Realizzare batterie al litio per automotive, storage e consumi di grossa taglia dai materiali di recupero delle batterie esauste. È il progetto con cui l’italiana Midac Batteries Spa è rientrata nei finanziamenti per Importanti progetti di comune interesse europeo (Ipcei), voluto dalla Commissione europea sulle batterie di nuova generazione. Si tratta di un investimento complessivo di 104 milioni di euro per realizzare il primo impianto di produzione batterie litio integrato in Italia.  Sono tre i progetti inclusi nel finanziamento UE.

Uno dedicato al processo di selezione e recupero delle batterie a fine vita, per una capacità di riciclo di 30.000 ton/anno. L’iniziativa prevede anche di individuare e utilizzare quelle ancora funzionanti in applicazioni less demanding.

Il secondo progetto interessa lo sviluppo di un nuovo impianto di produzione di celle di terza e quarta generazione, la cui caratteristica è garantire ricariche più rapide, autonomia e maggiore sicurezza.

Infine la terza iniziativa riguarda lo sviluppo dell’elettronica di gestione delle batterie integrando anche sistemi IoT e intelligenza artificiale che permetteranno di allungarne la vita.

Insomma un quadro che guarda ai dettami della transizione ecologica di riuso e di efficientamento energetico. Ne abbiamo parlato con Filippo Girardi, presidente e AD Midac Batteries S.p.A.

Filippo Girardi_MidacSpA
Filippo Girardi AD MidacSpA

Quali sono le caratteristiche delle iniziative di Midac Batteries Spa che le hanno permesso di rientrare nella selezione di “Importanti progetti di comune interesse europeo (Ipcei)”?

Sicuramente le caratteristiche principali sono l’innovatività del progetto e la volontà di sviluppare una tematica di importanza strategica per tutto il comparto delle batterie europee, quella della sostenibilità. L’innovazione è sempre stata al centro delle attività di Midac e riguarda investimenti sia nel settore produttivo – nel campo dell’efficientamento energetico e di Industria 4.0 – sia in quello della ricerca, con collaborazioni con università italiane ed estere e la partecipazione a bandi di ricerca nazionali ed europei. L’innovatività del progetto proposto risiede nella logica di economia circolare: da un lato, infatti, permette di ridurre l’impatto ambientale della produzione dei pacchi batteria, dall’altro sopperisce alla mancanza di materie prime che nei prossimi anni si verrà a creare.

Avete ottenuto fondi per tre progetti. Si tratta di iniziative che aumenteranno la forza lavoro dell’azienda sul territorio italiano?

Ritengo che parlare solo di forza lavoro sia in parte riduttivo. Sicuramente tra i benefici del progetto Ipcei ci sarà la creazione di nuovi posti di lavoro: solo per i dipendenti diretti Midac si prevede un aumento del 20% da qui al 2030. Ma soprattutto si creerà il capitale umano necessario per competere nelle importanti sfide tecnologiche che il mercato ci porterà ad affrontare nei prossimi anni. Con il termine “capitale umano” intendo conoscenza, personale qualificato, centri di ricerca che possono essere messi nelle condizioni di collaborare attivamente allo sviluppo della filiera, start-up innovative: in poche parole, un ecosistema di aziende, persone e centri di ricerca che lavorano insieme per essere competitivi nel futuro mercato delle batterie.

La vostra attività di produzione di batterie si basa sui dettami dell’economia circolare. Che volume di materie prime seconde c’è in Italia? L’impianto potrebbe essere centrale per il mercato del recupero europeo?

L’attività di riciclo delle batterie al litio è in continua evoluzione. Ad oggi, la maggior parte delle batterie al litio esauste proviene dal settore elettronico e spesso questo tipo di rifiuto ha tassi di recupero bassi. Con la penetrazione della tecnologia dell’accumulo agli ioni di litio nel mercato della trazione (automotive ed industriale), tutta la filiera del riciclo vedrà un’evoluzione. Quindi, più che di volumi di materie prime seconde, suggerisco che sia più corretto parlare dei volumi potenziali che si svilupperanno nei prossimi anni. Secondo il progetto da noi proposto, metà delle materie prime per realizzare i pacchi batterie verrà dal riciclo dei “propri” pacchi esausti, mentre l’altra metà sarà di provenienza del settore automotive. Per rispondere alla seconda domanda, l’impianto vuole essere parte integrante dell’ecosistema europeo del recupero delle batterie.

Anche per la produzione di celle più performanti state valutando di rivolgervi al mercato delle materie prime seconde?

