Green Book 2022, i rifiuti in Italia ancora soffrono una gestione troppo frammentata

I costi per famiglia più alti nel Centro e al Sud a causa delle carenze di infrastrutture di smaltimento

A poche ore dalla annuncio del sindaco di Roma di volersi dotare di un termovalorizzatore per chiudere il ciclo dei rifiuti della Capitale, Utilitalia presenta il  rapporto annuale sul settore dei rifiuti urbani in Italia, Green Book 2022. L’indagine è curata dalla Fondazione Utilitatis e quest’anno è stata realizzata in collaborazione con ISPRA.

Secondo l’analisi svolta dall’ISPRA emerge come nel 2020 sono stati esportati oltre 4,2 milioni di tonnellate di rifiuti a fronte di una importazione di circa 7 milioni di tonnellate. Mentre l’import è destinato totalmente al recupero di materia a uso dell’industria manifatturiera nazionale, il 36% delle esportazioni è destinato a recupero energetico, e ribadisce il deficit impiantistico italiano.

La Germania è il Paese che riceve la maggiore quantità di rifiuti italiani (20,5% delle esportazioni) e che ne invia in Italia il quantitativo più rilevante (29% delle importazioni).

Nonostante ciò il tasso di effettivo riciclaggio dei rifiuti urbani è al di sopra della media europea del 47,8% attestandosi tra il 54,4% (utilizzando la Metodologia 2 della Decisione 2011/753/UE inizialmente adottata dall’Italia) e il 48,4% (usando la metodologia 4 che considera i rifiuti urbani senza distinzioni merceologiche).

La produzione nazionale di rifiuti urbani e assimilati nel 2020 è di circa 29 milioni di tonnellate, in calo rispetto al 2019. Un calo di oltre 1 milione di tonnellate dovuto alle chiusure comportate dall’emergenza Covid-19.

Il conferimento in discarica è stimato al 20%, un valore leggermente migliore rispetto alla media europea del 23%.

Un diverso quadro lo mostra il Centro-Sud dove il deficit impiantistico fanno conferire in discarica oltre il 60% per il rifiuto urbano residuo.

Nel complesso emerge anche un criticità del comparto in cui la frammentazione della gestione è ancora troppo elevata: solo il 19% degli operatori si occupa dell’intero ciclo (2,4% se si considerano anche le gestioni comunali in economia).

Il Green Book 2022 evidenzia i numeri di un comparto frammentato

I Comuni attivi in una o più fasi del servizio sono più di 6.300, per un totale complessivo (tra aziende e enti locali) di 7.253 soggetti. Di questi il 70% dichiara di svolgere soltanto un’attività (per gli enti locali tipicamente la riscossione della Tari), mentre il ciclo integrato è svolto solo dal 2,4% dei soggetti.

Nonostante ciò il comparto mantiene un fatturato in linea con i valori 2018 con oltre 13 miliardi di euro corrispondente a circa lo 0,8% del PIL. Valore in gran parte determinato dalla tariffa rifiuti. Il numero di addetti che supera le 95mila unità per quanto emerge una gestione estremamente frammentata. Il numero di aziende attive nel settore dei rifiuti supera le 650 unità dato da cui il Green Book 2022 esclude le gestioni in economia. Di fatto si tratta di un 52% specializzato nelle fasi di raccolta e trasporto, un 20% operativo sia nelle fasi di raccolta sia nella gestione diretta di uno o più impianti di recupero e smaltimento e un restante 28%  specializzato nella gestione impiantistica.

Raccolta rifiuti i costi variano da sud a nord

Dal Green Book 2022 emerge come i costi del servizio variano in base alla distribuzione territoriale. Per una famiglia tipo composta quindi da 3 componenti in un’abitazione di 100 metri quadrati nel 2021 la spesa è stata di 282 euro al Nord, 334 euro al Centro, 359 euro al Sud. Differenze di costi dovute all’assenza di impianti nel centro sud per cui è necessario trasportare i rifiuti fuori Regione. Una differenza di costi che è rimasta costante negli ultimi 8 anni (2014-2021) con una diminuzione minima al Centro (da 336 euro a 329 euro) e al Sud (da 360 a 356 euro).

L’emanazione del testo unico per la regolazione della qualità del servizio di gestione dei rifiuti urbani (TQRIF) ha comportato da una prima stima della Fondazione Utilitatis  tra i 10,3 e i 12,6 miliardi di euro le entrate tariffarie del servizio integrato di igiene ambientale assoggettate a regolazione.

Il ruolo del PNRR per realizzare nuovi impianti

Per favorire la piena circolarità del flusso dei rifiuti sono necessari investimenti impiantistici che secondo i dati Eurostat sono pari a 31,5 miliardi di euro dal 2020 al 2035, per una spesa media annua di 2,1 miliardi di euro. Per raggiungere questo target le aziende nazionali potranno guardare con attenzione alle opportunità offerte dal PNRR che ha stanziato 2,5 miliardi di euro su questa voce.

Il Green Book” spiega Valeria Frittelloni, responsabile del Centro Nazionale Rifiuti ed Economia Circolare dell’ISPRA “ci fornisce un quadro sull’efficienza del servizio di gestione dei rifiuti nel nostro Paese e rappresenta, in questo momento, una baseline sulla quale misurare i progressi che il sistema saprà attuare a seguito delle importanti misure che il Governo sta varando sul tema della gestione dei rifiuti. La prossima adozione della strategia nazionale sull’economia circolare integrata dalle azioni del Programma nazionale di gestione dei rifiuti e dai finanziamenti previsti dal PNRR, costituiranno una enorme spinta all’evoluzione del sistema che siamo pronti a misurare, a cominciare dalla qualità del servizio reso ai cittadini”.

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