale” a cui si associa il capitale culturale: senza biodiversità non esiste la possibilità di mantenere stabile un nuovo modello economico;
  • “Ciclicità”, la necessità di ragionare a livello produttivo e distributivo, in ottica rigenerativa, un flusso rinnovabile di materia, energia e conoscenza;
  • “Coevoluzione”: il sistema non può evolvere generando eccessiva disuguaglianza sociale e il genere umano non può vivere a lungo su questo pianeta se non lascia alla Natura la possibilità di evolvere allo stesso tempo e con i suoi tempi.
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