Il progetto proposto prevede la realizzazione delle proprie batterie con materie prime seconde ricavate dal trattamento di quelle esauste. Questo intento, estremamente ambizioso, supera gli obiettivi del “Green Deal” europeo relativamente ai temi di sostenibilità ambientale, riciclabilità ed efficientamento per la produzione delle batterie al litio.

In uno dei progetti selezionati dalla Commissione Europea prevedete l’inserimento di IoT nelle batterie. Quali sono i tipi di utilizzo per questa tecnologia?

Midac, dalla sua fondazione nel 1989, produce batterie con la tecnologia al piombo acido e, grazie a questa, oggi è leader in Europa per il mercato della trazione industriale. Da sei anni a questa parte lavora anche con la tecnologia al litio, diventando un riferimento nel mercato. La tecnologia dell’accumulo, anche grazie alla diffusione dell’IoT, ha profondamente modificato la propria funzione e la batteria, da semplice serbatoio energetico, è diventata un elemento connesso all’interno di un sistema più ampio. Per questo, già oggi, i prodotti Midac integrano funzionalità di diagnosi e di connettività che potranno essere ampliate grazie al progetto Ipcei per allargare il ventaglio di servizi legati alla gestione integrata delle batterie.

Per questi progetti vi rivolgete solo a un segmento del settore batterie o a più segmenti?

Ci rivolgiamo in prima battuta al settore dell’accumulo industriale (batterie per transpallet e muletti) . Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di produzione di celle al litio che possono migliorare le prestazioni della batteria in applicazioni industriali. Altro settore in target è l’accumulo residenziale: l’impianto di riciclo prevede infatti anche una fase di selezione delle celle idonee ad essere riutilizzate in pacchi di “Seconda Vita” applicati al settore residenziale. Per l’automotive, stiamo già lavorando su diversi progetti per fornire sistemi di accumulo per applicazioni di nicchia, come auto sportive o di lusso.

Quali sono le tempistiche di sviluppo dei tre progetti?

Il progetto si divide in tre fasi: una fase di ricerca e sviluppo della durata di 4 anni, una fase di realizzazione degli impianti e di messa in servizio delle linee della durata di 3 anni e un’ultima fase di produzione vera e propria. Gli impianti se tutto procederà correttamente saranno operativi, a pieno regime, a partire dal 2027.

Come fate ricerca e sviluppo in azienda? Vi relazionate con i poli universitari? E se sì, solo italiani o anche esteri?

La ricerca è un’attività fondamentale per l’azienda sin dagli inizi della sua attività. Può essere divisa in due grandi filoni: quella di prodotto e quella di base. Nella prima si mettono a punto le nuove funzionalità e caratteristiche che il prodotto dovrà avere; in quella “di base” si battono nuove strade, come nel caso dei primi studi sulle celle al litio, che hanno portato a sviluppare una  soluzione innovativa che ormai commercializziamo da più di 5 anni. L’Università è un punto centrale nel supportare le attività di ricerca di base: collaboriamo con atenei italiani ed esteri. Con i centri di ricerca europei siamo attivi su tematiche specifiche dove sono necessari macchinari o profili tecnici non presenti nel suolo nazionale.

Secondo lei c’è futuro nella professionalità di questo settore, che consiglio darebbe a dei giovani che devono scegliere la specializzazione di studi?

Come tutte le aziende italiane soffriamo per la carenza di profili tecnici altamente qualificati nei settori tecnologici, che vanno dall’ingegneria all’informatica, dall’elettrochimica all’ingegneria di processo. Il consiglio che possiamo dare ai giovani è quello di appassionarsi al settore tecnologico, qualunque esso sia. Noi come  tutto il comparto produttivo italiano abbiamo bisogno di profili altamente preparati e motivati per affrontare le sfide che la società ci mette di fronte.

Si parla molto di storage anche con l’idrogeno verde da rinnovabili. C’è competitività tra le batterie al litio e questa tecnologia?

L’idrogeno, come l’energia elettrica, è un vettore energetico e come tale deve essere generato da una fonte di energia primaria. Un sistema a idrogeno ha il vantaggio di poter essere ricaricato in pochissimo tempo, ma anche degli svantaggi in termini di efficienza e di difficoltà nell’immagazzinamento. La tecnologia ad idrogeno può essere vista come complementare rispetto a quella di un sistema a batteria. Sicuramente avrà un possibile utilizzo in tutte le applicazioni dove sono necessarie ricariche estremamente rapide con molta energia da immagazzinare, come per esempio nel caso dei camion elettrici.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.