idrogeno verde e-fuels
foto Pixabay

L’idrogeno verde e gli eFuels potrebbero diventare la pietra miliare di un sistema energetico globale a zero emissioni di carbonio, dando impulso alle economie di tutto il mondo. È quanto emerso dalle considerazioni di politici, esperti, scienziati e aziende leader sulla creazione di un ecosistema internazionale per l’idrogeno verde, durante l’evento online dal titolo “eFuels in international energy partnerships – Win-win or winner takes it all?”, organizzato dalla eFuel Alliance con la partecipazione del suo presidente, Dr. Monika Griefahn e di Ralf Diemer, direttore esecutivo della stessa.

La cooperazione internazionale come chiave del cambiamento

L’evento si è concentrato sulla portata del compito che i responsabili politici internazionali devono affrontare, sottolineando il fatto che la lotta al cambiamento climatico è una sfida globale che richiede soluzioni globali. “Nel settore dell’energia, la cooperazione internazionale offre la possibilità di soddisfare le esigenze energetiche delle singole nazioni, guidando al contempo un cambiamento globale verso le energie rinnovabili. Se le nazioni non europee non sono coinvolte, non saremo in grado di convincere neanche loro della transizione energetica”, ha detto Monika Griefahn.

Il potenziale per clima ed economia delle fonti green

Tutti i partecipanti hanno concordato sul fatto che le fonti energetiche a emissioni zero offrono un enorme potenziale sia per il clima che per l’economia. È già chiaro, hanno detto gli esperti, che l’UE è lontana dall’autosufficienza nella produzione di energia rinnovabile e sarà quindi dipendente dalle importazioni.
Hanno anche sottolineato il fatto che, l’idrogeno e i suoi derivati potrebbero essere prodotti in modo più efficiente e conveniente in luoghi con abbondanza di sole e vento. Oltre alla disponibilità di questi ultimi, tuttavia, la ripartizione delle risorse finanziarie deve essere prima chiarita.
Inoltre, gli eFuels, derivati dell’idrogeno, possono essere trasportati su lunghe distanze attraverso l’infrastruttura esistente e utilizzati in diversi settori e, a differenza delle soluzioni che dipendono dall’elettrificazione, non devono essere prodotti in loco.

Gli investimenti nella produzione di H2

Si è discusso anche del fatto che gli investimenti nella produzione di idrogeno verde hanno un impatto positivo sull’economia e sulla situazione occupazionale dei paesi produttori. Per esempio, la produzione del 10% di eFuels per il solo mercato UE, come hanno dimostrato recenti studi, potrebbe creare fino a 278.700 posti di lavoro nei Paesi di origine, non solo in Africa e Medio Oriente, ma anche in gran parte dell’America centrale e meridionale, in Asia e in Australia.

I Paesi economicamente più deboli ne beneficerebbero, così come quelli fortemente dipendenti dalle esportazioni di combustibili fossili.

Namibia: un attore importante nel mercato dell’idrogeno

La Namibia, per esempio, si è posta l’obiettivo di diventare un attore importante nel mercato globale dell’idrogeno verde. Questo comporterebbe un cambiamento nelle relazioni commerciali: nazioni che fino ad ora sono state dipendenti dall’aiuto di altri Paesi, diventerebbero invece partner commerciali.
Un’ulteriore ricerca, usando il Marocco come esempio, mostra che ogni euro investito in eFuels genera altri 12 euro di valore aggiunto a livello locale. Il risultato finale può essere dunque una serie di mercati in tutto il mondo, con molte regioni che beneficiano del valore creato.

Naturalmente, quando si stabiliscono partnership energetiche internazionali, i criteri ambientali e sociali devono essere rigorosamente rispettati nei Paesi di origine. Gli esperti hanno convenuto che un’esportazione di eFuels dovrebbe essere possibile solo a queste condizioni.

“Una classica situazione win-win. Attraverso le partnership energetiche globali, la transizione energetica può diventare una storia di successo globale”, ha detto la dottoressa Monika Griefahn concludendo.

I relatori intervenuti sono stati: Tanja Gönner, portavoce del Consiglio, Deutsche gesellschaft für internationale zusammenarbeit (Giz) GmbH; Stefan Liebing, presidente, Afrika-Verein der deutschen Wirtschaft; Jochen Bard, responsabile dell’ingegneria dei processi energetici, Fraunhofer Institute for energy economics and energy systems technology; Clara Bowman, amministratore delegato, Hif global, Cile; Janita Naidoo, responsabile di strategia, crescita e innovazione, Sasol, Sud Africa; e James Mnyupe, consigliere del presidente della Repubblica di Namibia.

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