Eolico flottante off-shore come rendere le criticità un punto di forza per la filiera

I risultati della Community Floating Offshore Wind, a cura di The European House - Ambrosetti

Il Global Wind Energy Council ha indicato l’Italia come terzo mercato mondiale per lo sviluppo di eolico off-shore galleggiante. Parliamo di un potenziale di 207,3 GW stando a stime realizzate dal Politecnico di Torino. Si tratta di più del 60% del potenziale di energia rinnovabile complessiva, che vedono Sardegna, Sicilia e Puglia tra le regioni con maggiore potenzialità.

In questo contesto la Community Floating Offshore Wind, a cura di The European House – Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia si è interrogata sul potenziale della tecnologia delle sue criticità per ottemprarle. Su questo oggi 2 febbraio è stato presentato la conclusione dello studio della Community che ha messo in evidenza contromisure e “falsi miti” sulla realizzabilità degli impianti. 

I punti al centro dello sviluppo dell’eolico off-shore galleggiante

  • Target nazionali più sfidanti in grado di presentare un bacino industriale di sviluppo interessante per la filiera italiana che si deve convertire e per attrarre i capitali esteri.
  • Maggiore attenzione a sistemi di aste che siano affidabili a lungo termine e con un aggiornamento costante delle tariffe d’asta che guardino all’ inflazione e alle sovvenzioni capex per infrastrutture cruciali.
  • Attenzione e dialogo al territorio prevedendo anche strumenti di compensazione certi.
eolico flottante off shore ambrosetti 2 feb 2024
L’incontro del tavolo nello schermo Riccardo Rigillo, Capo di Gabinetto, Ministero per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare

“Certezze e garanzie che questo Governo ha intenzione di dare” rassicura Riccardo Rigillo, Capo di Gabinetto, Ministero per la Protezione Civile e per le Politiche del Mare, nel corso del dibattito. Tutte prospettive che secondo la Community sarebbero in grado di attrarre finanziamenti esteri. Anche se non si parla chiaramente di un break event rispetto ai costi della tecnologia. 

Criticità e opportunità viste dai player della filiera

Diverse le risposte individuate che mettono in luce la necessità di target più sfidanti che vadano oltre il 2% di produzione eolica nazionale, come attualmente previsto. Inoltre lo Studio suggerisce di ampliare l’obiettivo di produzione nazionale ad almeno 20 GW entro il 2050. Per farlo la proposta è che si stabiliscano obiettivi intermedi per il 2035 e il 2040.

Serve inoltre un quadro regolatorio certo, anche rispetto le aste, per finanziare i progetti.

Necessario lavorare a una chiara conversione e adattamento della filiera di produzione. Difatti come sottolineato tra i diversi partecipanti, non c’è a oggi la capacità di rispondere alla sfida di produzione ma ci sono le competenze, gli spazi, le imprese e le tecnologie.

“È importante mettere a fuoco come in Italia esista una filiera su questa tecnologia seconda solo alla Germania in Europa” sottolinea Pierroberto Folgiero, CEO, Fincantieri che è pronta a lavorare sulle colonne delle pale off-shore. “La capacità necessaria per fare questi volumi ad oggi non esiste e va creata ed è una grande opportunità. Ma serve un processo normativo chiaro perché siamo nei tempi ma rischiamo di essere in ritardo se non ci attiviamo” rimarca il CEO.

Un lavoro di squadra che in parte è già sul tavolo come sottolinea Lucia Morselli, Amministratore Delegato, Acciaierie d’Italia. “La capacità produttiva per produrre le torri noi ce l’abbiamo. Possiamo sostenere la produzione italiana e del Mediterraneo e abbiamo le tecnologie per metterla in mare. Si tratta di fare formazione e importare le competenze. Abbiamo la possibilità di imparare velocemente perché siamo già molti colti in materia” sottolinea e ricorda come la sua struttura abbia anche una duplice veste potendo proporsi anche come grande cliente di energia green da parco eolico off-shore.

Importante varare i piani di gestione dello spazio marittimo

Ad oggi l’Italia è in procedura di infrazione UE per non aver ancora presentato il piano di gestione dello spazio marittimo (PSM). Intanto suggerisce il tavolo di lavoro serve “un meccanismo decentralizzato per identificare rapidamente siti idonei allo sviluppo di progetti eolici off-shore, coinvolgendo gli sviluppatori e facilitando la partecipazione di più stakeholder per un rapido sviluppo”.

Mentre l’attuazione del PSM dovrebbe procedere “con un approccio centralizzato, potenziando il coinvolgimento delle parti interessate“. Si tratta di un sistema che ha già funzionato in altre nazioni come l’Irlanda. Uno spunto dall’estero per fare meglio e accelerando il processo.

Evitare l’effetto Nimby

Per facilitare l’accettazione locale lo studio suggerisce di utilizzare “un approccio concertativo” coinvolgendo i territori e gli operatori economici dallo sviluppo dei progetti.

Infine si suggerisce di includere le regioni nel processo autorizzativo, sviluppando una “carta di compensazione” per misure di lungo termine. Come richiesto anche dalla Regione Puglia presente al dibattito.

Ricadute sul territorio

Importante rafforzare i criteri delle aste per valorizzare un impegno nella localizzazione delle catene di approvvigionamento industriali dell’eolico off-shore galleggiante in Italia.

In questo viene identificato nella pubblicazione del Decreto FER 2, che sostiene la produzione di energia da fonti rinnovabili innovative, come elemento chiave.

Centrale in questo scenario il ruolo di Terna per gestire le numerose domande e integrare i sistemi di richieste di connessione e Valutazione di Impatto Ambientale.

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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.