Rinnovabili, le aste in Europa riscuotono poco successo

Soltanto l’eolico offshore guadagna terreno, stando all’ultimo report di GlobalData.

rinnovabili, GlobalData
Foto di Andres Siimon/Unsplash

Mentre gli investimenti nell’eolico offshore guadagnano terreno in Europa. Fattori come il costo delle materie prime, la lunghezza degli iter autorizzativi e gli elevati tassi di interesse rallentano quelli legati alle altre fonti energetiche rinnovabili. A sostenerlo è l’ultimo report di GlobalData, pubblicato il primo aprile 2023.

Nel dicembre del 2021, la società RWE ha vinto un appalto per la costruzione, senza sovvenzioni, di un parco eolico da 1 GW al largo della Danimarca. Anche in Germania sono stati avviati due programmi simili, nel Mare del Nord e nel Mar Baltico, facendo a meno dei sussidi. “I progressi tecnologici e i costi stimati della produzione di elettricità durante la messa in servizio degli impianti eolici offshore permettono di rinunciare con fiducia ai sussidi governativi”, spiega Attaurrahman Ojindaram Saibasan, analista di GlobalData.

Nota positiva, il successo del solare in Francia

Al contrario, il bando pubblicato in estate dall’Agenzia danese dell’energia per il finanziamento di progettualità legate all’energia marina, idroelettrica, eolica e solare non ha riscosso successo. In Germania sono partiti progetti per un totale di soli 2.897 MW, su 4.858 potenzialmente finanziabili. Stessa cosa in Italia: tra il 2019 e il 2022, si sono tenute aste rinnovabili per un totale di 7,3 GW, ma solo 3,9 sono stati opzionati.

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Le aste hanno avuto più successo in Spagna nel 2021, ma nel 2022 sono tornate ad avere scarse performance, con 223 MW opzionati su 3.820 disponibili. Un segnale positivo arriva solo dalla Francia, dove l’ultimo round legato all’autoconsumo di energia solare fotovoltaica nel 2022 ha ricevuto una risposta entusiasmante, con la capacità assegnata superiore a quella messa all’asta.

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Il commento degli analisti di GlobalData

“Gli sviluppatori di tutta Europa trovano estremamente difficile ottenere le approvazioni dalle autorità governative e le lunghe procedure burocratiche scoraggiano gli investimenti. Secondo la direttiva sulle energie rinnovabili dell’UE, gli Stati membri sarebbero tenuti a concedere i permessi per i nuovi impianti eolici greenfield (ossia su aree in cui in precedenza non vi erano impianti, n.d.r.) entro due anni, ma non è sempre così. Per esempio, ci vogliono circa cinque anni per ottenere un permesso per un progetto eolico onshore in Italia”, continua Saibasan. L’inflazione, gli elevati costi delle materie prime e quelli legati alla logistica rappresentano altre problematiche da affrontare.

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