La lotta ai cambiamenti climatici, la sfida delle emissioni zero e il rilancio dell’economia nel post Covid-19 sono i fattori che spingono l’Unione europea ad accelerare sull’idrogeno verde. L’UE punta a potenziare il mix delle rinnovabili con il piano trentennale Hydrogen strategy, con il Green deal e oggi anche con il Next generation EU.

Nel medio periodo, l’UE e altri stati lavorano per potenziare la produzione di idrogeno blu ricavato dal metano. Ma per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 è urgente spingere sull’idrogeno verde prodotto tramite elettrolisi. Questa è la scommessa più importante.

Per rendere fruibile su vasta scala questo vettore energetico, che sconta oggi anche il peso delle tasse e accise sulla elettricità, l’Unione europea e altri paesi hanno dato vita a una piattaforma The mission innovation hydrogen valley platform. Grazie alla ricerca, alle analisi dei dati, al contributo delle istituzioni – come nel caso dell’UE e dell’Australia dove i progetti ricevono finanziamenti pubblici – la piattaforma si pone l’obiettivo di accelerare sulle Hydrogen valley hub. Centri che, sfruttando le fonti rinnovabili, consentono di produrre, immagazzinare e distribuire l’idrogeno verde in un’unica soluzione.

Le potenzialità di questi hub sono state spiegate nell’evento digitale del 19 gennaio, “The mission innovation hydrogen valley platform”, organizzato da Fuel cell and hydrogen joint undertaking. Durante il convegno sono stati presentati anche quattro progetti in Australia, Germania, Spagna e Stati Uniti (Leggi l’approfondimento).

Costi di produzione e vantaggi degli hub dell’idrogeno

hidrogen valley_ hub idrogeno slidesLa sfida che si gioca sull’uso dell’idrogeno verde è ancora lunga da vincere. A livello globale, rivela l’International energy agency, oggi solo l’1% del fabbisogno energetico mondiale viene soddisfatto utilizzando l’idrogeno verde.

Per permetterne un uso massivo uno dei primi obiettivi è abbattere i costi di produzione dell’idrogeno verde e implementare, tramite la ricerca e l’innovazione, il meccanismo dell’elettrolisi per rendere il vettore energetico fruibile finalmente su vasta scala.

I costi di produzione dell’idrogeno verde dipendono dalla tecnologia impiegata: gli elettrolizzatori che sfruttano l’energia pulita per scindere l’acqua in idrogeno e ossigeno. Ci sono diversi modi per capire l’oscillazione dei costi dell’H2. Il più comune prende in considerazione l’elettricità necessaria per l’elettrolisi che oggi si aggira sui 55KWh e i 60KWh. Costi destinati a ridursi tra il 2025 e il 2030 grazie all’implementazione della tecnologia.

Hydrogen valley, diversi approcci stesso obiettivo: emissioni zero

Sono diversi gli approcci per la progettazione degli hub per la produzione e lo stoccaggio dell’idrogeno, come emerso nel corso dell’evento. La meta resta la neutralità climatica. Mentre nel Vecchio continente l’impegno dell’Unione europea con la Commissione e il Parlamento è in prima persona, negli Stati Uniti ancora una volta viene privilegiata la libera iniziativa privata e l’autonomia. Almeno per il momento. Le strade da percorrere sono le stesse: contribuire all’implementazione delle tecnologie necessarie e, di riflesso, ridurre i costi di produzione nel medio periodo.

Quali sono gli hub dell’idrogeno verde su larga scala

Finora sono 32 i progetti faro dell’idrogeno su larga scala (Hydrogen valleys H2Vs), attivi in 18 Paesi per oltre 30 miliardi di euro di investimento. La piattaforma The Mission innovation hydrogen valleys è uno spazio aperto per coloro che vogliano elaborare altri progetti.

Un altro aspetto chiave degli hub, sottolineato durante il webinar da Patrick Chil, vice direttore generale, DG ricerca e innovazione della Commissione europea, è la creazione di nuovi posti di lavoro e il loro valore aggiunto in termini di crescita economica.

Per i combustibili fossili, negli USA Mitsubishi power sta portando avanti l’Advanced clean energy storage nello stato dello Utah. L’idea è quella di avviare la produzione dell’idrogeno verde per esigenze prima di tutto commerciali.

In un secondo step, spiega Michael Ducker, vicepresidente fonti rinnovabili della Mitsubishi power, l’ambizione è di poterlo facilmente esportare all’estero. In modo tale da permettere ai privati che decidono di investire sull’idrogeno di iniziare a diversificare le fonti energetiche, in linea con gli Accordi di Parigi del 2015.

Leggi anche: “Sette priorità d’azione per la crescita dell’idrogeno”

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Giornalista professionista. Ha frequentato il master biennale di giornalismo alla Libera Università di Lingue e Comunicazione di Milano e si è laureata a Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, specializzandosi in economia internazionale. Ha collaborato con Linkiesta.it, e con l'agenzia giornalistica Alanews per Ansa.it e CorriereTv. Da sempre è appassionata dei temi che ruotano attorno all'ambiente: energia, economia circolare e sostenibilità.